Orient – Intervista a Christpher Bollen

downloadColpisce la qualità della scrittura: ogni singola parola è messa al posto giusto nel momento giusto. Detto in breve: letteratura! Per noi di Milano Nera, Orient è un piccolo capolavoro. Quando l’hai scritto avevi già in mente tutto lo sviluppo della storia?
Grazie per le belle parole! Quando scrivo presto molta attenzione alla costruzione delle frasi e mi fa quindi molto piacere quando ciò viene notato e apprezzato, perché quando ti cimenti con un giallo, molta della conversazione riguarda proprio l’intreccio della trama.
Devo ammettere che quando ho iniziato la stesura di Orient non avevo già chiara in mente tutta l’evoluzione della storia, anzi….
Quello che sapevo era che tutto doveva girare intorno a una serie di omicidi a Orient e avevo anche la vaga idea di chi volevo fosse il colpevole. Non avevo però pensato a quali personaggi sarebbero morti e soprattutto non avevo ben definito nemmeno il movente.
Non volevo che tutto fosse già risolto nella mia testa perché temevo che in questo modo il risultato finale sarebbe stato troppo chiaro e semplice. Insomma, come qualcosa di sì fatto bene e funzionale,ma senza nessun batticuore.
Penso che nei libri migliori ci siano momenti dove da lettore ti chiedi se la trama riuscirà uscire dai binari convenzionali per stupirti. Mi piaceva quel senso di insicurezza e volevo esplorare a fondo il mondo che stavo costruendo. Così, la trama è andata passo passo con la scrittura e ogni tanto le mie stesse scene di omicidio sono riuscite a spaventarmi!
Ho sentito che questo era il modo migliore per renderle reali.

Alcuni hanno definito Orient un thriller: una mossa di marketing, o semplicemente un’etichetta sbrigativa?
Appartengo alla schiera di coloro che condividono l’impopolare opinione che un libro possa essere letteratura, anche alta letteratura, pur essendo un thriller, un horror o persino un romanzo rosa. Penso che alla tavola della letteratura ci sia un posto per ogni genere .Il mio problema con le etichette è che molti di questi generi sono istantaneamente bollati come banale intrattenimento. Credo sia vergognoso! Molti dei miei libri preferiti hanno trame brillantemente costruite e anche contenuti e approfondimenti preziosi. Non credo che una cosa escluda l’altra. Per Orient devo sicuramente molto al thriller e al giallo e non mi importa se il libro viene messo negli scaffali sotto quella etichetta. Io penso a ogni libro come se fosse un po’ un Frankenstein, prendo parti e pezzi da ogni ambito e da libri e film che mi hanno colpito e ispirato.

Ti faccio due nomi: Francis Scott Fitzgerald e Jay McInerney. Leggendo il tuo romanzo, se devo pensare a paragoni illustri, mi vengono in mente loro. E’ esatto?
Fitzgerald e McInerney sono sempre stati miei modelli, quindi, hai ragione! Molta gente ritiene Il Grande Gatsby il più grande libro su New York. A dire il vero però la maggior parte della storia si svolge a Long Island. Anche Orient è ambientato a Long Island, ma l’ombra di New York è sempre presente. In qualche modo sentivo che era necessario che si percepisse l’aleggiare di Fitzgerald nella storia, lo dovevo alla storia della letteratura. Curiosamente, anche McInerney ha scritto molto sugli Hamptons della South Fork di Long Island e quindi sono convinto di aver pensato ai suoi ricchi yuppies quando pensavo ai miei artisti sulla North Fork di Long Island.

dav
dav

Nella piccola e ambigua comunità di Orient si trovano a dover convivere i vecchi nativi e giovani generazioni di artisti eccentrici, provocando uno scontro che produce scintille. Da dove nasce il romanzo?
La ragione per cui ho passato del tempo a Orient è che molti miei amici artisti di New York stavano comprando o affittando case per il weekend là. Mi sembrava strano che questi famosi giovani artisti stessero scegliendo, per il loro tempo libero di migrare in questa località di mare piccola e in qualche modo anche conservatrice.
In città alcuni di questi amici sono definiti la nuova avanguardia e poi li vedi lì, al barbecue, a cuocere hamburger come ogni madre o padre della periferia.
Mi affascinava l’idea degli artisti che invadono paesi e città a cui nel loro lavoro probabilmente invece si ribellano.

Le piccole comunità sono più vulnerabili? Perché?
Le piccole comunità sono estremamente vulnerabili ai cambiamenti, ancora di più oggi che in passato. Credo che la loro sopravvivenza sia legata al controllo dei loro membri. Una volta perso il controllo del pensare generale o quando troppi nuovi arrivi in un certo senso “ diluiscono” il pensiero comune, l’intero sistema collassa.
Molto del mio interesse nel descrivere una piccola cittadina come Orient stava nel raccontare la fine di un certo modo di vivere, che andava avanti da secoli. Molte delle famiglie hanno posseduto lo stesso appezzamento di terra per diverse generazioni,ma ora sono vicine alla rovina. A causa della globalizzazione, di Internet e di ogni altra forza modernizzante, la piccola cittadina idilliaca americana non esiste più. E questa non è necessariamente una cosa negativa.

Ci sono molti temi d’attualità dentro le 700 pagine, la paura dello straniero, per citarne una. Trump c’entra qualcosa? Che rapporto hai con l’America di oggi?
Ho scritto Orient durante l’amministrazione Obama e quindi in un periodo molto più pacifico per l’ America, ma l’odio e la paura verso l’altro, verso il diverso, c’erano già.
Erano solo più coperti, più nascosti. Nella trama volevo portare allo scoperto alcuni pregiudizi di lunga data e un po’ di questo essere bigotti ma, con l’elezione di Trump, quei pregiudizi e quell’intolleranza sono emersi chiari e forti nel paese.
È molto triste vedere quanta voce viene data oggi nella società americana a odio e ignoranza
Stiamo vivendo un periodo pessimo. La risposta a questi mali però è sempre la stessa: istruzione, educazione ,compassione e comprensione. Sfortunatamente tutte cose sempre più rare in America.

Le recensioni di Orient in rete e no – parlo dell’Italia – sono tutte entusiaste: quanto è importante il sostegno del web e della carta stampata e quanto, invece, i risultati delle vendite nelle librerie?
Il supporto della stampa è estremamente importante! Lo capisci solo dopo avere scritto un libro. Il tuo lavoro acquista una vita propria e non puoi avere il controllo delle reazioni che fa scaturire mentre circola. Alcuni lo detesteranno, alcuni ti attaccheranno per averlo scritto ma , fortunatamente, alcuni vi si troveranno in sintonia e uno o due ne saranno ispirati. Detto questo, è difficile non prendere sul personale le recensioni. Io generalmente tendo a credere a tutto quanto di negativo viene detto, ed è per questo che sono stato così colpito da tutte le belle cose che ho letto sul libro qui in Italia. Specialmente perché l’Italia è il mio paese preferito dopo gli Usa. Se dovessi trasferirmi, sceglierei l’Italia.

Ora una domanda insidiosa: meglio essere uno scrittore di nicchia o una super star?
Accidenti ! Questa è difficile. So per certo che né la superstar delle vendite denigrata dai critici né il venerato scrittore di nicchia sono soddisfatti del loro stato. So che domani , quanti guarderò le fatture che ho da pagare, rimpiangerò quello che sto per dire ma…preferirei essere un venerato scrittore di nicchia perché penso che in questo modo i libri avrebbero l’occasione di avere una vita più lunga nel mondo.

Che rapporto ha con il mondo dell’arte? Dal romanzo emerge un quadro molto critico e cinico della categoria: dipinge gli artisti come persone nevrotiche, fragili e superbe.
Amo l’arte. Ho scritto di arti visive e di artisti per tutta la via vita adulta. La maggior parte dei miei amici di New York sono artisti, Ho un grande rispetto, ma penso anche ci siano un sacco di modelli ( il genio matto, il bohemien, il talento così eccezionale che gli si perdonano tutte le altre sue stranezze) che oggi non siamo più applicabili e non descrivano realmente la situazione. Volevo parlare onestamente del mondo dell’arte e creare personaggi veri e non stereotipi o miti come spesso vengono rappresentati nei libri e nei film.
In ambito artistico ci sono molti ego esagerati e anche molto talento, ma sopratutto sono persone molto intelligenti ma anche molto vulnerabili che cercano di affermarsi.

Ho letto che Agatha Christie è uno dei tuoi autori preferiti. Se avessi la possibilità di farle una sola domanda, cosa le chiederesti?
Sono nato il 26 novembre del 1975. lei è morta il 12 gennaio del 1976. Abbiamo condiviso lo stesso mondo per poco più di un mese. Avrei potuto farle una domanda allora!
Purtroppo, a causa di circostante fuori dal nostro controllo, non ho potuto, m mi sarebbe piaciuto chiederle come riesci a trovare ogni volta colpi di scena così stabilianti?
Come sei riuscita a continuare a sorprenderci per più di 100 libri?
Dove trovavi la sicurezza di poterlo fare ancora una volta quando iniziavi a scrivere un nuovo libro?
Perché la Christie ci ha sorpreso e meravigliato, non una , non due, non dieci ,ma ogni singola volta

Puoi anticiparci qualcosa del tuo prossimo libro?
L’anno negli Stati Uniti scorso ho pubblicato un romanzo intitolato The Detroyers. Parla di un giovane uomo che scompare in un’isola greca.
Al momento sto scrivendo una storia che parla di due geni della truffa. È ambientata a Venezia dove ho vissuto sei mesi dopo la laurea. È stato bellissimo tornare con la testa in quella città labirintica!

MilanoNera ringrazia Christopher Bollen per la disponibilità.
Qui  e qui  le nostre  due  recensione a Orient

Alessandro Garavaldi

Potrebbero interessarti anche...