I libri devono far riflettere. Intervista a Marilù Oliva

Marilù Oliva è un’amica di Milanonera e con la sua abituale simpatia e disponibilità ha risposto a qualche domanda sul suo nuovo libro Musica sull’abisso, HarperCollins Editore.

cover2 (1)Ciao Marilù, iniziamo l’intervista mettendo un’ideale colonna sonora di sottofondo. Cosa scegli?
Ciao Cristina! Senza dubbio la canzone del romanzo, Mors-Mortis. Un brano inventato ad hoc, scritto da me e tradotto impeccabilmente dalla professoressa Eleonora Papp, che si è servita anche di qualche passo celebre antico. È poi accaduta una cosa strana: ho scoperto che Marco Valenti, un mio amico di facebook (ora amico anche nella vita reale) è, tra le altre cose, anche un produttore discografico. Lui e Eugenio Mazza hanno musicato questo testo che accompagna il book trailer del libro (scaricabile da youtube): ne è uscita una canzone molto suggestiva, stile Goblin, un po’ formula magica, un po’ andamento liturgico, realizzata dall’etichetta Toten Schwan. Certo non ti consiglio di ascoltarla se sei in casa da sola, di notte, e se ti suggestioni facilmente. Soprattutto se conosci il motivo che lega la canzone al romanzo: sembra che le sue parole abbiano annunciato, con quindici anni di anticipo, come sarebbe morta ciascuna vittima, ovvero ciascuno degli ex compagni di una quinta liceo considerata maledetta. Questo è il primo, inquietante enigma che deve sciogliere l’ispettore Micol Medici.

Partendo dal titolo, la musica si rivela fondamentale nel tuo libro. Oltre alla canzone in latino al centro della trama, hai scelto di dare visibilità a delle cantanti poco note, come le hai conosciute?
A parte Serena Zaniboni che è una cantante di Bologna che conosco personalmente e che apprezzo tantissimo per la sua voce dolce, potente e sensuale, e a parte le cantanti famose, le altre le ho scoperte ascoltando musica per ore e ore, durante le mie lunghe passeggiate.

Musica sull’abisso è la seconda avventura di Micol Medici, ora trasferita alla omicidi della squadra mobile. Cosa ti ha spinto a tornare alla serialità e al giallo dopo la trilogia che avevi denominato “ del tempo”?
In questo libro, come mi accade poi in generale, riuscire a sostenere una serialità dipende molto dalla forza di propulsione del personaggio che ho ideato, non voglio rischiare di sottoporlo ad un appiattimento. Quindi mi domando: quanto ha da dire? Quanto si può evolvere? Quale magma interiore lo agita? Quanto si differenzia dalla marea di commissari/ispettori/poliziotti/operatori già in circolazione? In sostanza: quanto ha senso questa presenza e soprattutto questa presenza a lungo termine? Dopo essermi rivolta tali domande, mi rispondo sempre con molta onestà, avvalendomi anche dell’aiuto di amici scrittori un po’ caustici che non si fanno certo problemi a demolirmi le idee, anzi.

Al centro del libro ci sono adolescenti con tutti i problemi di un’età in divenire, di passaggio.
Affermi, giustamente, che c’è disparità tra l’immagine che i genitori hanno dei figli e la realtà. Tu, oltre che madre, sei un’insegnante, e hai quindi un punto di vista in più su questa età delicata, come vedi questi ragazzi divisi tra essere e apparire, desiderosi di farsi accettare, presi in legami spesso tanto morbosi quanto effimeri?
Siamo davvero sicuri che crescendo si migliori?
Gli adolescenti del romanzo fanno parte del mondo del passato, quello delle voci in corsivo, sono adolescenti di quindici anni fa, già mutati rispetto agli adolescenti di oggi. Alcune caratteristiche rimangono quelle di sempre: le insicurezze, il desiderio di essere inclusi nel gruppo dei pari, la tendenza a vivere le esperienze in maniera totalizzante. Non so se crescendo si migliori, non sono una psicologa, ma col buon senso mi verrebbe da rispondere che dipende da soggetto a soggetto: certo è che gli adolescenti del mio romanzo è come se non fossero mai completamente cresciuti, è come se quasi tutti, ad esclusione di quelli estranei alla vicenda, fossero rimasti ancorati al passato in maniera morbosa: come se per loro il tempo si fosse fermato. C’è chi è scomparso, chi è deceduto, chi è cresciuto ma è rimasto fulminato, chi non riesce a staccarsi dal primo grande amore. In fondo è questo che mi inquieta maggiormente: alcuni di loro avrebbero voluto cristallizzare la realtà al tempi del liceo ed è come se si fossero rifiutati di fare il salto nell’età adulta.


In copertina ci sono delle farfalle, pensi che per la trama di musica sull’abisso si potrebbe parlare di “effetto farfalla” ?
Sì. L’idea della conseguenza delle nostre azioni è la traslitterazione letteraria dell’idea fisica che piccole variazioni nelle condizioni iniziali producano grandi variazioni nel comportamento a lungo termine di un sistema. Oltre a ciò, credo che i grafici di HarperCollins abbiano scelto le farfalle per il loro valore simbolico di trasformazione e per la capacità che hanno di altalenare tra l’ambivalenza dei simboli di bellezza e morte.

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Tra le righe non risparmi critiche a un sistema che investe poco nell’istruzione, a  una società dove dilagano pressappochismo e superficialità. I libri possono ancora essere un valido mezzo di denuncia?In che modo la letteratura può cambiare lo stato delle cose?
Assolutamente. Purché siano libri non semplicemente di intrattenimento. I libri devono fare riflettere, perché possono essere uno strumento potentissimo per instillare il germe del dubbio e il dubbio scuote le coscienze. Il problema è che adesso siamo stati intorpiditi da quarant’anni di televisione, mentre si tentava di ridurre il peso della vera cultura e dell’istruzione e non possiamo lamentarci se in Italia solo 4 persone su 10 leggono 1 libro all’anno (poi sarei curiosa di sapere il titolo…). Non possiamo lamentarci, dicevo, però ciascuno di noi può fare qualcosa per migliorare questo mondo, anche nel nostro piccolo. Lo sostiene anche Miss Rumphius in un bellissimo libro di cui il personaggio è eponimo e che vi consiglio, edito da Altantide. Sembra un libro per bambini, ma è adatto a tutti. Noi cosa possiamo fare? Parlarne coi nostri figli, coi nostri allievi, sostenere la cultura, andare a teatro, al cinema, leggere e regalare tanti, tanti libri (anche libri di autrici donne, mi raccomando! Magari italiane e non decedute! 😀  )

In Musica sull’abisso tornano dei personaggi che abbiamo conosciuto ne Le spose sepolte.
Perché hai scelto di portarli con te in questa nuova storia?
Perché avevano ancora qualcosa da dire o da concludere o da ricominciare. O perché mi ci ero affezionata.

Micol ha dei sogni che le suggeriscono dettagli che non aveva colto o le mandano avvertimenti. Che rapporto hai tu con l’irrazionale?
Non credo nell’irrazionale eppure ne sono molto attratta, come attestano i miei libri dove, in qualche modo sempre diverso, gli concedo uno spazio: tarocchi, stregoneria, macumba, superstizione, orishas,  fino alle grandi questioni esistenziali. Ma si tratta di un interesse puramente antropologico. Mi basta trovare la magia nel mondo di qua, senza troppe stranezze, e credimi, ce n’è già tanta, semplicemente non siamo abituati a contemplarla. Lo sguardo di un bambino, un soffio di vento, un filo d’erba cresciuto dove non avrebbe dovuto o, anche, per restare in tema di libri, il profumo della carta appena stampata, quando apri un libro intonso e lo sfogli ficcandoci dentro il naso…

La ricerca stilistica è sempre stata una caratteristica dei tuoi libri. Qui abbiamo una lingua che seppur colta è essenziale, netta e asciutta. Lo richiedeva la storia o è stata una scelta tua?
Grazie per le tue parole. Entrambe le cose: compio le scelte cercando di restare in armonia con la storia, senza però adeguarmi a chi sostiene che il crime richieda uno stile basso: sciocchezze. Si può scrivere un thriller con una forma curatissima, Gadda insegna.

Nel libro parli anche di cristalloterapia: ne sei esperta?
Esperta è una parola troppo impegnativa. Diciamo che sto studiando con passione la materia e sono grata alla mamma di Micol per avermela fatta scoprire.

Nei ringraziamenti parli delle classi che hanno adottato i tuoi libri, cosa chiedono ragazzi quando ti incontrano dopo averti letto?
Mi chiedono un sacco di cose interessanti e talvolta anche imbarazzanti. Ad esempio vogliono sapere quanto guadagno come scrittrice e io non so mai cosa rispondere, perché, anche a rivelare la somma degli anticipi, non rendi l’idea. L’idea di quanto poco venga pagato uno scrittore in rapporto alla mole di lavoro, investimento, preoccupazioni, energia, sudore, sangue. Ma siccome sono convinta che questo sia anche un lavoro bellissimo, coi ragazzi aggiungo che scrivere dà tanta, tanta soddisfazione, ti fa sentire immersa nel flusso della vita, il che per me è qualcosa di molto simile alla felicità. E siccome la felicità è un bene incommensurabile, in qualche modo l’equilibrio viene ricomposto e, insomma, la nostra fatica premiata.

Cosa stai preparando per il futuro? Tornerà Micol Medici?
Mi piacerebbe molto. Grazie di cuore, Cristina.

Ringraziamo Marilù Oliva per la consueta disponibilità.
Qui la nostra recensione a Musica sull’abisso

 

Cristina Aicardi

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