L’ultima notte di Raul Gardini – Intervista a Gianluca Barbera

Gianluca Barbera, in libreria con L’ultima notte di Raul Gardini, Chiarelettere Editore, ha cortesemente accettato di rispondere alle nostre domande.

Dove è nata l’idea di ambientare il suo romanzo nell’epoca della Prima Repubblica?
Da tempo mi riproponevo di occuparmi delle figure di Serafino Ferruzzi e Raul Gardini. “Dinastia” era il titolo originario del romanzo. E con quel titolo diventerà una serie TV. I diritti sono stati acquistati dalla Mompracem, casa di produzione di Calo Macchitella, i Manetti Bros e Beta film. Era soprattutto la figura di Gardini a intrigarmi. Personaggio carismatico, misterioso, tragico. Uomo senza limiti, visionario, innamorato del mare e dell’avventura. Disposto a tutto pur di raggiungere i propri traguardi. Ho passato mesi a interrogarmi su chi fosse realmente. Materia perfetta per un narratore. 

Nel libro ci sono personaggi reali e personaggi inventati. Davvero per questi ultimi non ha preso alcuna ispirazione da persone reali?
Anche per i personaggi inventati mi sono ispirati a persone concrete. Per la figura del protagonista, Marco Rocca, ho preso a modello un giornalista d’inchiesta molto noto, di cui non farò il nome. Per rimescolare le carte vi ho aggiunto alcuni tratti del mio carattere. Di regola procedo così. Nei miei romanzi introduco sempre persone che conosco, sotto mentite spoglie.

Che anomalia rappresentava la famiglia Ferruzzi, nei primi anni 80, nel panorama economico e finanziario mondiale di allora?
Era una famiglia imprenditoriale “periferica”, almeno al principio. Esclusa, diciamo così, dal salotto buono della grande imprenditoria italiana, i cui padroni di casa erano gli Agnelli, i Pirelli, i De Benedetti, tutti alla corte di Enrico Cuccia, padrone di Mediobanca. Originari di Ravenna, venivano dalla terra, ma ben presto si erano dati al trading di prodotti agricoli, costruendo silos in tutto il mondo, allestendo una flotta e acquistando terre dalle Americhe alla Russia. Con Gardini, il gruppo, già un impero, assunse dimensioni mai conosciute prima, divenendo secondo per estensione solo a quello degli Agnelli, non senza un forte indebitamento. I rapporti tra Gardini e Cuccia sono sempre stati tesi, anche se i due si rispettavano. Una volta Gardini osò perfino sbattergli il telefono in faccia.

Quali sono stati gli errori più evidenti di Raul Gardini che l’hanno portato poi alla morte? E sulla sua morte rimane ancora un alone di mistero?
Il suo errore è stato sognare troppo in grande, cosa del resto inevitabile, in tono col personaggio. Ha coltivato il sogno di creare il più grande polo mondiale della chimica e dell’energia, dando vita a una joint venture tra Eni, azienda pubblica, e Montedison, azienda da lui scalata qualche anno prima, entrambe leader in quel settore. Addirittura di trasformare il modello economico mondiale in un nuovo modello di bio-economia (via i combustibili fossili, avanti i bio-combustibili ricavati dai residuati agricoli). Il punto è che Eni era la cassaforte dei partiti politici, i quali non gli perdonarono di avervi posato gli occhi sopra, mettendolo con le spalle al muro.
I servizi segreti, con cui il suo personaggio Marco Rocca ha a che fare nel romanzo, hanno svolto un ruolo importante circa la morte di Raul Gardini?
Secondo alcuni sì. Personalmente ritengo che, benché la sua morte abbia fatto comodo a molti, non è facile individuare un chiaro movente. Certo, se avesse potuto testimoniare al processo Enimont, le sentenze sarebbero state più severe. Senza contare che, qualche anno dopo, la procura di Caltanissetta è tornata a occuparsi del caso, nell’ambito delle indagini sulla morte dei giudici Falcone e Borsellino, sulla base delle rivelazioni di un pentito di mafia: ma nessun passo avanti. Nel finale del romanzo propongo quella che a me pare una ricostruzione plausibile di come sarebbero andate le cose.
Dopo quarant’anni e una Seconda Repubblica, secondo lei qualcosa è cambiato?
La corruzione resiste, si è fatta più sotterranea, o “pulviscolare”, come sostengono alcuni magistrati. Ma ciò che è cambiato è il ruolo dei cittadini, sempre più presenti sulla scena, sulla ribalta, attraverso i social. Un protagonismo utile, ma a volte eccessivo. Dopo un’impennata di antipolitica, credo si sia alzato il livello del caos. Cosa non necessariamente negativa, non in assoluto. Viviamo in una dimensione di dibattito permanente, di continua “chiamata alle armi” (nessun riferimento alla guerra in corso). Si susseguono a ritmo incalzante gli ordini del giorno, i proclami, i temi di giornata, in una continua gara a mostrarsi originali e creativi a tutti i costi, anche al prezzo di affermazioni che contrastano con il senso comune (ammesso che quest’ultimo abbia qualche valore). Credo che il dover essere controcorrente a tutti i costi sia la vera cifra della nostra epoca. Al contrario, la verità è quasi sempre banale, per questo indegna d’attenzione. Ma non giudicatemi pessimista: nonostante tutto, oggi è meglio di ieri (guerre a parte).

Si riesce a rimanere imparziali nel raccontare una vicenda come questa?
Io credo di esserci riuscito, ma la parola spetta a critici e lettori. Basta rimanere fedeli alla propria storia. Semmai si corre il rischio di risultare troppo indulgenti coi personaggi. Sono un narratore, non un predicatore: non impartisco lezioni morali. Di recente mi sono imbattuto in una frase che mi sono appuntato: coloro che cercano sono ciò che trovano. Nel duplice senso: la verità è dentro di noi. Le colpe che cerchiamo negli altri sono anche dentro di noi.

Ha incontrato delle difficoltà nelle ricerche per il romanzo? Se sì, quali?
No, perché oggi, oltre a libri, media, biblioteche e archivi pubblici, c’è la rete, dove puoi trovare di tutto e di più: documenti, testimonianze dirette e indirette (anche video o audio), perfino verbali, atti dei processi, sentenze ecc. Ovviamente si tratta di saper distinguere, classificare, organizzare le fonti.

C’è qualche altro mistero italiano che le piacerebbe raccontare?
Sì, sono già al lavoro. Ma ovviamente non posso anticiparvi nulla. Sarà un romanzo investigativo su tema potente e tentacolare, un personaggio enigmatico, non aggiungo altro.


MilanoNera ringrazia Gianluca Barbera e Chiarelettere per la disponibilità

Marco Zanoni

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