Signoria di Jaume Cabré è un classico, non di quelli che finiscono nei manuali della letteratura storica o crime, ma di quelli che non appena letto non vedi l’ora di consigliare a tutti, per far scoprire un autore che sa essere davvero originale. Jaume Cabré ha costruito questo romanzo attingendo a molti generi letterari, senza prediligerne uno in particolare. Un “giallo storico atipico” lo si potrebbe definire, perché pur partendo dalla scoperta del cadavere della Desflors, prorompente e lussuriosa cantante lirica di origine francese, lo svolgimento della storia lascia alle spalle tutte le indagini che dovrebbero portare all’arresto del colpevole, perché un colpevole viene individuato già subito e lasciato morire in solitudine.
Siamo nella Barcellona di fine ‘700, in cui vengono descritti i molti vizi e le poche virtù della nobiltà catalana. Come si conviene ad un buon romanzo storico, si descrivono personaggi realmente esistiti, circondati da altrettanti inventati di sana pianta, tra matrimoni fedifraghi, musica e lirica come passatempo per riempire le giornate.
Il marchese Desrius, il più ricco di Barcellona, costretto su una sedia a rotelle a non andare al bagno da solo; Don Rafael Massò i Pujades, cancelliere del Regio Tribunale di Barcellona, il vero protagonista del romanzo, spia col suo cannocchiale la baronessa Gaietana Xerta, che sa della sua perversione e non fa nulla per allontanarlo, ma ama nei ricordi la sua Elvira, amante passionaria, soprattutto di orge. La moglie del cancelliere, Mariana, si consola nelle attività della sua confraternita che reca conforto ai condannati a morte.
Questo romanzo può essere diviso in due blocchi narrativi: il primo si sofferma sulla vicenda del povero Andreu, condannato ingiustamente per la morte della cantante lirica; il secondo si sofferma sul castigo che grava sulla testa del cancelliere del Regio tribunale, per un delitto che ha commesso in passato.
Si possono leggere tutti gli autori che hanno contribuito alla creazione di questo capolavoro di stile: dal Beccaria dei Delitti e delle pene al Diderot dei Gioielli indiscreti, dalla Commedia umana di Balzac alla figura del grande Inquisitore del Don Carlos.
“Insomma, A Barcellona non succedeva nulla. Tutto seguiva il suo corso, come l’acqua marrognola che scendeva dal torrente di Sant Miquel e sboccava nella Rambla, ricordando ai barcellonesi tante e tante settimane di pioggia”. Con questa citazione si può riassumere la forza dirompente di questo romanzo: una disincantata narrazione di una delle più consunte nobiltà europee, ricca di vizi e di atrocità morali, per cui l’uccisione di un’amante o di un giovane poeta innocente, sono soltanto un intervallo tra un’orgia e un banchetto, o un lasciapassare come un altro per raggiungere l’ennesimo gradino della scalata sociale per il potere.