Questo è il mio sangue



bortolotti
Questo è il mio sangue
Colorado Noir
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“La violenza, ricordate, è comunque al di sopra di tutto” disse un giorno, sorridendo sardonico , il maestro Zen Taiten Guareschi, gelando leggermente, come è solito fare, l’atmosfera austera del monastero Fudenji. Certo che si trattava della sua ennesima provocazione. Taiten usa il suono delle parole, a volte, o peggio il rumore, per creare riflessione o pensieri forti. E così, quando mi capitò tra le mani “Questo è il mio sangue”, del giovane (ma già segretario dell’associazione scrittori di Bologna presieduta da Carlo Lucarelli) scrittore bolognese Matteo Bortolotti, , mi tornarono in mente le parole del maestro. O meglio, mi tornò alla mente, questo genere di riflessione. Proprio perché il protagonista di questo romanzo, un ex prete che potrebbe, in caso di riduzione cinematografica (che ci starebbe pure) essere interpretato da Bruce Willis, mena cazzotti di quelli tosti se non addirittura manganellate in puro acciaio inox, frequenta ex compagni di cella, vagamente psicotici, come l’albanese Milan Cusic, ed è al servizio della faccia oscura del Vaticano. Detto così potrebbe, paradossalmente sembrare, secondo gli schemi del noir e nonostante l’originalità dell’invenzione, addirittura un po’ scontato, ed anche un po’ forzato, ma è proprio qui che Matteo Bortolotti vince la propria scommessa, mantenendo un ritmo coinvolgente dall’inizio alla fine, producendo atmosfere credibili in una Bologna che esiste comunque la si pensi <… Tutti hanno bisogno di spostare il nemico lontano perché fa paura sapere di avercelo sotto casa. Invece, Satana, sta sotto i nostri piedi, nelle nostre scarpe…> e tenendo ben spalancata la mente del lettore su continue riflessioni a margine, intelligentemente provocate, e non semplicemente raccontate, che consegnano un valore aggiunto, impareggiabile, ad un romanzo già gradevole di suo. La sottile linea che separa il bene dal male ha occupato la letteratura del sempre, da sempre, ma questa volta ce ne parla Bortolotti, interpretando, tecnicamente, il ruolo del narratore in un modo astuto e che diverte. Chissà se Walter Maggiorani, “Maggio” per gli amici, tornerà alla ribalta, questo devono esserselo chiesto tutti, così come tornano, per fortuna, gli amici Soneri, piuttosto che Lazzaro Santandrea, o Loris Sebastiani ma, e di questo ne sono certo, avremo ancora a che fare con Matteo Bortolotti, promessa ormai mantenuta del panorama letterario italiano.
Noir o non noir… Che, in tutta sincerità, a me importa ben poco, conoscendo, così come il buon Oscar Wilde, due soli generi di letteratura: quella buona e quella cattiva. (andrea villani)

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