Premessa.
Il giallo è un colore che talvolta filigraneggia tra le righe di una narrazione, senza che necessariamente debba esserci un morto ammazzato, sangue e frattaglie su mobilia art déco, o un’arma bianca nascosta nell’imbottitura di un orsacchiotto di peluche.
E la tensione che serpeggia tra le righe di questo straordinario lavoro di Giampaolo Simi non è differente da quella alla quali siamo stati abituati da Zia Agatha o da Nonno Arthur.
Se, poi, la narrazione riguarda le strade secondarie e tortuose del mondo editoriale, allora il plot diviene un gustosissimo itinerario tangente ad una spy story in cui falsità e menzogne poggiano su un architrave apparentemente debole, rappresentato da quel vorrei dirti ma non posso che consuma l’egopatia del ghost writer Gianfelice Sperticato.
Simi ha la capacità di strutturare un romanzo breve e malvagiamente ironico attorno alla morte inaspettata dell’autore del momento, un vero e proprio vuoto pneumatico mediaticamente gonfiato dalla propria tentacolare casa editrice quasi fosse un neonato Moravia.
Una godibile tensione va crescendo pagina dopo pagina, inchiodando il lettore che non può fare a meno di consumare le pagine avoriate da 70 grammi di Sellerio che, come in Ogni riferimento è puramente casuale (https://www.milanonera.com/ogni-riferimento-e-puramente-casuale-antonio-manzini/) propone al lettore una visione del mondo editoriale assolutamente tagliente, arguta, ma per nulla distopica (logorato aggettivo nelle sinossi di quarta dei libri da Autogrill).
Per accompagnare l’inchiostro dell’Autore non c’è migliore colonna sonora di un velenoso De Andrè, quello del giudice, del gorilla o di Carlo Martello, per generare una specie di sorriso davanti alle perfide invenzioni editoriali del direttore della leviatanica Idra Media Group che Giampaolo dipinge con imperturbabile lucidità.
Giuseppe Calogiuri