L’ombra della perduta felicità – Roberto Centazzo



Roberto Centazzo
L’ombra della perduta felicità
TEA
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E cinque se non sbaglio, ma non credo, romanzi con la squadra speciale Minestrina in brodo, i tre amici ex poliziotti che arrivati alla  pensione hanno scelto di tener d’occhio la situazione se qualcuno sgarra e dare, se serve, una mano agli ex colleghi etc. ecc. Insomma, visto che si annoiano, tornare in qualche modo a menare le mani e magari raddrizzare a modo loro i torti fatti  dai cattivi di ogni genere: truffatori, ladri mafiosi e chi più ne ha ne metta e qualche volta anche quelli provocati  dalla colpevole lenta e disorganizzata burocrazia italiana.  E dunque, prima di leggere ero pronta a riscrivere tutta contenta: arieccoli, evviva, ci siamo! Tornano i nostri della Squadra Speciale Minestrina in brodo con un nuovo azzeccato giallo classico dal sapore della scampagnata. Ma, ma… Un’atmosfera malmostosa? Sempre le solite rogne domestiche, i rapporti femminili paiono avviati su buona strada annunciando serena distensione, però… il tempo sembra non passare mai (anche se nel caso loro non si può dare la colpa alla pandemia) e  le mani prudono per la voglia di fare. Insomma gira gira, i nostri tre vecchi amici, Santoro, Mignogna e Pammattone, non sono al loro meglio e, vittime della monotonia, cercano pretesti per tornare a essere padroni delle loro giornate.  Ragion per cui quando un vecchio amico del Sindacato autonomo di Polizia stracarico di rogne, chiama Santoro per chiedere consiglio e aiuto  su uno sgradevole caso di provvedimenti disciplinari nei confronti di un collega, Giacomo Dotta, che con la madre manda avanti un piccolo agriturismo nelle Langhe, e per questo si è posto in conflitto con la prevaricazione di un  certo potere ecco… una bella scusa per una possibile scappatoia per un bel giro sulle colline piemontesi. Eh già, perché forse una goliardica scampagnata  potrebbe essere la soluzione per distrarsi e magari tentare di raddrizzare un brutto torto E quindi via, subito partenza da una settembrina e ventosa Genova a bordo di uno strampalato pulmino Wolkswagen anni 60, per quella che a conti fatti poi diventa  una pseudo scampagnata, inventata per l’amico Santoro ex sindacalista, ma con il cuore che batte ancora per i suoi ex protetti.
Ma, arrivati  all’agriturismo, i tre amici si rendono conto che la situazione è decisamente seria e più impegnativa di quanto potessero pensare. Intanto Giacomo Dotta, che è sicuro di essere vittima di una mostruosa frode alimentare  legata a un Consorzio creato ad hoc per spacciare  prodotti agricoli smerciati per biologici ma pesantemente contaminati da pesticidi, ha coinvolto nelle sue dettagliate accuse alcuni pezzi grossi della Procura, direttamente implicati nel criminale pasticcio. Certo, non nomi specchiati, le voci non idilliache su di loro corrono, ciò nondimeno bisogna però dimostrare quanto c’è di vero nelle pesanti accuse mosse da Giacomo. Certo è che tanta robaccia gira davvero e si allarga a macchia a olio anche nelle provincie limitrofe, tanto che a Genova ci sono stati precisi casi avvelenamento riconducibili a quel Consorzio. Insomma, la faccenda è finita sotto il tiro dell’Antimafia.  Anche i tre amici, poi molto preoccupati per lo stato depressivo del collega, psichicamente isolato in quella che ormai ritiene una sterile e sconfitta in partenza battaglia privata, vogliono prima di tutto aiutarlo a reagire e spingerlo a farsi trasferire altrove mentre loro  faranno il possibile per vedere più chiaro in tutta la faccenda. Ma  i nemici di Giacomo Dotta, potenti e senza scrupoli non si fermano e pur di ridurlo al silenzio arrivano addirittura ad incendiare la piccola azienda per mettere lui e la madre  sul lastrico. Il poveretto si lascia andare, crolla. La storia si fa malinconicamente  tragedia, una drammatica  tragedia che renderà poi più difficile lavare il fango, ristabilire la verità e arrivare a raddrizzare i torti, nei confronti del figlio e della madre.  A dire di più si rischia di spoilerare e invece no! I lettori devono leggere.  Posso solo dire ancora di avere trovato questo quinto Minestrina un romanzo più di azione rispetto ad altri ma anche forse più corale dei precedenti con l’ingresso e la successiva comparsata di tanti svariati  e curiosi personaggi che si scambiano parti e battute. Le compagne dei protagonisti intervengono nella trama con maggior polso, occupando spazi decisionali, dando spesso a modo loro e con efficacia  una mano e offrendo validi spunti ai loro uomini. Stavolta la Squadra poi fa da sponda, anzi addirittura arriva a  collaborare e coprire segrete operazioni dei carabinieri dell’Antimafia. Un urrah per Maalox, Kukident e Semolino.

Patrizia Debicke

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