Breve intervista a Paolo Roversi, da pochi giorni in libreria con il suo nuovo thriller, Psychokiller, SEM; e da oggi nuovamente al timone della quattordicesima edizione del NebbiaGialla Suzzara Noir Festival. Se passate, lo trovate lì fino a domenica 2 febbraio.
Com’è nata l’idea di Psychokiller?
Durante un’afosa estate di alcuni anni fa. L’idea iniziale era quella di un serial killer che sfidava la polizia e che era sempre un passo avanti a loro… Da lì poi sono nati i personaggi e la trama
L’ombra del grande Hitchcock si affaccia sin dal titolo e l’ho trovata presente in diverse scene, soprattutto nel finale. Credo sia un romanzo che potrebbe avere facilmente una trasposizione cinematografica. Sei d’accordo?
Assolutamente sì. Come sapete però non dipende da me che questo progetti si realizzi ma molti produttori lo stanno già leggendo…
La squadra di Messina e del commissario Ruiz è composta da personalità molto particolari, ma indubbiamente abili poliziotti. Come sono nati questi personaggi?
Volevo creare una squadra in cui ognuno avesse qualcosa da nascondere, un lato oscuro. Ho attinto a piene mani dalla cronaca e dai classici temi noir per caratterizzarli.
Dopo Addicted, Psychotriller: cosa ti ha spinto a passare dai gialli classici della serie di Radeschi a thriller adrenalici come questi?
La voglia di cimentarmi con storie completamente nuove, ricche di suspense e che non coinvolgessero il mio eroe seriale.
Ci sono meccanismi del genere crime di oggi che secondo te bisogna assolutamente rispettare? Esistono differenze sostanziali rispetto ai dettami del genere classico e tradizionale?
Mai barare col lettore e cercare di fornirgli sempre tutti gli elementi per arrivare alla risoluzione del caso prima dell’ultima pagina.
Un’ultima domanda: ritroveremo in futuro la profiler Gaia Virgili, protagonista di questo libro?
Mi piacerebbe ma è ancora prematuro per dirlo: vediamo se accoglierà il favore del pubblico ok?
Paolo Roversi presenterà Psychokiller, SEM, sabato 1 febbraio alle ore 12