Quello che l’acqua nasconde



Alessandro Perissinotto
Quello che l’acqua nasconde
Piemme
Compralo su Compralo su Amazon

“Quando tuo marito non è quello che pensi“
Edoardo Rubessi è un genetista di fama mondiale, un probabile premio Nobel. Quando, dopo trentacinque anni trascorsi negli Stati Uniti, torna nella sua Torino, tutti lo accolgono come colui che ha il potere di cambiare il destino dei bambini malati: tutti tranne il vecchio. Il vecchio è un uomo venuto dal passato, da quegli anni di piombo che Edoardo credeva di aver lasciato dietro la porta chiusa di una vita precedente. Ma basta una minuscola fenditura nel legno di quella porta perché il dolore e i misteri imprigionati per decenni escano in un soffio violento che investe Edoardo, e che fa vacillare la fiducia che sua moglie, Susan, ha sempre avuto in lui. E sarebbe bello poter liquidare il vecchio con una battuta, dire che è solo un mitomane, ma Susan non ci casca: il vecchio ha lo sguardo di chi sa farsi ubbidire, lo sguardo di un Lagerkommandant, e Susan quel lager domestico, quell’orrore alle porte di casa dovrà esplorarlo mattone per mattone prima di scoprire chi è veramente suo marito. (dalla seconda di copertina)
Torino come set di un thriller che fa pensare a “Sliding doors” nel senso che giri per le strade, guardi i palazzi, ammiri i luoghi della vecchia nobiltà ma basta un attimo ed una guida sapiente e finisci in un altro tempo, entri in un ex manicomio, solchi i segni sbiaditi del campetto da calcio di un oratorio, arrivi come in un flash sotto i portici di via Po dove tanti e tanti anni prima è stato ritrovato un uomo, bruciato vivo. Dalla copertina blu con in primo piano la foto di bambino per il lettore il libro di Alessandro Perissinotto, “Quello che l’acqua nasconde” (PIEMME), è tutto un susseguirsi di domande inquietanti e scoperte in cui chi sfoglia le pagine è vero protagonista insieme ai due incaricati di svelare la vera storia e identità di Edoardo Rubessi. Un vecchio compagno di oratorio, Aldo, e la moglie del medico, Susan, vanno a caccia delle cose non dette da Edoardo, che si nasconde anche dietro un nome diverso da quello di nascita, e, come in un Inferno dantesco, scendono un girone dopo l’altro sempre più giù verso il dolore e l’orrore e nel contempo ritessono la tela della vita di Edoardo che l’uomo ha volutamente sfilacciato per tutta la sua esistenza .
Un vecchio, che ricorda Caronte, ogni mattina si fa trovare davanti all’ospedale di Torino dove Edoardo lavora. Lo guarda, non si parlano mai ma una volta il vecchio, che sembra proprio uscito dall’inferno, gli chiede “dov’è?”. Attorno a questa domanda ruota tutta l’ultima parte del thriller che mescola la vicenda del Rubessi alla triste vicenda degli esuli istriani, alle sventurate vite dei giovani che andavano a finire in un luogo di contenzione nelle mani di sadici dottori che usavano l’elettroshock ed ancora i fatti criminali e di violenza politica che caratterizzarono gli anni Settanta a Torino.
C’è molto nel romanzo di Perissinotto, autore dotato di una rara capacità descrittiva “pittorica” che infila il lettore direttamente nelle sue scene come se tra le sue righe si nascondesse uno strumento per il teletrasporto ed è anche abilissimo negli incastri narrativi.
Il lettore termina il libro con il desiderio di saperne di più su tutti i temi affrontati nel romanzo e con la sensazione di non esser mai riuscito ad afferrare il bandolo della matassa, complice la maestria dello scrittore. Da leggere e rileggere.
Annalisa Stancanelli

Annalisa Stancanelli

Potrebbero interessarti anche...