Omicidio al Grand Hotel – Beate Maly



Beate Maly
Omicidio al Grand Hotel
Emons
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Che delizia immergersi nelle ammalianti atmosfere di un lussuoso hotel degli anni 20, incastonato tra le algide montagne austriache, e lasciarsi trasportare dai racconti dei suoi sontuosi ospiti, facoltosi esponenti dell’alta società viennese. Ospiti di vario tipo, tra cui industriali e generali dell’esercito, ereditiere e modiste di alta  moda, riunitisi al Grand Hotel Panhans di Semmering (hotel che davvero esiste e che l’autrice ha frequentato) per un fine settimana dedicato al tango e alla beneficienza, “Balliamo per una giusta causa”.

“I calici per il vino e lo champagne erano stati realizzati in Boemia, quando il Paese faceva ancora parte dell’Impero austroungarico. La luce delle candele si rifletteva sul cristallo raffinato, infrangendosi in una miriade di arcobaleni fiabeschi sulla stoffa candida.”

Ma è proprio in questo scenario idillico che irrompe l’imprevisto, quando poi uno degli ospiti muore avvelenato e fuori imperversa una spaventosa tormenta di neve. La situazione diventa elettrica e al secondo misterioso omicidio il gioco di specchi e di inganni si fa sempre più difficile da sbrogliare. Ed ecco che i due protagonisti, l’insegnante in pensione Ernestine Kirsch e il suo amico farmacista Anton Böck riescono a dipanare la matassa degli intrighi e risolvere il mistero, svelando l’identità dell’astuto killer e il suo movente.

“Omicidio al Grand Hotel” è un giallo lieve e disimpegnato, che si legge con il sorriso sulle labbra e che si dipana con la giusta dose di intrigo.  Forse in alcuni punti la scrittura si dilunga un po’ troppo, ma senza esagerare, e i due protagonisti, tra cui si intuisce esserci qualcosa di più che una semplice amicizia, regalano momenti spassosi e dialoghi a volte esilaranti. Ci sono poi note di storia appassionanti, che riportano alla Prima Guerra Mondiale e ai drammatici eventi che hanno sconvolto la popolazione civile, che ben si inseriscono nella narrazione e lasciano un sapore dolce amaro a fine lettura.

Caterina Nicolis Lundgren

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