Gennaro Serio – Notturno di Gibilterra



Gennaro Serio
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L'orma
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Edmundo Murchison Eresgarulla viene ritrovato alle 17:07 di sabato 10 maggio nella sala da tè attigua alla hall del Grand Hotel Rodoreda. Aveva ventisette anni, una laurea conseguita all’Università del Messico e l’abilitazione alla professione di giornalista ottenuta dall’ordine peruviano. Era arrivato a Barcellona con l’intenzione di intervistare Enrique Vila-Matas, tuttavia dopo quell’appuntamento, dello scrittore spagnolo non c’è più traccia e il povero ragazzo non può più dire come sia andata veramente. Nella stanza tre documenti enigmatici potrebbero fornire le informazioni mancanti se non fosse che lo scritto stenografico dell’intervista è parziale e non consente agli investigatori di leggere “le pieghe che la conversazione potrebbe aver preso”. Gli altri due documenti, che potrebbero essere stati scritti di proprio pugno dall’assassino, sono un’epigrafe (forse l’incipit di un nuovo romanzo?) e un brano tratto da una poesia di un noto poeta colombiano, ma “il foglio è macchiato dal sangue della vittima e l’inchiostro della stilografica si è impastato col sangue tanto che in alcuni punti il testo risulta illeggibile”. Cosa si nasconde in questi documenti? Neanche i tabulati telefonici possono essere d’aiuto: il giovane aveva telefonato alla madre in Messico e una sola telefonata riportava un numero francese. Chi si è veramente macchiato di questo orrendo delitto? “Gli enigmi non sono fatti per essere risolti sono fatti perché su di essi si indaghi”. Un detective che si professa “nemico delle Lettere”, che elenca le proprie asperità del carattere come virtù in contrasto con gli altri detective, che non ha niente a che vedere con gli investigatori protagonisti di libri gialli, che dovrebbe dimostrare più umanità e comprensione, come gli fa notare sua sorella Soledad, ma che lascia volentieri questa “pappa del cuore” ad altri, si incaricherà di risolvere il mistero. Quando le prime tracce del probabile assassino balzeranno agli occhi dell’uomo questo si lancerà al suo inseguimento, rincorrendolo in lungo e in largo nelle più grandi città europee e mancandolo continuamente per un soffio, ma sarà nelle intercapedini di questa indagine che l’investigatore subirà abbagli e allucinazioni. Inseguendo un’ombra, il lettore finirà per perdersi, seguendo la vita da fuggiasco che finirà per interpretare il detective, costretto a vagare alla ricerca del suo assassino e del suo accompagnatore, una figura misteriosa dalle spalle larghe, “il collo infossato nelle scapole come una tartaruga” e con indosso un impermeabile blu. Un uomo o una donna nessuno è in grado di dirlo. Nessuno saprebbe dire se è lì per guardargli le spalle oppure per tenerlo sotto scacco. Ma ancora una volta Gennaro Serio scompone i piani spaziali tanto da indurre il lettore a guardarsi intorno. Ricostruisce un apocalittico viaggio nel genere del giallo, scardinato dal di dentro. Il lettore si ritroverà appiccicato a resoconti stilati ogni volta che l’indagine sembrerà aver fatto un passo avanti, ad un inseguimento a perdifiato che vede un detective insaziabile, e il suo alter ego, la sorella Soledad, farsi voce narrante di brani letterari e prove di scrittura che cercano di dare un senso all’omicidio di Edmundo Murchison Eresgarulla. Giusto il tempo di un’ultima suggestiva partita, quella giocata fra i tanti detective della letteratura, ma che è più una lunga sfida all’abilità del lettore di destreggiarsi fra false piste e ipotetiche visioni, saggiando le sue capacità di divincolarsi e smascherare la verità, quella che viene occultata pagina dopo pagina. Gennaro Serio ha chiaro davanti agli occhi un mondo nebuloso in cui l’espressione interiore di uno smarrimento può essere un chiaro buco nell’acqua, quando l’uomo non è più in grado di scindere se stesso da una realtà più scomoda.

Paola Zoppi

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