Raul Montanari reloaded

Domani sarà in libreria il nuovo romanzo da Raul Montanari, La prima notte, edito da Baldini Castoldi Dalai. In quest’intervista qualche anticipazione…Quando trovi il tempo per scrivere e come scrivi?
La scrittura per me viene prima di qualsiasi altra cosa, adatto gli altri impegni alla scrittura. Il tempo per la scrittura vince sugli altri tempi nella vita. Scrivo direttamente con il computer. La mia calligrafia è illeggibile anche per me, faccio molta fatica a scrivere con la penna. Ho iniziato a scrivere a 4 anni, questa della disgrafia pare sia una caratteristica dei bambini precoci e con un alto quoziente di intelligenza. Speriamo.

Che opinione hai degli agenti letterari? Ne hai uno?
Non ho un agente ma ho una buona opinione degli agenti letterari. Quando ho iniziato io questa figura era rarissima. Le mie prime proposte editoriali risalgono a metà degli anni Ottanta.
Allora si usava leggere tutte quante le opere di un scrittore, creare un dialogo partendo da questo e tampinarlo, fino a quando ti presentava a un editore. Io l’avevo fatto con Giovanni Testori che mi ha portato in Garzanti, però il mio primo romanzo è stato pubblicato da Leonardo.
L’editor della Garzanti che non lo aveva preso era Pietro Gelli, che poi andò alla Baldini & Castoldi e curiosamente fu quello che mi portò da questo editore, con il quale ho pubblicato sei romanzi.
Un altro scrittore che mi ha aiutato con molta tenerezza e intelligenza è stato Aldo Busi.
Oggi consiglio a tutti di passare attraverso un agente, è più pratico.

Favorevole o contrario ai premi letterari?
Hai mai partecipato? Sono state esperienze positive?
Favorevole, anche se purtroppo i maggiori sono gestiti in modo scopertamente mafioso. Sono molto favorevole ai premi medio-piccoli in cui si vede che c’è qualità nel giudizio sui testi.
La funzione più interessante dei premi è quella di scouting, quindi meglio i premi per inediti o per esordienti. Io sono presidente della giuria del premio letterario Straparola di Caravaggio, un premio per racconti inediti dove faccio la dittatura della qualità. Sono anche giurato storico del premio Subway Letteratura. Per quanto riguarda me, ho vinto il premio Linea d’ombra e il Fiesole e sono stato finalista dei premi Nazionale di Narrativa Bergamo e Settembrini, più qualche altro che non ricordo.

La più bella soddisfazione avuta come scrittore?
Ogni volta che un lettore qualificato (critico, scrittore) o un lettore normale mi dice: “questa cosa non l’avevo mai pensata prima” oppure “questa cosa l’ho sempre pensata ma non avevo le parole per dirla”

Per cosa faresti carte false (editorialmente parlando)?
Come tutti gli scrittori mi piacerebbe vendere moltissimo, miliardi di copie, ma senza pagare nessun costo artistico, rimanendo me stesso. Rinuncerei a guadagnare soldi da queste vendite, si tratta solo della gioia di vedere la tua voce amplificata.

Che cosa fai nel tempo libero?
Ho un paio di vizi: la musica e il sesso. E un paio di hobby: mi piace girare in bici per Milano e pescare. Non a Milano, ovviamente.

Un segreto che non hai mai svelato a nessuno…
Una volta ho molestato una donna in chiesa. Avevo 13 anni e le ho alzato la gonna. Non dimenticherò mai l’espressione del suo viso, stupito, incredulo, turbato. Era adorabile! E non mi ha neanche tirato un ceffone in faccia.

A chi devi dire grazie?
A tutti quelli che mi hanno aiutato perchè mi avevano letto e non perchè mi avevano conosciuto. Per esempio Giuseppe Pontiggia, che abitava a poche centinaia di metri da me eppure non ci siamo mai incontrati.

Chi deve dire grazie a te?
Per esempio Luca Ricci, Valentina Maran, Zelda Zeta, Anna Spissu, Romano De Marco, tutte persone che ho aiutato perché amavo la qualità della loro scrittura. Alcuni sono stati allievi dei miei corsi, altri li potrei definire “discepoli”, come Ricci e De Marco, persone che ho seguito fuori dal rapporto docente-studente. Ci sono anche situazioni diverse, come quella di Mauro Marcialis, Alessandro Zannoni o altri che ho aiutato senza entrare nei loro processi creativi. O più nascoste: ad esempio Pietro Grossi ha pubblicato in Germania anche perché avevo dato un parere favorevole all’editore. Quando ho dato questo parere non avevo mai visto né sentito né scambiato una mail con Pietro Grossi.

Cosa stai scrivendo?
Il 13 maggio uscirà il mio prossimo romanzo, “La prima notte”, e sto preparando quello per il 2009.

Puoi darci qualche anticipazione su “La prima notte”?
Si tratta di un libro composto da 19 capitoli, i primi 18 sono puro dialogo senza didascalie. Una scommessa vinta facilmente, perché il lettore si adegua subito. La vicenda si svolge a Milano a marzo 2008: una ragazza e un uomo trascorrono la loro prima notte insieme. Fanno l’amore, mangiano, dormono, si scambiano tenerezze. E parlano. E’ soprattutto lei, Irene, a parlare: racconta al suo amante la storia straordinaria della sua vita, segnata da eventi a volte comici, spesso drammatici, eppure tutti vissuti e narrati con una leggerezza sorridente e irresistibile. Partito da un oscuro, remoto fatto di sangue, il suo racconto finisce per disegnare un quadrilatero amoroso, in cui Irene si confronta con un marito ambiguo, un amante geloso, un misterioso e innamoratissimo persecutore. La tensione sale fino a precipitare verso una conclusione inattesa, dove i conti in sospeso con il passato vengono chiusi, ma il futuro è ancora tutto da inventare. E solo nell’ultimo capitolo scopriremo chi è lui: l’uomo che con tanta passione ha vissuto con Irene queste ore.
Si tratta di un romanzo anomalo e sorprendente, la suspense più che per evocare ombre e minacce viene usata per trascinare il lettore in un’indagine attualissima sul rapporto fra uomo e donna. Uno sguardo illuminante sulle diverse facce di una maschilità in crisi, capace di ritrovarsi solo quando accetta la sfida, tutta femminile, di ascoltare le proprie emozioni più vere. Un tragico, selvaggio, gioioso inno alla vita.

Ambretta Sampietro

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