In attesa di averlo graditissimo ospite al Nebbiagialla, MilanoNera ha avuto la preziosa opportunità di porre qualche domanda a Gaetano Savatteri, attualmente nelle librerie con Il delitto di Kolymbetra che abbiamo recensito qui
Lamanna e Piccionello, una strana coppia o le due facce complementari di uno stesso personaggio?
Ogni coppia trova la sua identità, diversa dalla semplice somma dei suoi singoli componenti. Potremmo dire che Lamanna e Piccionello hanno due modi diversi di affrontare il contemporaneo: Lamanna è un post-moderno, Piccionello un pre-moderno. In fondo è quanto convive in ciascuno di noi, di antico e di moderno: internet e astrologia, smartphone e proverbi della nonna.
Sono nati da un parto gemellare o all’inizio c’erano un fratello maggiore, Lamanna, e uno minore e di contorno, Piccionello?
Nel primo racconto con Lamanna, “Il lato fragile”, uscito in un’antologia Sellerio nel 2014, Piccionello appariva ma in un ruolo più marginale, anche se tra i due c’è sempre stata una fortissima intesa. E infatti già dalla loro successiva avventura sono diventati inseparabili.
Piccionello, uomo antico e legato alle tradizioni, rappresenta la Memoria?
Forse rappresenta lo sforzo di custodire la memoria, la fatica di conservare una sapienza antica, fatta di conoscenza diretta degli uomini e delle cose, al di là del frastuono quotidiano. Non a caso Piccionello si difende vivendo senza computer, televisione o smartphone, rivendicando l’autenticità dei suoi giudizi. E anche dei suoi pregiudizi.
Il terzo personaggio dei tuoi romanzi è la Sicilia, descritta tra presente e passato, tra bellezza e abbandono. Un paese che può essere “ ferino e divino”. La tua Sicilia è specchio del paese?
Non sono stato io a descrivere la Sicilia come metafora. E qualcuno altro diceva che la Sicilia è un’Italia al cubo,nei suoi vizi e nelle sue virtù.
Per citare il libro, sei un siciliano da scoglio o da mare aperto?
Innanzitutto sono un siciliano nato a Milano, dove sono cresciuto fino a dodici anni. Vivo a Roma da venticinque anni. Direi che sono un siciliano per scelta.
Le numerose citazioni che punteggiano i libri di questa serie sono solo un vezzo che hai regalato a Lamanna o ti appartengono?
Mi appartiene il fatto di avere una buona memoria, e questo mi aiuta a ricordare pezzi di frasi, di libri, di canzoni. Per il resto penso alla scrittura dei libri di Lamanna al pari delle nostre pagine facebook o instagram, un luogo dove si alternano gattini, frasi celebri, poesie, ancora gattini, ricette di cucina, citazioni dotte, insulti e di nuovo gattini.
Come il tuo, quasi tutti i bestseller Sellerio sono connotati dalla “regionalità”: la lingua sicula di Camilleri, i toscanissimi vecchietti di Malvaldi, le case di ringhiera milanesi di Recami, gli sticazzi di Manzini, il “ quella roba lì” ripetuto spesso dal Monterossi di Robecchi. Perché secondo te questa particolarità che avrebbe potuto anche essere limitante ha invece contribuito a decretare il successo di tutti questi libri?
Posto che la regionalità è una ricchezza tutta italiana, purtroppo o per fortuna la sicilia linguistica è stata ricreata letterariamente da un maestro dell’invenzione come Andrea Camilleri. Per questo nei miei libri evito al massimo le frasi in dialetto, e quando sono obbligato a usarlo c’è sempre un Lamanna pronto a rimproverare Piccionello di “fare troppo il siciliano”. Cerco semmai di mantenere una sintassi, uno swing, un accento. Credo che per molti risulti esotico, come a me può risultare esotico il toscanismo di Malvaldi. Immagino che il successo stia qui: ritrovare l’esotico a pochi chilometri da casa nostra.
Nel libro descrivi uno scambio whatsapp tra Robecchi e Lamanna. Immagina invece uno scambio tuo con Lamanna. Cosa vi scrivereste?
Lamanna: ho letto il tuo libro.
Savatteri: grazie, ti sei piaciuto?
Lamanna: non mi somiglia per niente.
Savatteri: infatti, ho dovuto migliorarti.
Lamanna: quando esce il prossimo? Non vedo l’ora di perdermelo.
Savatteri: anche io ti stimo.
E se dovessi presentare un libro di Lamanna, come lo introdurresti?
Lamanna, disoccupato di successo, non ha bisogno di presentazioni. E’ l’unico caso di scrittore, assieme a Limonov, che vale molto di più come personaggio. Se volete sapere tutto di lui non leggete i suoi libri, ma i miei.
Lamanna scrive gialli postmoderni venati di ironia. Ti ci ritrovi anche tu?
Mi piacerebbe.
Qual è il ruolo dell’ironia in un giallo/noir?
Nei gialli Sellerio credo che sia l’ingrediente del loro successo. Una cifra mediterranea e molto italiana che stempera la materia. In alcuni casi potremmo parlare di vere commedie poliziesche.
Savatteri tra racconti e romanzi. Cosa ti diverte di più? E quanto ti diverti a raccontare di Lamanna e Piccionello?
Mi diverto sempre. I racconti, per come sono strutturate le antologie gialle di Sellerio, richiedono alcune regole di ingaggio date dall’editore, e questo rappresenta sempre una piccola sfida per chi scrive. Il romanzo è il luogo invece della libertà assoluta.
Da dove arriva il nome Suleima?
Sentito una volta per caso, mi ha colpito per la sua singolarità.
Hai mai studiato una lingua con l’ aiuto di una app?
Sì, lo spagnolo. Per andare ad aprire un chiosco di granite siciliane a Formentera. Ma con scarsi risultati, come si vede, sia per me che per Lamanna.
Quando hai pubblicato il primo racconto con Lamanna , avevi già in mente di scrivere il primo romanzo?
No, il racconto nacque su richiesta di Antonio Sellerio e non sapevo di scrivere un romanzo, anche perché non conoscevo abbastanza di Lamanna. Possiamo dire che Saverio, nel tempo, da semplice conoscente è diventato un amico: ora so molte più cose di lui e per questo posso scrivere dei romanzi. All’inizio non ne sapevo abbastanza.
L’appuntamento con Gaetano Savatteri è al NebbiaGialla Suzzara Noir Festival – Suzzara (Mn) – 1/3 febbraio
Info e programma qua
MilanoNera ringrazia Gaetano Savatteri e la Sellerio per la disponibilità.