Loriano Macchiavelli

Lo scrittore in pillole di questa settimana è il grande Loriano Macchiavelli: il suo Sarti Antonio, sergente, penso sia entrato nella testa di parecchi giallisti. Nella mia senz’altro; i libri di Macchiavelli non invecchiano mai, sono sempre attuali, sempre pungenti, sempre pronti per essere letti tutti d’un fiato…
Per queste ragioni ( e per il bellissimo Macaronì scritto a quattro mani con Guccini) è stato per me un vero piacere intervistare Loriano, sicuramente uno dei massimi esponenti del giallo itaiiano contemporaneo.

Il libro (di un altro) che avresti voluto scrivere e il libro (tuo) che NON avresti voluto scrivere.
Sono tanti i libri di altri che avrei voluto scrivere io: tutti quelli che mi piacciono più dei miei. E, come ho detto, sono tanti. Ma come faccio a indicarne uno?
Sul libro mio che non avrei voluto scrivere, non ho dubbi: Strage (Rizzoli, 1990). Si tratta, come immagino si capisca, di un romanzo che prende l’avvio dalla strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980. Un romanzo che ho scritto con il cuore e che, quindi, amo, ma che ha procurato a me e alla mia famiglia, sei mesi di malessere, di paura, di tensione. Non vorrei rivivere quell’esperienza.

Sei uno scrittore di genere o scrittore toutcourt, perché?
Come si fa distinguere fra scrittore e scrittore di genere? Nella mia lunga carriera, ho scritto di tutto: teatro, soggetti, sceneggiature, romanzi e racconti senza etichetta, poesie, saggi…
Che siano riusciti, è un altro discorso, ma li ho scritti. Sono uno scrittore, credo di saper scrivere di tutto e non metto limitazioni alle mie possibilità.
Come vedi ho una grande stima di me. Ci vuole, credo, per sopravvivere ai tantissimi giovani che vengono avanti e ti travolgono. Se non stai attento.

Un sempreverde da tenere sul comodino, una canzone da ascoltare sempre, un film da riguardare.
Il libro: Don Chisciotte, per avere sempre davanti un esempio di come si scrive. E chissà che durante il sonno non mi venga a dare qualche consiglio il signor Cervantes…
La canzone: Auschwitz, per non dimenticare.
Il film: una qualunque delle tante comiche di Buster Keaton, per imparare a non sorridere del prossimo.

Si può vivere di sola scrittura oggi?
Io vivo. E non sono un genio. Magari non vivo come Berlusconi, ma vivo.

Favorevole o contrario alle scuole di scrittura creativa? Perchè?
Non me ne frega niente. Ognuno ha il diritto di credere che un tale gli possa insegnare a scrivere. Mi dispiace che poi, alla fine, tutti quelli che frequentano le scuole di scrittura creativa, scriveranno allo stesso modo.
(paolo roversi)

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