Lo spaventapasseri



Bruno Morchio
Lo spaventapasseri
Garzanti
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L’ottava, un numero pari per questa ultima avventura di Bacci Pagano, forse più melanconicamente introspettiva che gialla, ma un’altra orgogliosa zampata del leone Bruno Morchio. Un telefonata di Cesare Almansi, un vecchio caro amico, quasi dimenticato da troppi anni, che ingaggia Bacci Pagano in veste di guardaspalla, ma in realtà di spaventapasseri per bloccare un qualcosa di minaccioso che torna dal passato, lo precipiterà in un baratro senza fine. Un delitto irrisolto che risale agli anni settanta, quelli ruggenti della gioventù, con le sballate di alcol e di droga, le serate del Covo, il famoso locale del Tigullio. Un implacabile scheletro nell’armadio che si vorrebbe ignorare ma non concede tregua e trascina melma con sé. Un’accesa e coinvolgente campagna elettorale genovese, che pare ricalcare lo strenuo impegno politico di Bruno Morchio nel 2011 a favore di Marco Doria – il professore universitario, figlio del marchese rosso, sostenuto da Vendola e Don Gallo – fa da scenario alla trama volutamente noir del romanzo. Ma Cesare Almansi, l’amico di Bacci Pagano, il candidato senatore di Lo spaventapasseri, anche a detta dell’autore, ha ben poco a che vedere con l’uomo politico Doria. Almansi è un idealista che si è auto convinto di essere un prescelto dagli dei. Ma perché mai dovrebbe essere altrimenti? Tutta la sua vita ha seguito superiori binari di grandezza, di rettitudine. Ciò che lui crede, i suoi convincimenti, lo fanno pulito, intoccabile, diverso dagli altri. Vincere è il suo destino. Crede così tanto in se stesso, in tutti quelli che considera amici, fragili forse ma buoni e puri, da portarlo a non condannarli mai. Solo un’inezia di valutazione? Ma la verità è un duro fardello e un calice amaro che va subito e accettato. Il passato non fa sconti. Torna implacabile e fa male. Le note del K537, il penultimo concerto per pianoforte del grande Mozart accompagnano l’illusione di un presente di Bacci con Lou, il sogno di un amore dai capelli d’oro e con gli occhi tanto azzurri come può essere il cielo ligure spazzato dalla tramontana. Ma quel bel sogno svanisce, per trasformarsi in un amaro inganno che porta nuova solitudine. Qualcosa di ineluttabile grava su Bacci e si carica di ricordi e melanconia. Niente è più come prima e niente sarà più come prima, ma, in realtà, la cosa peggiore forse è non avere più voglia di sognare un futuro. Ciao Bruno, bel libro!

patrizia debicke

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