Premio Scerbanenco 2016: la più votata dai lettori. Intervista a Marilù Oliva

download-3In finale l’anno scorso e quest’anno il premio per il libro più votato dai lettori. Te lo aspettavi?
Io non mi aspetto mai niente, forse per una sorta di autodifesa. Però devo dire che l’esito della votazione mi ha riempita di gioia e gratitudine. Questo mondo della scrittura non è sempre facile, procedi senza certezze ma non demordi, perché ci credi e senti la passione bruciare. Ciò non toglie che una bella pacca sulla spalla, ogni tanto, ce la meritiamo tutti. Quindi ne approfitto per ringraziare di cuore le persone che mi hanno votata e i membri del Premio Scerbanenco che ne hanno tenuto conto.

Nel tuo romanzo non risparmi frecciatine al mondo virtuale.Qual è il tuo rapporto con il web e con i lettori che ti seguono tramite i social?
Sento spesso gente che si accanisce contro il mondo virtuale, io in realtà sono grata ad alcuni social come Facebook o Anobii, che mi hanno messa in contatto con persone straordinarie. Amici ma anche collaboratori, critici, giornalisti. Le pietre scagliate nel romanzo non riguardano quindi tanto il web come contenitore, ma il cattivo uso che qualcuno ne fa. Finché rimangono a livello di scambio o di opportunità di conoscenza e divulgazione, i social sono utilissimi. Ma quando vengono utilizzati come valvola di sfogo della rabbia e della frustrazione (con tanto di offese, linciaggi e bullismi vari), questa distorsione diventa doppiamente dannosa: per chi la riceve e per chi la esercita, perché anche quest’ultimo non ne avrà alcun beneficio. Dopo la soddisfazione momentanea piomberà nella solita melma di livore.

Con questo romanzo hai concluso la trilogia dedicata al tempo. Cosa ti prefiggevi ?Rispetto all’idea iniziale hai cambiato qualcosa in itinere?Com’è il tuo rapporto con il tempo?
Mi prefiggevo di liberarmi del demone del tempo e in questo senso ho miseramente fallito. Continuo a pensarci, a inseguirlo, a contarlo, a organizzarlo, a tentare di acchiapparlo, di tuffarmici dentro, di scandagliarlo, di precipitare con lui. Ma il tempo, tranne in rarissimi, surreali momenti, riesce sempre a sfuggirmi.

Una delle risposte nascoste da trovare era : il tempo non esiste. Nei sei convinta? Non esiste in assoluto? E’ solo una nostra proiezione o percezione? Cioè esiste solo in quando esistiamo noi che siamo caduchi?
No, assolutamente. Io non sono convinta di niente. Quella frase appartiene a Mathias e la formula in un momento in cui è disorientato e dubita di tutti, perfino di se stesso. I suoi sogni lo stanno abbandonando, la donna di cui è innamorato pure. L’immagine del nonno, la persona per lui più importante sulla faccia della terra, vacilla anche come ricordo. Il suo mondo è sovvertito, quindi mette in discussione anche ciò che, fino a quel momento, è stata la sua bussola e la sua principale speculazione: il tempo. Io talvolta l’ho pensato, ho pensato cioè che il tempo sia solo una nostra invenzione, l’unico modo che abbiamo per registrare lo svolgersi ineluttabile degli eventi, l’unico metro calibrato sul mutamento. Ma poi mi sono ricreduta, sempre senza convinzioni. Però ti devo fare i complimenti, perché in pochissimi sono riusciti a decriptare quel passaggio!

mariluA un certo punto del romanzo Marina chiede a Mathias ” Cos’è la passione”? Per Marilù Oliva, cos’è la passione? Cosa rappresenta la scrittura per te?
La scrittura è una dannazione e una passione. Ho utilizzato queste due parole perché le componenti di entrambe implicano un fuoco ambivalente: da un lato ti corrode, dall’altro ti accende. Da dove nasca questo amore che ti divora, ti brucia e ti dà vita, lo spiega bene Italo Calvino quando dice: “Tutti abbiamo una ferita segreta per riscattare la quale combattiamo”.

Il tuo è un noir particolare, come lo definiresti?
Forse “Questo libro non esiste” è un noir esistenziale. “Lo Zoo” era un noir sperimentale e “Le Sultane” un noir grottesco.

A ogni libro cambi e amplii registro, tematico e sintattico. Per essere una donna, e pure italiana, ne fai di cose…
Cosa rispondi a chi sottovaluta e relega le donne scrittrici in secondo piano?
Tante cose. Ad esempio, rispondo con progetti scolastici che porto avanti non solo nelle mie classe. Rispondo anche con un monitoraggio costante della situazione odierna a proposito della disparità di genere su diversi fronti (dalla questione occupazionale all’allarme femminicidio al gender gap etc), situazione conclamata da statistiche, sondaggi e tirate d’orecchie anche da parte di organizzazioni internazionali. Rispondo inoltre denunciando alcune situazioni irregolari, ma anche sollecitando il dibattito, sia con una rubrica che curo su Libroguerriero:https://libroguerriero.wordpress.com/category/chi-dice-donne-dice-danno/ sia con interventi diretti, come questo articolo apparso sul messicano Jornada Semanal o questo video-documentario, realizzato con Elena Araldi e Kinedimorae.

All’inizio del libro, dici che gli scrittori più che essere uniti da amicizia sembrano condividere una militanza e amano stare in compagnia dei loro simili per discorrere di libri. Qual è il tuo rapporto con i colleghi?
Dipende dai colleghi. Se cerco di allontanarmi da quelli che reputo troppo autoreferenziali o presuntuosi o prepotenti (dal mio punto di vista, quindi, chiaramente discutibile) devo dire che, nel mondo della scrittura, ho avuto la fortuna di incontrare alcune persone meravigliose che sono diventati molto importanti per me, si tratta di autori e autrici bravissimi, ma soprattutto di un’immensa portata umana: Maurizio de Giovanni, Matteo Strukul, Romano De Marco, Lorenza Ghinelli, Camilla Ghedini. E la lista non finirebbe qui .

Cosa ci regalerai in futuro? Con che inventio fregherai Guy de Maupassant che, come riporti nel romanzo, afferma che “non esiste una frase, una pagina che non si trovi già pressoché uguale da qualche parte?
Ora sto lavorando su più fronti a nuovi progetti. Anche in questi tengo ben presente che, per fregare Guy de Maupassant, bisogna sostanzialmente lavorare di serietà. Onestà verso il lettore ideale (ogni scrittore ha un diverso lettore ideale: il mio, ad esempio, è agli antipodi di chi ama le Cinquanta sfumature), tentare di proporre storie significative, personaggi sentiti, non scrivere per atteggiarsi, ma per comunicare e cercare una propria voce. Farlo anche attraverso l’empatia, la fantasia, senza trascurare le coerenze, senza ammorbare il lettore con i nostri fantasmi, cercando ogni volta di metterci in gioco. Questa è l’onesta che sottoscrivo nel mio personale patto col lettore, al di là delle storie e dei libri pubblicati. Non so se l’impegno professato verso l’onestà dia i risultati sperati, certo è che ogni volta provo con dedizione ad osservarla.

 

Cristina Aicardi

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