Milk

La storia di Harvey Milk, primo omosessuale dichiarato a ricoprire una carica istituzionale negli Stati Uniti, è la storia di molti altri che hanno dedicato gran parte della propria vita a combattere affinchè l’uguaglianza tra tutti gli esseri umani non fosse solo una frase scritta sulla Costituzione, ma fosse qualcosa di reale, tangibile anche solo per il fatto di camminare per strada senza essere additato come “diverso”. E’ la storia di quelle persone che hanno avuto il coraggio e la costanza di impegnarsi per cambiare non solo una legge, ma il modo di pensare della gente, dando così un senso alla parola Progresso. Harvey Milk ha avuto il coraggio di salire su un palco, candidarsi alla carica di consigliere della città di San Francisco, in una società, quella americana degli anni 70, che vedeva le minoranze come un pericolo per la propria purezza e le proprie tradizioni, e quindi qualcosa da cui difendersi. Ha avuto per primo il coraggio di affermare che l’omosessualità non è una malattia, che essere gay non significa essere pervertiti o pedofili e che le proprie preferenze sessuali non possono essere un valido motivo di licenziamento. Sembrano cose scontate, eppure…eppure anche oggi, a distanza di 30 anni, c’è gente che pensa l’esatto contrario, che pensa che bisogna emarginare, isolare, appellandosi magari a una qualche non precisata legge divina. Eppure, se un Dio esiste, credo che la penserebbe proprio come Harvey. Un grande uomo, riportato in vita splendidamente dalla camera di Gus Van Sant e dalla superba interpretazione di Sean Penn, che ha dato la propria vita per scavare un solco e tracciare la strada da seguire per tutti coloro che vivono in una società ingiusta e retrograda.

davide schito

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