Il sale della terra



James Lee Burke
Il sale della terra
Unorosso
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Definirlo un giallo probabilmente è riduttivo. Potrebbe essere un thriller con le tinte fosche di un noir nell’accezione più classica del termine.
Forse, invece, questo romanzo è un grande ritratto di una parte d’America, quella che dalla Louisiana arriva fino al Montana.
Il sale della terra
rappresenta anche una grande pastorale, nel senso più evocativo del termine.
Sì perché scorrendo queste pagine ci si scopre viaggiare in questi luoghi magnifici, in compagnia di personaggi che ormai sono parte integrante di una saga che parte da lontano e che lascia sempre con il fiato sospeso. Perché oltre ad avere qualcosa da raccontare, Lee Burke lo fa con una maestria che lascia davvero impressionati.
La sua prosa alterna passaggi degni di un copione cinematografico con altri di pura poesia descrittiva. Nel mezzo la storia, un assassino seriale che risponde al nome di Asa Surette che torna (quasi) dall’oltretomba pronto a scatenare l’inferno in terra. Ci sono ragazze violentate e poi uccise, tutori dell’ordine assoldati dai cattivi, riserve indiane depredate dai pozzi di petrolio e la coppia di detective Purcel – Robicheaux che non solo indagheranno su tutto questo ma si vedranno costretti a difendere i loro affetti più cari da un vortice di tensione e violenza via via crescenti.
“… ogni agente che ha svolto indagini su un abuso di minore ha conosciuto un lato dei suoi simili di cui non parla mai con nessuno, né con sua moglie, né con i suoi colleghi, nemmeno con il suo confessore o il suo barista. Certi fardelli non li fai ricadere sulle persone di buona volontà...”.
L’uomo del Monte avrebbe detto sì, Dan Peterson avrebbe confermato con un “per me numero uno”. Insomma, mettetevi comodi e versatevi un bicchiere di quello buono: nessuna alternativa sarà all’altezza dell’ultimo romanzo di James Lee Burke.

Marco Zanoni

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