POLITICAMENTE SCORRETTO (parte prima)

Sabato 29 Novembre. Casalecchio di Reno. Trasferta di MilanoNera al Festival Politicamente Scorretto, organizzato dal Casalecchio delle Culture – l’Istituzione dei Servizi Culturali comunali – in collaborazione con lo scrittore Carlo Lucarelli.
Per il quarto anno consecutivo e per un’intera settimana dibattiti, testimonianze, proiezioni e laboratori “per non dimenticare i tanti misteri che hanno segnato il nostro Paese e per non abbandonare chi tutti i giorni lotta per avere giustizia, a partire dalle vittime di mafia”.
Sabato č stato il giorno dedicato alla letteratura che indaga i gialli della politica, il tradizionale appuntamento di Politicamente Scorretto in cui i protagonisti della scena letteraria italiana si confrontano sulla storia recente del nostro Paese.
“Bologna incontra Milano”, ovvero la provincia e la metropoli, come cambia l’approccio al giallo e alla letteratura. A discuterne, il giornalista Marco Bettini due scrittori della “provincia” Simona Vinci, milanese di nascita che vive a Budrio, e Andrea Cotti, che vive tra Trevalcore, il centro di Bologna (Santa Margherita) e il quartiere Garbatella di Roma. E due della “metropoli”, Paolo Roversi, nato in una provincia della bassa (Suzzara) ma che vive e lavora a Milano, e Sandrone Dazieri, cremonese, che della cittŕ maneghina ha fatto la sua casa e il suo ufficio.

Ma cosa cambia esattamente dal punto di vista letterario tra provincia e metropoli?
«Sono abituata a raccontare quello che conosco, e nel mio caso, si tratta di una strada provinciale». E’ la lunga arteria il punto di incontro delle storie della Vinci, raccontate in “Strada provinciale tre” (Einaudi). I suoi, in realtŕ, sono i racconti delle vite e dei crimini di tutti gli abitanti dei paesi delle province italiane. Tra provincia e metropoli le differenze sono ormai quasi nulle. La vita nei piccoli centri non č piů a misura d’uomo: i paesi dell’hinterland, appena fuori l’area metropolitana, e a causa dell’espansione di quest’ultima, hanno perso la loro vocazione e sono diventati dormitori, dove nessuno conosce nessuno, quasi come nelle aree cittadine. Il “ritorno a casa” e il progressivo abbandono di una dimensione pubblica sono fenomeni che stanno prendendo piede anche nei piccoli centri. E mentre prima rappresentavano una dimensione a cui tutti i cittadini aspiravano, adesso č tutto cambiato. Nei luoghi abituali di ritrovo, nei bar e nelle piazze, č scomparso il dialetto, il tutto si č ridotto ad un crogiuolo di lingue italiane e straniere.

La grande cittŕ invece si presta a diverse storie e queste, spesso, sono raccontate tra le pagine dei libri. «Quando sono arrivato a Milano» – spiega Paolo Roversi, giallista e direttore di Milanonera – «i libri di Giorgio Scerbanenco erano la mia mappa della cittŕ. Guardavo Milano attraverso gli occhi e seguendo i percorsi di Duca Lamberti». Ma la dimensione della provincia puň essere ricercata e trovata anche in cittŕ. E come la Vinci, Roversi ama parlare dei luoghi che conosce e che frequenta abitualmente. Carlo Boschi, il protagonista di “Taccuino di una sbronza” (Kowalski) o suo Enrico Radeschi vivono Milano, frequentano luoghi realmente esistenti, come il birrificio di Lambrate. “Il che č una cosa positiva, considerato che ormai ho un ottimo rapporto con i proprietari. Ho organizzato lě presentazioni del mio libro e spesso le riunioni di Milanonera le teniamo proprio al birrificio”.

Contrario al product placement č Sandrone Dazieri. Il creatore Gorilla e autore di “E’stato un attimo” (Mondadori), nella sua Milano ama perdersi e ha una visione della cittŕ quasi immaginifica. “Invento i nomi delle strade e sto pensando anche di scrivere una sorta di toponomastica immaginaria di Milano”.
Da un punto di vista mediatico, i fatti criminosi che avvengono nelle grandi cittŕ hanno una copertura inferiore, forse perché in cittŕ si č abituati alla violenza. Ma quando un omicidio avviene in provincia tutti accorrono, l’attenzione mediatica diventa quasi morbosa, gli stessi abitanti dei piccoli paesi, come č accaduto ad Erba o a Novi Ligure, cominciano a sospettare gli uni degli altri, perché tutti si conoscono.
«Da un punto di vista letterario» -spiega Andrea Cotti autore di “Un gioco da ragazze”(Mondadori) – «nella metropoli racconti il sistema criminoso e poi vai al crimine in sé, alla descrizione della vittima e dell’assassino». Quando l’omicidio č ambientato in provincia si racconta piů il lato umano, si traccia un profilo approfondito della vittima e dell’assassino, si cerca di capire il perchč del gesto, di capire le mille sfaccettature. “Nella grande cittŕ le possibilitŕ criminose aumentano, anche la percezione č dilatata, esistono piů valvole di sfogo. «Se vivi in provincia e sei un soggetto insofferente a tutto e a tutti, come i coniugi di Erba,» – conclude ironicamente Cotti- «prima o poi uccidi».

francesca colletti

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