Non sono un mostro



Charme Caparro
Non sono un mostro
SEM
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Nella pellicola “Rambo III” il buon Sly asserisce al suo avversario che sarà “il suo incubo peggiore” una volta riacquistata la propria libertà, quindi non solo un incubo, ma uno di quelli ricorrenti.
E nel primo romanzo della famosa giornalista spagnola Carme Chaparro, Non sono un mostro, titolo molto eloquente e  contenuto efficace, gli incubi sono presenti e trascinano il lettore quasi a viverli spalla a spalla con l’autrice, tanto il suo linguaggio è deciso e visivo, capace di descriverci minuziosamente le scene che si dipanano nei cinquanta capitoli della storia.
Nelle prime pagine di Non sono un mostro, la Chaparro descrive una normale giornata dedicata alle spese in un centro commerciale, di Madrid, oppure di Ferrara, o di Pechino. Le persone  che avanzano come automi programmati alla ricerca di quello specifico articolo; persone che entrano ed escono dai negozi ormai con la mercanzia sempre più alla rinfusa, lasciata sui banchi di esposizione: folla  e  confusione Ma qui, fra la gente che sceglie la scarpa adatta al vestito elegante o l’ultimo smartphone a “99 canali” è presente anche un “avvoltoio”, in attesa catturare, furtivamente e velocemente, la sua preda: un bambino. Un bimbo che sarà privato dell’amore materno, di quella  madre che si è distratta un attimo, lasciando la mano del proprio pargolo, rendendolo così  indifesa vittima del  gesto fulmineo del predatore. Pochi attimi è l’incubo inizia a prendere vita, dilaga e serpeggia fra le persone, perché questo incubo non è singolare, ma si ripete … è un “serial”, altri bambini indifesi verranno rapiti.
Entrano in campo le due protagoniste femminili del romanzo della Chaparro, che ha presentato il romanzo anche qui in Italia – fra l’altro anche al Bookcity di Milano – dove, fra le varie interviste, ha dichiarato che: Volevo essere coinvolta, ma il coinvolgimento è stato tale che a metà del romanzo, io sono stata male per quello che succedeva sulla carta, soffrivo.
Due donne, quindi, iniziano la caccia al ladro di bambini: l’ispettrice di polizia Ana Arèn e la giornalista-scrittrice Ines Grau.
Nel romanzo la poliziotta compie il suo lavoro perché presente un crimine; Ines invece, investiga e trasporta la sua esperienza letteraria e professionale di giornalista e di vita nella vicenda. Nel libro Ines si presenta con queste parole: Faccio la giornalista. So raccontare storie. So raccontarle molto bene.
I rapimenti si susseguono e anche lo stesso figlio di Ines, Pablo, viene travolto dallo stesso triste destino.
Colpisce in Non sono un mostro , come non siano  i bambini il punto focale del libro, ma gli adulti, i genitori, con la loro innata e naturale protezione verso i propri figli. È immenso il dolore per un genitore dopo la perdita di un figlio, perché essi sono la nostra continuazione, il nostro futuro.
Inoltrandosi nelle pagine del libro,e nelle indagini, il lettore avverte la paura, quasi contagiosa: pagine e personaggi che la Chaparro  descrive con finezza psicologica, narrandoli in terza persona – tranne Ines – e captandone  il dolore, per poi lasciare ad ognuno di noi trarne le debite morali.
Nel racconto compare non solo l’inquietudine che viene causata  dall’argomento molto delicato, ma si incontrano anche  intrecci nella politica, le lotte esistenti nei media, che  usano proprio il dolore per manovrarci, la onnipresente divergenza tra’opinione pubblica e il lavoro della polizia. Un thriller tosto,un romanzo che si legge velocemente, e che ci fa giungere alla soluzione del caso con l’immancabile e decisivo colpo di scena finale.
Prima di lasciarvi un accenno all’aspetto fantascientifico del libro.
Si tratta di una nuova tecnica investigativa, già esistente in alcuni laboratori del celebre MIT  di Boston.
Digitare una sequenza di tasti sulla tastiera del computer può rivelare e provare la colpevolezza dei criminali. Quindi, se avete intenzioni di commettere un delitto, di tradire il vostro partner, di rubare , occhio alle dita e come pigiate la tastiera.
Gli addetti ai lavori stanno decifrando questo nuovo “DNA del polpastrello”, e la metodologia sembra stia prendendo piede anche velocemente.
Questo nuovo metodo per analizzare e decifrare i dati è stato battezzato neuroqwerty, ed esiste anche un sito informatico, in inglese, che merita una visita.
Meditate. meditate e pigiate con oculatezza, saggezza e parsimonia … gente, la tastiera vi guarda dal basso verso l’alto.
Buona lettura in compagnia della paura, di chi non è un mostro!

Gianni Anastasio

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