Premio Scerbanenco: Nero a Milano di Romano De Marco premiato come romanzo più votato dai lettori

Riconferma per Romano De Marco : con Nero a Milano , Piemme, vince per la seconda volta  il Premio per il romanzo più votato dai lettori.
MilanoNera ripropone l’intervista realizzata in occasione dell’uscita del libro, che ci dà anche modo di parlare di Andrea G. Pinketts, ricordato durante la presentazione dei finalisti dall’amico Andrea Carlo Cappi.

download (3)Ciao Romano, bentornato su MilanoNera,
vorrei partire da una delle persone a cui dedichi il libro. Ci regali un tuo ricordo di Andrea G. Pinketts?
Ho conosciuto Andrea nel 2008, me lo presentò Raul Montanari, in una serata che facemmo insieme io, lui e Mauro Marcialis a Parma. Stava per uscire “Ferro e fuoco”, il mio primo romanzo, nel giallo Mondadori e avevo preparato un booktrailer molto adrenalinico che iniziavo a presentare in giro proprio grazie a Raul che mi portava con lui in alcuni eventi. Andrea si innamorò di quel filmato di tre minuti scarsi e, da allora, volle leggere tutti i miei romanzi che gli mandavo regolarmente appena usciti. Li apprezzava molto, soprattutto quelli più “pulp”. Ricordo una sua telefonata alle due di notte (stavo dormendo, temetti qualche disgrazia) per dirmi che “Milano a mano armata” gli era piaciuto tantissimo. Per il suo orologio biologico, probabilmente era pieno giorno… Quella volta mi rimproverò per una scena di sesso a tre che avevo lasciata a metà nel romanzo, contando sul fattore immaginazione. Non starò a millantare chissà quale legame speciale con lui, già in troppi si accalcano intorno alla sua memoria per trarne un qualche vantaggio. Era un uomo buono e generoso. Eccessivo e, a volte, sconclusionato, ma non perdeva mai la sua genialità, la sua ironia, sempre condita da un pizzico di malinconia. E quella tenerezza tipica nei duri dal cuore d’oro, una razza ormai estinta. Su alcune cose era anche molto ingenuo. Ricordo chiacchierate lunghissime che facemmo sull’amore e sull’amicizia, ma le terrò per me. Serberò sempre, di lui, un bel ricordo, il ricordo di una persona buona, generosa e sfortunata.

78636553_10221011189376140_7131248936752250880_oCon Nero a Milano torni a ambientare i libri in una città che ti ha adottato, almeno letterariamente, e che tu sembri conoscere benissimo. Che differenze ci sono tra ambientare una storia a Milano piuttosto che a Roma? Che differrenze “noir” hanno queste due città?
Milano e l’unica vera realtà metropolitana Italiana. Ci puoi ambientare una storia d’azione, di criminalità internazionale, un thriller ad alta tensione… Da Scerbanenco fino a Sergio Altieri e Stefano Di Marino, ho imparato che è la città più adatta per una storia “crime” ad ampio respiro e libera da limiti di genere troppo stretti. A meno che tu non voglia puntare sul fattore atmosfera, tipico dei noir alla francese. A quel punto vanno benissimo i portici di Bologna, le nebbie della bassa o il porto di Genova. Ma quel tipo di narrativa, benché ne abbia profondo rispetto, non fa per me, né come autore né come lettore. Roma è il caos. Roma è confusione, intrigo, decadenza e disfacimento, sia urbanistico che morale. Ma è, allo stesso tempo bellezza infinita e misteriosa. È perfetta se devi parlar di amore, di solitudine, di caos esistenziale. È per questo che vi ho ambientato SE LA NOTTE TI CERCA, che trattava proprio questi temi.

Sorvolerei molto sulla trama per non togliere il gusto della lettura di un thriller appena uscito,, ma vorrei soffermarmi su alcuni concetti che credo fondamentali del tuo libro e che lo fanno andare ben oltre il genere ,vorrei che tu li commentassi brevemente
– L’amicizia
L’amicizia è qualcosa a cui non ho mai creduto ma della quale non posso fare a meno. Un po’ come l’amore. Sì, ha un ruolo fondamentale nelle dinamiche di questo romanzo e dei precedenti con questi personaggi.

-L’emarginazione, la non accettazione di chi non è omologato
Certo, è un tema centrale nel romanzo, parte dal personaggio di Davide Prandi, un ragazzo diciottenne che soffre di una sindrome particolare, un disagio psicologico poco noto ma che lo rende diverso rispetto agli altri e quindi destinato a vivere da emarginato. Una emarginazione che sceglierà volontariamente di accentuare fuggendo di casa e andando a vivere da clochard.

– Il dolore e la malattia
Il romanzo affronta il tema di quanto sia lecito rispettare la scelta altrui di vivere la malattia a proprio modo, anche rinunciando a curarsi.

– la solitudine
Questo è un tema SEMPRE presente nelle mie cose. Del resto, dal mio punto di vista, è una condizione esistenziale alla quale siamo destinati tutti.

– il senso di colpa
Faccio parte di quella generazione che ci sguazza nel senso di colpa. Io provo senso di colpa per tutto. Per il riscaldamento globale, per l’infelicità del prossimo, per le guerre nel mondo. Figurati rispetto al dolore delle persone ce mi sono vicine. Quindi sì. Senso di colpa a gogo’.

– il concetto di condivisione e il rifiuto dell’indifferenza.
Se intendi la volontà di fare, di rifiutare l’immobilismo e la passività, di agire sempre e comunque nonostante solitudine, senso di colpa e tutto quello di cui sopra, allora sì. I miei uomini, benché messi male dal punto di vista esistenziale, sono e restano uomini d’azione,

– I limiti e il loro superamento
Soprattutto dal punto di vista etico e morale, Sì, è un tema molto presente nel romanzo.

– Concetto di giustizia “giusta”
Vedi sopra.

Se affermassi che il messaggio, o uno dei messaggi, del tuo romanzo è : non giudicare e non cercare di cambiare gli altri sbaglierei?
No, non sbaglieresti. E mi fermo qui, perché altrimenti, con una domanda simile, dovrei scrivere per ore…

Un giallo articolato e ben congegnato, una trama veloce e intrigante, personaggi che piacciono e… una vena di amarezza che sottende tutto. Queste sembrano essere le caratteristiche di tutti i tuoi libri…
Devo dire che i romanzi della serie NERO A MILANO (“Io la troverò”, “Città di polvere”, “Nero a Milano” e il prequel “Milano a mano armata”) sono quelli che mi rappresentano di più, sia come uomo che come scrittore. Ho scritto e scriverò ancora anche altro perché mi piace variare, non rischiare di ripetermi e annoiare i lettori. Voglio continuare ad alternare questa serie con cose più “mainstream” (sempre nell’ambito del genere) con romanzi come L’UOMO DI CASA, che è andato molto bene ed è uno dei miei più venduti. Ma la mia anima più vera, più sincera, è e rimarrà sempre nelle storie di Luca Betti e Marco Tanzi, che seguono esattamente lo schema che hai riassunto nella tua domanda.

Nel libro di sono alcune scene di combattimento. Come procedi nello scriverle? Le immagini solo o in qualche modo le mimi anche?
Immagino le grasse risate che ti fai nell’immaginarmi mentre combatto da solo nel mio studio prima di scrivere una scena… ( è vero, ndr, me lo immagino)Tipo il finale di fight club… No, non arrivo a tanto. In realtà le copio letteralmente da sequenze di film d’azione che tengo a mente o che vado a riguardare all’occorrenza.

Qualche domanda più leggera ora:
tra le righe metti a volte qualche riferimento ai tuoi romanzi precedenti, qui ne ho trovato uno, ce ne sono altri che mi sono sfuggiti?
Sì, ci sono riferimenti a quasi tutti i miei romanzi precedenti… A parte, ovviamente, richiami ai primi due della serie (e al prequel) si parla esplicitamente della vicenda narrata in MORTE DI LUNA (Feltrinelli 2015). Come sempre, però, non sono riferimenti che pesano sul lettore. Non è affatto necessario aver letto quei romanzi, ogni mia storia è una storia a sé, ha un inizio e una fine, compie una parabola narrativa completa e autoconclusiva. Tu te ne sei accorta perché quel romanzo lo avevi letto, ma per il lettore occasionale, quel riferimento, può essere un semplice dettaglio, raccontato fuori scena, di un evento passato che serve a chiarire meglio il presente.

Hai letto le 1173 pagine del libro che metti sul comodino di Luca Betti, l’ultima vedova sudista vuota il sacco?
Sì, romanzo straordinario, geniale, tradotto egregiamente da Raul Montanari.

Ovviamente i personaggi dei libri, anche quelli minori, svolgono dei lavori e sta all’autore sceglierli: medici, avvocati, impiegati, camerieri, autisti… Tutto bene finché non si arriva a: addetto al trattamento galvanico di zincatura trivalente gialla o nera. Che è? Che ti eri bevuto? ( lo dico col sorriso, ovviamente)
No, in realtà è un lavoro che esiste davvero… Un lavoro da operaio specializzato in uno stabilimento di quel tipo. Sono reminiscenze della mia attività di responsabile di ufficio tecnico, di qualche anno fa…

Sei in pericolo: chi chiami in aiuto Betti o Tanzi?
Beh, Tanzi, ovviamente… anche perché Betti sono io, che faccio, mi chiamo da solo???

Mi dai un aggettivo per ognuno dei due?
Te ne do tre per ciascuno, ma sono ancora pochi perché sono uomini molto complessi e contradditori:
Betti: malinconico, testardo, fragile
Tanzi: disincantato, nichilista, granitico

Qual è il tuo sogno da scrittore ancora da realizzare?
Vendere un sacco di copie e guadagnare un sacco di soldi. Magari con una serie TV di successo tratta dalla serie NERO A MILANO.izzata in occasione dell’uscita del libro.

MilanoNera ringrazia Romano De Marco per la disponibilità.

Cristina Aicardi

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