Malastagione



guccini macchiavelli
Malastagione
mondadori
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Adùmas e Marco Gherardini.
Il primo è un bracconiere dilettante a cui il padre, appassionato di un solo libro, I tre moschettieri, ha dato quel nome accorpando quello dell’autore scritto in copertina, A. Dumas, non riuscendo a decidere quale dei moschettieri gli stava più simpatico e disinteressandosi del puntino dopo la prima lettera del nome. Il secondo, detto Poiana, ispettore della Forestale è l’uomo della legge. Perché anche su per i boschi d’Appennino, terra d’Emilia ma già in odor di Toscana, agisce la legge dello Stato, non solo quella ancestrale del ritmo delle stagioni.

Non c’è guerra tra loro due. Ognuno fa il suo al suo meglio. Però accade un giorno che Adùmas si trovi di fronte un bell’esemplare di cinghiale. Con un piede umano in bocca. Non aveva mai visto una cosa del genere. E ora vai a far capire al paese riunito al bar Benito che era sobrio e che quel racconto non è figlio di un’allucinazione. Quel piede è solo il terminale di un più ampio disegno criminale che a poco a poco distende le sue ombre su quel borgo. Dure relazioni personali che si annodano a un progetto che lega interessi immobiliari tra i diversi notabili a discapito della vivibilità e della tradizione del luogo. Che sarà pure più a contatto con Dio di Las Vegas, ma la cui malastagione se la deve vivere tutta come una Rimini o una Marbella a caso.

E Malastagione è appunto l’azzeccatissimo titolo dell’ultima fatica letteraria della coppia Francesco Guccini-Loriano Macchiavelli. Che, come in passato il duo Valpreda-Colaprico, dimostra che quattro mani non sono affatto peggio di due. L’intreccio c’è tutto e il giusto dosaggio della tempistica narrativa lo rende via via più godibile. Ma, forse è scontato sottolinearlo, il primo motore della storia è il connubio tra lo scenario e l’anima di chi lo vive. Il sottobosco millenario che, in un autentico paradiso in terra, intreccia invidie e antipatie e slega voleri e azioni dell’uomo perfettamente moderno. Un teatro così tagliato con l’accetta da far capire talvolta dove ha messo mano prima Guccini e dove Macchiavelli. Padri di un personaggio nuovo di zecca, Poiana, giovane abbastanza da credere ancora che non tutto sia ormai sterco sintetico. Ma che la merda, se però viene da vacca o capra, concima la vita.
Ansiosi di vederlo crescere, controlliamo da vicino passi e gesta future dei due autori.

Corrado Ori Tanzi

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