Morte e vita di Bobby Z – Don Winslow



Don Winslow
Morte e vita di Bobby Z
Einaudi
Compralo su Compralo su Amazon

Un’avventura funambolica con un ritmo cinematografico. E mentre le pagine scorrono via velocemente, non si ha difficoltà a immaginare un attore hollywoodiano dal fisico scolpito e la mascella da duro che interpreta il protagonista. Così come assumono volti e sembianze i vari personaggi che vi ruotano attorno, con gli immancabili cattivissimi, i doppiogiochisti, la cortigiana bellissima dal cuore d’oro, un bambino di sei anni a cui ci si affeziona come se fosse il proprio figlio, e una girandola di personaggi ben riusciti e tagliati col coltello.  Avventura tout court, insomma, con un maestro del genere che regala ai suoi lettori un romanzo adrenalinico che si legge tutto d’un fiato e in cui non mancano neppure le descrizioni splatter e le scene esplicite di sesso, ma anche pennellate d’autore quando Winslow indulge alle riflessioni (poche) e alle descrizioni (rare).  

Stati Uniti d’America. Il protagonista, Tim Kearney, è un giovane sfigato che si è dedicato al crimine fin da ragazzino ma con risultati disastrosi. Diventato eroe di guerra per caso, a seguito della condanna di un giudice che per riabilitarlo, invece che in prigione, lo spedì a combattere in Iraq, Tim dopo avere distrutto carri armati nemici e salvato alcuni commilitoni, prese a pugni un colonnello saudita che stava pestando a sangue un ragazzino palestinese nascosto fra le macerie. Lo aveva salvato la presenza di un suo amico dalla furia dei sauditi, DFN Cruz, tiratore scelto.

Kearney, che sta mangiando, si alza e gli dà un pugno. Uno solo, e l’ufficiale saudita stramazza a terra, ma Kearney non si accontenta e lo prende a calci nei coglioni. A quel punto i sauditi vogliono decapitarlo sul posto. Sembra di essere al cinema, perché tirano fuori la scimitarra per tagliargli la testa. E gliela taglierebbero senz’altro, se DFN Cruz non fosse lì seduto con la schiena appoggiata al muro e l’arma in grembo a guardare, sorridendo e scuotendo la testa. I sauditi capiscono benissimo il messaggio: Cruz non guarda in faccia a nessuno. Così Kearney si tiene la testa sul collo, ma di certo non si guadagna un’altra medaglia. Per evitare un incidente internazionale o lo scandalo mandando di fronte alla corte marziale un vero eroe, optano per la radiazione, e Kearney ritorna civile.”

Tornato civile, Tim finisce di nuovo nei guai. Arrestato, viene incarcerato e qui comincia la sua nuova odissea quando, approfittando del lavoro in carcere, affila il bordo della targa di un’auto e la usa.

L’incipit del romanzo.

Questa è la storia di come Tim Kearney diventò il leggendario Bobby Z. La storia ha inizio il giorno che Tim Kearney affila come un rasoio una targa di automobile e taglia la gola a un Hell’s Angel gigantesco che si chiama Stinkdog, causando a quest’ultimo una morte istantanea e all’agente della DEA Tad Gruzsa un’istantanea felicità.

«Così sarà più facile convincerlo», dice Gruzsa appena gli arriva la voce; intendendo Kearney, naturalmente, perché convincere Stinkdog a quel punto sarebbe difficile.

Gruzsa ha ragione. Con quell’accusa di omicidio non solo Tim Kearney rischia l’ergastolo in quanto recidivo alla terza condanna ma, avendo ammazzato un Hell’s Angel, in qualsiasi prigione della California lo mandino è spacciato. Così per Tim il «carcere a vita senza possibilità di libertà condizionata» diventerebbe sicuramente un «carcere a vita senza possibilità di vita», qualora rientrasse a far parte della popolazione carceraria.

Non che Tim volesse ammazzare Stinkdog. Non ne aveva nessuna intenzione. Solo che Stinkdog gli si era avvicinato nel cortile e gli aveva detto di entrare nella Fratellanza Ariana «altrimenti…» e Tim gli aveva risposto: «Altrimenti?» A quel punto aveva deciso che era meglio affilare quella targa di automobile come un bisturi.

La DEA però gli fa una proposta: vestire i panni di Bobby Z, leggendario trafficante di droga morto per un attacco cardiaco nelle docce del carcere, morte tenuta nascosta all’esterno, in modo che l’agenzia possa scambiarlo con uno dei loro agenti caduto nelle mani dei narcotrafficanti messicani guidati da don Huertero, il barone della droga più potente del Messico settentrionale. Se accetta, Tim sarà poi libero di andarsene e di rifarsi una vita. Tim sa di non poter rifiutare e dopo essere stato addestrato, sfugge al conflitto a fuoco che si scatena durante lo scambio al confine col Messico, ma bloccato dai messicani, si ritrova in mezzo del deserto, in un lussuoso fortino dove fa la conoscenza del padrone di casa, Brian Cervier, un trentenne obeso e quasi albino, che ama i ragazzi italiani. Lui ha l’incarico di ospitarlo finché non arriverà don Huertero. Nel lussuoso fortino, tutti scambiano Tim per Bobby Z. Qui incontra anche Elizabeth, vecchia fiamma di Bobby Z, a cui è stato affidato un bambino, Kit, da un’amica. Lei finge di riconoscere Bobby Z e dopo una notte di sesso lo avverte che don Huertero non ha fatto lo scambio per liberarlo, ma per ucciderlo lentamente, sotto il sole del deserto, un pezzetto alla volta. 

Tim fugge, ma senza rinunciare a portarsi dietro il bambino che pensa sia lui suo padre, mentre una torva di messicani scatenati dà loro la caccia. Non mancheranno soprese e colpi di scena, con tanti di quei morti ammazzati da perdersi il conto e, ovviamente, un lieto finale. 

Un romanzo veloce e ritmato in cui non manca l’umorismo che stempera la tensione e rende piacevole la lettura.   

Roberto Mistretta

Potrebbero interessarti anche...