Saggio su Jean Claude Izzo – 2.1 Il noir

Marinai perduti, scritto nel 1977, è il brillante esordio narrativo di
Jean-Claude Izzo.
In questo romanzo sono già sviscerati i temi che l’autore tratterà
nella trilogia noir (Casino Totale, Chourmo, Solea) con la quale
raggiungerà un successo vasto e tutt’ora in crescita.
La città, la povertà materiale e d’animo, gli scontri politici, il
sentire sociale, le storie intrecciate, complicate e contrastanti di
uomini che bevono pastis nello stesso bar, l’umanità esasperata, ma
mai ideologica -come sapientemente nota il curatore delle edizioni
e/o-, il cibo e i colori di Aglio menta e basilico. Marsiglia, il noir
e il Mediterraneo, gli odori e le loro evocazioni, la musica. La vita
in una parola.
Izzo in un’intervista racconta: “Mi dicono a volte che i miei libri
sono neri e pessimisti, ma il più bel complimento che spesso mi hanno
fatto è dirmi che quando si finisce di leggerli viene una maledetta
voglia di vivere”.
La forza narrativa di Izzo sta proprio qui, nella capacità di
attaccare il lettore alla vita anche quando tutto attorno sembra
marcescente attraverso una scrittura romantica e ritmata.
L’essenza del nostro tempo ci viene insegnata tramite gli occhi e le
parole dei personaggi izzoniani, che spesso camminano sulla confusa
battigia contesa da un mondo di truci omicidi e da un altro di amori
profondi, un confine che effettivamente abitiamo tutti noi.
Per questa ragione il lettore si immedesima nei personaggi e li
comprende, come Fabio Montale – protagonista della trilogia noir – che
vive con «i sentimenti a fior di pelle».
Il romanzo noir, qui, fa rivivere il fervore intellettuale che il
romanzo psicologico aveva risvegliato nel XVIII secolo: il concetto di
umanità, in senso illuministico, riacquista valore e la soggettività,
ovvero l’idea che ogni uomo debba prendere in mano la propria vita, è
spinta all’estrema conseguenza. L’intreccio tra vita pubblica e vita
privata che nacque appunto, in senso moderno, proprio nel 1700, si
chiarifica nella letteratura di Izzo; per salvaguardare il bene comune
bisogna che i cittadini coltivino uno spazio intimo riflessivo e
umano.
Come vivere nella verità, tra i segreti, i drammi personali e le
storie collettive? Come vivere umanamente? Izzo, Montale e gli altri
di Marsiglia si pongono tali quesiti che a ben vedere anche altri
scrittori -in una maniera diversa certo, ma con una simile intensità-
si sono posti.
Rileggendo la trilogia marsigliese ho sentito la stessa tensione
riflessiva che le confessioni più esplicite di Sabina e Franz ne
“L’insostenibile leggerezza dell’essere” di Kundera sprigionano con
forza dirompente. Il noir di Izzo non è un sottogenere e merita un
posto di primo piano nella letteratura contemporanea.

Continua…

giancarlo briguglia

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