Valeria Conti
Mistero al Monte dei Cocci
Lapis
Quattro detective dodicenni amici inseparabili indagano nell’antica Roma. Sono: Tito, cicciotello, che aiuta il padre Saturnino nella “popina” (tavola calda); Cecilia parrucchiera, piccolina e sveglia, e l’amica Danae, poetessa, molto bella; Giulio, spilungone, di famiglia patrizia. Poi c’è Quinto, che domina in tutte le gare di pentathon e si allena nello Stadio Domiziano (oggi sotto piazza Navona e ai tempi conteneva fino a 30.000 spettatori) perché vuole partecipare alle Olimpiadi; è figlio di Druso che vende cibo da asporto nel suo “thermopolium”, ma non se la passa molto bene. Anche Tito e Giulio vengono mandati controvoglia ad allenarsi, uno per dimagrire e l’altro per irrobustirsi.
Uno strano scambio di anfore, due piene di grano destinate ai poveri della città che arrivano nel locale di Saturnino invece di quelle d’olio che aspetta, mette in moto il meccanismo del giallo. Lo scambio in realtà si rivela frutto di un furto: chi ha rubato il grano e poi ha sbagliato la consegna? I ragazzi per trovare prove per individuare il colpevole si recano al Monte dei Cocci, che ai tempi esisteva veramente, era alto 35 metri e accumulava i detriti di circa 53 milioni di anfore vecchie e inutilizzabili frantumate. Con l’aiuto di un vecchio soldato che di recente ha visto al Monte un britanno rosso di capelli, che risulta essere Aodh lo schiavo di Druso, i ragazzi trovano un coccio che rappresenta un indizio importante. È Druso il ladro? Ha complici?
Con i vigili dell’Urbe viene tesa una trappola per catturare il colpevole, anzi i colpevoli. Il giorno delle feste dei Saturnali (il nostro Carnevale), quando il mondo sembra capovolto e agli schiavi è permesso di comportarsi da uomini liberi, Quinto trionfa in tutte le gare nello Stadio, mentre Tito e Giulio si classificano ultimi, però uno con qualche chilo in meno e l’altro con qualche muscolo in più. Qua e là l’autrice lascia scivolare nozioni spicciole sulla vita nell’antica Roma, ma senza pedanteria, ben inserite nella narrazione, agile e distesa in brevi capitoli. Il secondo volumetto della serie ha un titolo, Il fantasma della necropoli, che dice molto se non tutto.
Da 8 anni
Fernando Rotondo