Penelope Poirot e il male inglese



Becky Sharp
Penelope Poirot e il male inglese
Marcos Y Marcos
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I crime costruiti sull’umorismo in Italia non hanno mai avuto troppa fortuna e diffusione, tra gli esempi di un certo successo mi viene in mente soltanto il bel libro di Marsullo oltre naturalmente ai due romanzi di Becky Sharp (pseudonimo sotto cui si nasconde, ma non troppo, una nota traduttrice italiana, il nome infatti lo conoscono quasi tutti ma lei così ha deciso e allora noi rispettiamo la scelta), che hanno come protagonista Penelope Poirot, nipote dell’immortale investigatore creato dalla vera signora del giallo, il cui nome torna a circolare con insistenza grazie alla versione cinematografica di Assassinio sull’Orient Express con seguito annunciato sul Nilo.
E’ un personaggio particolare Penelope Poirot, che ben sa sfruttare l’illustre parentela nella sua perenne rincorsa a una vita artistica. Il suo incessante peregrinare la vede ora impegnata in Italia come inviata di un noto settimanale, sempre accompagnata dalla segretaria Velma Hamilton, un po’ coscienza un po’ grillo parlante, che la trova tanto insopportabile da non potersene più separare.
Nella Liguria più snob ed esclusiva, ospite nella villa di una blasonata famiglia britannica conosciuta in gioventù, con l’intento di scrivere un reportage sul male inglese, denominazione poetica per la malinconia, finirà per trovarsi coinvolta da un omicidio, in una girandola di emozioni in cui si muoverà arrogante come l’illustre Hercule e fuori posto come nessun’altra.
Finirà bene, dopo quadretti divertenti, venati di quella particolare ironia che ha in Gran Bretagna il Paese d’elezione. Vittime designate della scrittura pungente di Becky Sharp sono stereotipi vari e poliziotti italiani, che ne escono malconci ma anche umanizzati rispetto ai troppi tormenti di cui li caricano spesso gli autori italiani (quelli bravi, Lucarelli, Manzini, sono capaci anche di sviscerare difetti e debolezze magari divertendosi pure).
In questo caso l’eroina ha le forme morbide di un bombolone e la puzza sotto il naso, poco intuito e altrettanto savoir faire, veste firmato e riesce sempre a cavarsela, un po’ grazie agli dei che le accordano fortuna un po’ grazie alla più concreta Velma. Come non amarla?
P.S. Un consiglio, recuperatevi anche l’altro volume “Penelope Poirot fa la cosa giusta” e non perdetevi il prossimo che chiuderà la trilogia.

 

Mauro Zola

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