Una vita che si confessa ad un’altra: due poltrone di fronte.
Storie come tanti coni di luce proiettati sulla mente umana; personaggi che si sfiorano, si toccano in modo inconsapevole suscitando stimoli e creando reazioni, come nel pendolo di Newton.
Lo psichiatra Antonio Manzini riceve una telefonata che lo getta nello sconforto: una sua giovane paziente si è suicidata. Claudia, affetta da seri disturbi dell’alimentazione, non costituiva tuttavia un quadro clinico a rischio e per Antonio Manzini è il momento di iniziare un’indagine diversa dal solito.
Il magistrato non ha dubbi sul suicidio, ma Manzini non ci crede. Quello che vive come un fallimento personale e professionale, diventa una ricerca rigorosa, un’attività di carotaggio nelle relazioni che ha un effetto devastante.
Entra in un mondo di dinamiche familiari ed extra familiari disturbate e mal calibrate, nelle quali egli stesso fatica a stare.
Manzini è uno psichiatra di successo, uomo consapevole delle sue capacità e della sua serietà professionale. Ha un un’unica passione, nella quale talvolta cade: il gioco del biliardo, a causa del quale si ritrova a dover rimborsare una forte somma di denaro, scommessa al bar.
Ma le sue passioni, così come le sue relazioni e il suo stile, altro non fanno che renderlo un personaggio denso di emozioni e tanta umanità.
Il viaggio in questo libro ci porta in luoghi della mente che non si dimenticano: una lettura che ci offre fatti come luci, ma che ci insegna come la realtà sia nelle ombre.