L’uomo che inseguiva i desideri



Phaedra Patrick
L’uomo che inseguiva i desideri
Garzanti
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Scarborought, Inghilterra. Arthur Pepper è un vedovo quasi settantenne
La morte della moglie lo ha fatto cadere in uno stato negativo che non si può definire vegetativo, perché comunque rispetta la stessa tabella di marcia giornaliera che aveva con la moglie scandita minuto per minuto, ma è come un guscio vuoto. Tutte le mattine si alza, si fa la doccia e la barba, indossa gli stessi identici vestiti, colazione, pulisce casa e poi davanti alla televisione.
La figlia, Lucy, inizia a essere preoccupata e avrebbe voluto che il padre uscisse un po’ di più di casa, incontrasse gente. Ne parla anche con il fratello, Dan, che si era trasferito in Australia, ma il fratello dice  di lasciarlo stare, che gli sarebbe passata,  che avrebbe superato il lutto.
Un giorno, ben dodici mesi dopo la perdita, Arthur decide che è arrivato il momento di pulire l’armadio della moglie e di donare le sue cose. Mentre mette indumenti e scarpe in un sacco, infilando la mano dentro a uno stivale, Arthur trova una scatolina a forma di cuore, con un lucchetto a forma di cuore. Non trovando nessuna chiave in giro decide di usare il suo kit di grimaldelli, utensili di quando faceva il fabbro, per aprire la scatolina. Dentro trova un braccialetto d’oro con otto ciondoli: un elefante, una tigre, un libro, un fiore, un ditale, una tavolozza, un anello e un cuore. Guardandolo meglio Arthur vede che sull’elefante c’è un numero di telefono dell’India. Incuriosito dalla cosa telefona e inizia così un viaggio che lo porterà a Bath, a Parigi, a Londra, in India e gli farà scoprire una parte della moglie che non conosceva, ma nello stesso tempo scoprirà anche cose su di sé che non sospettava.
Un romanzo davvero incredibile, che pur riuscendo a rapire il lettore e coinvolgerlo totalmente nella narrazione, quando si arriva alla fine non si sente nessun senso di vuoto, di smarrimento, perdita o delusione, perché l’autrice è stata talmente brava che ci si sente appagati, con una sensazione di pace interiore, con la consapevolezza che il viaggio è terminato ed è giusto così, se fosse andato avanti anche di una sola pagina sarebbe risultato artificiale, così invece è perfetto.
L’argomento di fondo della narrazione è il rapporto tra moglie e marito, quanto una persona conosce veramente il suo compagno o la sua compagna, anche in una relazione basata totalmente sulla sincerità e sull’apertura totale non si può mai dire di conoscere a fondo qualcuno, per il semplice motivo che non conosciamo a fondo nemmeno noi stessi, che possiamo sorprenderci con atteggiamenti inaspettati o reazioni impensabili in base alla situazione che ci troviamo ad affrontare.
In questo romanzo il viaggio interiore che fa Arthur per capire se stesso è collegato al viaggio fisico che deve affrontare per scoprire i ricordi della moglie, scoprendo le varie sfaccettature della consorte e, conoscendo le persone che lei ha incontrato, lui si arricchisce e piano piano cambia. Cambiamento descritto perfettamente dalla routine interrotta, che all’inizio manda quasi in panico Arthur, ma che giorno dopo giorno si rende conto che invece lo rende più vivo, più attivo e con più voglia di fare e di vivere. Smette di pensare al suicidio come unico rimedio per raggiungere la moglie e inizia a capire che in realtà vuole vivere e godersi la vita che gli resta.
Persona dopo persona capisce l’importanza della famiglia e cerca di riallacciare il rapporto con il figlio e di migliorare quello con la figlia e comprende che a volte il passato è quello che dice la parola stessa: passato.

 

 

 

Micol Borzatta

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