Reo confesso – Valerio Varesi



Valerio Varesi
Reo confesso
Mondadori
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“Solo lasciandosi avviluppare dalla noia è possibile sperimentare il sussulto vitale dello stupore”.

Camminando nel parco della Cittadella di Parma Il commissario Franco Soneri vede un fagotto immobile su una panchina: un uomo, forse un morto? Si avvicina con compassione e si accorge che l’uomo è vivo. Un tipo eccentrico che stava facendo un esperimento: voleva verificare se qualcuno si sarebbe interessato a lui, ma la gente passava, indifferente o imbarazzata, senza mai fermarsi. 
E poi confessa al commissario di aver ucciso un uomo.
Soneri si trova così catapultato in una situazione paradossale che lo lascia stupefatto e incredulo: da una parte proprio questo stupore è il motore che gli ridà slancio contro la noia della vita, dall’altra lo impelaga in un’indagine che parte a rovescio. Non è lui a catturare il colpevole, ma è il colpevole che gli confessa il delitto, fornisce ogni particolare, il luogo, l’arma, perfino i moventi – l’indignazione, la rivolta, il senso di giustizia -. Ma Soneri non si fida delle cose troppo facili.
Roberto Ferrari, sessantotto anni, è un uomo mite, imperturbabile, non ha nulla dell’assassino, sembra “un eroe tragico sopraffatto dal caso“. Dice di aver ucciso, per una questione di principio, Giacomo Malvisi detto James, mai perseguito dalla legge per tutti i soprusi, le malefatte, i tradimenti, le ruberie che ha commesso in vita. Qualcosa non torna…
Due menti complesse, Soneri e Ferrari, si confrontano ragionando su argomenti filosofici, sociali, etici focalizzando l’eterno dilemma tra Bene e Male, dal confine fluttuante perchè uno si compenetra dell’altro, chiedendo flessibilità dove invece la legge è rigida.

Per buona parte dei casi vi sembra di fare giustizia, ma vi illudete. Spesso scambiate la vittima per l’assassino. Mancate di quella provvidenziale dose di scetticismo che vi distoglierebbe dall’apparenza per mostrarvi una realtà differente”.

Con questo nuovo libro, Varesi continua la sua indagine sulla società parmense: una provincia operosa e benestante, costruita da masse di contadini poveri che si sono spaccati la schiena per fondare imprese; da tanti furbi che hanno giocato con l’avidità per costruire società finanziarie che troppo spesso nascondono illegalità; da ex ricchi falliti che campano a stento dopo aver dilapidato fortune, ma anche da tante persone oneste che hanno lavorato e lavorano silenziosamente.
Nei suoi romanzi lo scrittore analizza spietatamente, con lucido disincanto, le ombre della società, toccando di volta in volta temi importanti: in questo libro c’è l’avidità che fomenta la truffa, un reato odioso perchè paralizza le vittime nel senso di colpa, nella disistima. È faticoso denunciare, affrontare la vergogna, e la polizia spesso non riesce a perseguire i colpevoli. 
Così, oltre al caso Ferrari, su cui continua a incaponirsi, Soneri si trova a dover investigare su una ventina di truffe commesse ai danni di imprenditori locali: i criminali sembrano essere inesauribili nelle idee e nei modi.
L’indagine si allarga come quando il Po esce dagli argini e dilaga nelle golene. 
Il commissario è preso in una rete strana, dove i fili si annodano in modo irregolare, si aggrovigliano, deve arrendersi alla casualità degli eventi mentre i media fanno a pezzi la sua credibilità. È scarico d’energia, sconfortato, la sua autostima scende a bassi livelli, non si sente più all’altezza degli impegni. Ormai vive in un incubo: anche il suo rapporto con Angela risente delle menzogne e del non detto in un caso dove lei è avvocato del colpevole e lui inquirente. Si sentono soli e distanti, incapaci di comunicare.
Se “neanche gli dei combattono Ananke“* Soneri dovrà rassegnarsi ad attendere che il Caso e la Necessità intervengano a mettere in moto l’indagine, poi la sua esperienza di vecchio cacciatore padano riuscirà a chiarire l’intrigo: si solleverà quella bruma che l’aveva avvolto, confondendo la verità, mentre la nebbia vera continuerà a velare la città, conferendo quell’atmosfera malinconica che gli abitanti superano godendosi la vita con il cibo, le donne e tutti i piaceri possibili. In questo romanzo, ambientato nel 2020 in piena pandemia, i parmigiani riescono perfino a scambiare battute e battutacce su virus, mascherine e divieti.
Dal 1998 a oggi Valerio Varesi ha scritto sedici libri con Soneri protagonista: un personaggio ruvido, solitario, malinconico, segnato dal dolore passato, che parla poco e riflette molto, con la lentezza necessaria. Indaga nell’anima della gente e anche in se stesso, è portato all’empatia e alla comprensione di vittime e colpevoli perchè vede spesso la colpa della società nei crimini su cui indaga. 
Come Varesi, che individua contraddizioni, ingiustizie, melma e ne fa il contenuto di romanzi in cui il giallo diventa pretesto di una narrazione profonda e meditata, di una lucida critica sociale che induce a leggere prendendosi il giusto tempo per riflettere. 
Perchè i romanzi di Valerio Varesi non sono libri di consumo, lasciano tracce, suscitano memorie, non si dimenticano.

*Simonide (VI-V a.C.)

Tiziana Viganò

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