Una luce nel buio.
Questa è la prima impressione che suscitano le pagine dell’ultimo lavoro di George Pelecanos, autore greco adottato dal Maryland.
Il buio, quello della routiniera monotona quotidianità del carcere nel cuore di Washington D.C., che il detenuto Michael Hudson combatte con il mondo immaginifico dei libri.
La luce, quelle portata da Anna, bibliotecaria con la quale il protagonista intesse un leale rapporto, fatto di incontri periodici dietro una vetrata trascorsi in quella manciata di attimi tra la restituzione di un libro ed il ritiro di uno nuovo.
Il filo rosso della redenzione attraversa sinuosamente pagina dopo pagina in questo romanzo, a partire dai passaggi iniziali in cui è proprio la figura femminile, Anna, a dimostrare la maggiore propensione nel credere nella bontà del protagonista.
Ma anche quanto inaspettatamente il protagonista si ritrova fuori dal carcere, complice una inaspettata (quanto provocata) mancata testimonianza proprio contro di lui.
Da qui il romanzo si dipana attraverso un precario equilibrio che costringe il protagonista a operare scelte a cavallo tra l’abbandono del proprio passato e la auspicata costruzione di un nuovo futuro.
Società Editrice Milanese confeziona un romanzo di encomiabile cura editoriale, complice la traduzione asciutta e chiara di Giovanni Zucca già visto a lavoro con le nuvole parlanti di Guy Delisle.
