Parli del diavolo – Michael Poore



Michael Poore
Parli del diavolo
Edizioni E/O
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Tradotto da Gianluca Fondriest

Dall’autore di Reincarnation Blues, un altro brillante  e irriverente romanzo  da leggere assolutamente. Lo si potrebbe definire una fiaba ma è una fiaba che ci regala anche una specie di viaggio nella storia. Insomma “Parli del diavolo” è un romanzo a diverse facce che intriga ed è  basato su una strana domanda forse poco pensata finora, a parte forse certi toni esibiti da  Milton nel suo Paradiso perduto. Insomma, cosa era o cos’è veramente Satana/Lucifero o il diavolo, che dir si voglia? E se, come lo immagina  Michael Poore, non fosse mai stato malvagio quanto narra la sua fama?  Normale domanda magari per una persona come me  che con Santa Romana Chiesa mantiene da sempre solo rapporti di educata cortesia. Ma certo uno stuzzicante dubbio messo astutamente sul tavolo anche per gli altri. Quindi, i pii se non i fanatici credenti siano subito avvertiti.  Intanto il Satana di Poore, ragazzi miei e padronissimi di non crederci, è americano. Già! Americanissimo e, secondo l’autore parrebbe addirittura indigeno, autoctono. Forse.  E poi Poore sguazza come un pesce felice nella più smaccata blasfemia perché ci descrive un Lucifero, insomma il  Diavolo, che da quando è stato condannato a restare  sulla Terra sta cercando di organizzarla a modo suo e dunque se per riuscirci ci sarà un po’ da abbassare gli occhi e tapparsi il naso vi meravigliate? Insomma, lui è sempre il Diavolo, no? Poi però, poverino, non sempre ci azzecca e quindi è stato più volte costretto a restare impotente davanti a un mucchio di guai, una serie di guerre, le tanti  morti della storia e le più attuali. Ma ora stop, si cambia rotta. Il romanzo ci racconta tanto per cominciare  il suo grandissimo amore con la “A” maiuscola, amore che poi sarebbe il primo della storia. Un amore che risale a prima di quello tra Adamo ed Eva, tramite  il “satanico” serpente. Eh sì perché prima ci fu “Quello” tra Lucifero (Angelo poi Diavolo) e Arden. Dunque torniamo a miliardi di anni fa, quando il mondo non esisteva e il Dio che conosciamo era impegnato nella creazione. Allora Lucifero era il migliore, il superlativo tra tutti gli  angeli di Dio.  Ma quando il Mondo, insomma la Terra che conosciamo divenne abitabile, Lucifero, pieno di curiosità, con alcuni suoi colleghi scese a controllare e  scoprì tante cose che si potevano fare quaggiù e, udite udite, scoprì il sesso. Non basta, perché scoprì che gli piaceva parecchio e cominciò a farlo con il suo amico, l’angelo Arden, per la circostanza trasformato opportunamente in  femmina (angela?). Ma questa faccenda  non piacque a Dio che punì Lucifero condannandolo a restare sulla Terra per sempre. E invece la fedifraga Arden, che trovava la terra troppo terrificante e brutale, scappò su, in cielo, da Dio, lasciando il poveretto a macerarsi  da solo e con il cuore infranto.  Da quel momento Lucifero ha provato di tutto per convincerla a tornare giù, da lui.  Sì, lei gli ha concesso qualche occasionale assaggino, ma purtroppo né le faraoniche meraviglie dell’Egitto, né la pomposa grandezza di Roma, né le pazzie medievali e neppure le  glorie rinascimentali  sono state sufficienti per riportala in pianta stabile sulla Terra. Il tutto ricostruibile durante il romanzo con il nostro  Lucifero che svolazza da un secolo all’altro senza fare una grinza, in lunghi ed esplicativi  flash back, vivacizzando la storia e ingarbugliandola, ma al tempo stesso rendendola più saporosa. Vedi i suoi  pasticciati approcci con l’arcadico nuovo continente e le prime lezioni di educazione sessuale ammannite ai pellegrini. Ma ora che i fruttuosi secoli di conquista e le guerre americane gli hanno spianato il cammino, il Diavolo sa ormai di poter contare su un nuovo sfolgorante Eden, una potente attrattiva quasi meglio di una calamita: l’America.  Non gli resta che, con il nome di John Scratch ( nome che ci rimanda per forza alla ScratchMania la più antica piattaforma del gioco gratta e vinci) di sfruttare ogni strada e mezzo di possibile guadagno. Per cui ci darà dentro,  approfittando delle sue grandi accumulate ricchezze  per cercare di  modellare la Nuova America  a sua immagine e somiglianza, a bordo della limousine che ha visto la morte di Kennedy. Ragion per cui in una notte buia e tenebrosa alla fine degli anni Sessanta, incontrando tre poveri musicisti hippy, a rischio di lavoro perché rimasti orfani della star del Gruppo, farà con loro un patto. In cambio delle loro anime garantirà: fama a Memory, la ragazza priva di memoria, ricchezza a Fish il chitarrista  e a Zachary, il bassista la possibilità di rendere il mondo un posto migliore. Ma sarà poi vero? Tutto sale e tutto scende. Woodstock sembrerebbe l’occasione su un piatto d’argento per cambiare vite e menti della gente più o meno  comune. Sono anni di ribellione, di contestazione e di fuoco, dominati dalla letale ebbrezza indotta dalle droghe. Memory raggiunge  il suo sogno di diventare la cantante più famosa del mondo. Anche gli altri trovano ciò che cercano ma tutto ha un prezzo. Anche per Lucifero? Trattato molto spesso con ammirazione ma qualche volta con disgusto. Non sarà a conti fatti che la compravendita dell’anima non sia il massimo  e tutto il resto che lo circonda, nonostante la sua nuova veste di possente influencer decida di funzionare in un diverso modo, magari strano e contorto?                                  Poore ci regala il suo diavolo. Un diavolo quasi umano, che ha subito una perdita che lo fa sentire  incompleto. Un  diavolo con la capacità di amare e, stando al libro di Poore, di vivere senza problemi tra la gente, al contrario di Dio che non ci lascia mai in pace perché vuole il nostro bene e la sua gloria. Ma per forza povero Dio malato di solitudine e con tutto il creato che fa parte di lui, cosa potrebbe mai fare per svagarsi?  E invece il diavolo di Poore, effervescente e  poliedrico  personaggio  dalle mille sfaccettature,  riesce ad adattarsi e  si rivela molto simile agli uomini. A ben vedere un compagnone che ama il blues, il country e le scampagnate.

Patrizia Debicke

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