L’inganno dell’ippocastano



Mariano Sabatini
L’inganno dell’ippocastano
Salani
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Giornalista, autore di best seller, quarantenne piacente, “capelli scuri appena visitati dal bianco”, occhi verdi, “falcata spavalda”, affascinante, intelligente, maestro in “precarietà sentimentale”, abile cuoco e dall’orecchio fine per la buona musica, è Leonardo Malinverno, Leo per gli amici, il protagonista de “L’inganno dell’ippocastano” (Salani) di Mariano Sabatini. Il romanzo, proietta lo scrittore nella narrativa di genere con un noir eccellente. Freschezza e dinamismo dello stile, incontrano l’illuminante trama narrativa e la varietà di caratterizzazione di personaggi ben riusciti e accattivanti. Sabatini, già autore di saggi e trasmissioni televisive, gioca con maestria con le ombre di protagonisti, luoghi e affari e sull’inganno dell’apparenza a cui fa seguito la delusione  come succede con i frutti non commestibili dell’ippocastano, definito da Levi albero “impostore e ingenuo”. Nel vasto panorama dei romanzi di genere poliziesco, la serialità ci ha abituati a sublimi protagonisti di romanzi e racconti diventati episodi di fiction televisive di successo e Malinverno è sulla buona strada per diventarlo. Catapultato nell’indagine sulla morte di Ascanio  Restelli per aiutare la collega Viola Ornaghi, che trova il cadavere dell’imprenditore e candidato a sindaco di Roma la mattina in cui avrebbe dovuto intervistarlo per un settimanale femminile, Leo, svela ben presto la sua attitudine all’indagine. Il detective di Sabatini possiede fiuto investigativo, ha intelligenti intuizioni, senza mai trascurare il lato umano e la ricerca della verità più profonda. L’indagine la svolge parallelamente  a quella istituzionale di Jacopo Guerci, capo  della squadra omicidi della Questura in un gioco di alternanza di metodi d’indagine di sviluppi nella vita privata dei due personaggi che rivela l’abilità di Sabatini di gestire il racconto delle dinamiche investigative e personali su un doppio piano con due detective come nella migliore tradizione classica. A Malinverno piacciono e interessano le parole, da telespettatore di “Parola mia” ha imparato a ad apprezzare la lingua italiana e a fare delle parole la sua professione e per togliersi “le ragnatele dalla testa” fa jogging all’alba “sul lastricato del Tevere che verso lo stadio Olimpico lasciava il posto alla terra e all’erba”. Nella redazione di piazza Fontana di Trevi scrive i suoi pezzi “dotato di talento investigativo e buone entrature” e nonostante tutte queste doti il personaggio non appare né un supereroe né un saccente o uno latin lover. Leo Malinverno ha personalità e sa muoversi in ogni ambiente  anche rischiando la pelle.
Il microcosmo della villa di Restelli dove viene rinvenuto il suo cadavere  quello dei domestici e dei cani da guardia serve all’autore per sviscerare il marcio del macrocosmo della corruzione capitolina con appalti e traffici illeciti, compromessi e tanti inganni pubblici e privati che coinvolgono anche gli ambienti dell’informazione giornalistica.
Sabatini è un maestro nel tessere la trama noir che come una ragnatela intrappola pian piano tutti i personaggi mettendoli di fronte alla verità che spesso sa essere dura e fa male.

 

Cristina Marra

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