MilanoNera incontra Sophie Hannah

In Italia per presentare il suo ultimo thriller Non è lui, la scrittrice inglese Sophie Hannah, già autrice degli apprezzati Non è mia figlia e Non ti credo, propone un romanzo dal ritmo incalzante in cui i delitti e le conseguenti indagini investigative sono intese come ricerca dentro la mente umana per capire i meccanismi scatenanti di un crimine.

Apprezzata scrittrice di gialli già tradotti in sedici paesi, poetessa e autrice di racconti con i quali ha vinto prestigiosi premi letterari tra cui l’ambito Daphne Du Maurier Festival Short Story Competition, con Non è lui, Hannah ha venduto oltre 200mila copie in un mese balzando in testa alla classifica dei best seller inglesi a pochi giorni dalla sua pubblicazione.
Sophie Hannah si dichiara avida lettrice di gialli.

Quali sono i suoi riferimenti letterari?
Leggo molto e quasi esclusivamente romanzi gialli. E’ facile dire quali libri si leggono ma è difficile capire quali romanzi hanno influenzato la mia scrittura. Sicuramente sono due i nomi che posso fare: Agatha Christie e Alfred Hitchcock.

Alla base del plot narrativo di Non é lui, c’é un segreto che, se rivelato, distruggerebbe il matrimonio e la famiglia di Sally Thorning. Sally, trentotto anni, abile professionista nel campo degli studi sull’impatto ambientale di nuove strutture, per tre giorni la settimana collabora con l’amica Ester alla Save Venice Foundation. Vive da sei mesi nella nuova casa a Monk Barn, col marito Nick, radiologo, e i due figli Zoe e Jake. La notizia della morte di Geraldine Bretherick e della figlioletta Lucy per un probabile caso di omicidio-suicidio, sconvolge la vita di Sally.
L’enigma che la terrorizza è il volto di Mark Bretherick che compare in tv. Sally ha avuto una breve relazione con Mark ma quell’uomo, distrutto dal dolore per la perdita di moglie e figlia, non è lui! Nello spazio temporale di dieci giorni, dal 6 al 16 agosto 2007, da quando Sally decide di saperne di più riguardo alla vera identità dell’uomo e comincia un’indagine personale, della quale informa con lettere anonime la polizia, alla conclusione delle indagini, Hannah costruisce una storia in cui segreti, scottanti rivelazioni e inquietanti misteri si susseguono creando suspence e tensione fino all’ultima pagina.

Il nucleo familiare con i suoi ritmi e abitudini, un microcosmo sociale nel quale avvengono anche atroci crimini, é l’ambito in cui la scrittrice fa sviluppare la storia per svelarne complessità, violenze, perversioni e disagi. Genitori assorbiti dal lavoro, madri stressate dalle esigenze dei figli, donne frustrate, mariti assenti, figli amati o sopportati, è in questa atmosfera che nasce il crimine.

I personaggi femminili che tanto si adoperano per il bene della famiglia sembrano fallire ma altrettanto perdenti ne escono gli uomini sia come mariti che come padri?
Tutti i personaggi femminili cercano di essere delle buone madri e fanno del loro meglio per riuscirci. Sally cerca di essere la madre migliore e anche Geraldine tenta di farlo anche se è più egoista come donna, mentre la voce narrante del diario è la prospettiva più negativa. Gli uomini invece non ne escono vincenti, anzi, Nick sembra essere più un terzo figlio che un marito per Sally, ha bisogno di lei per risolvere qualsiasi problema e non si assume le sue responsabilità. Mark si rende conto di essere stato assente dalle vite di moglie e figlia solo dopo la loro morte e Jonathan non è capace di salvare la sua famiglia dal disastro. Nel romanzo tutti i personaggi sono un pò vincenti e un pò perdenti.

Del caso del supposto omicidio-suicidio si occupano l’intuitivo detective Simon Waterhouse e la sua squadra capitanata da Sam Kombothekra subentrato alla collega Charlie che da un anno aveva chiesto trasferimento in un altro settore investigativo. Simon era stato legato sentimentalmente a Charlie, ora “senza di lei si sentiva sempre più tagliato fuori, sempre più irragiungibile dal resto degli esseri umani”.

Simon afferma “di essere nauseato dalla propria insensibilità di fronte all’orrore” che vede quotidianamente nel suo lavoro. E’ un duro ma sembra spiazzato di fronte a Charlie. Com’è questo personaggio?
Il detective Simon è un personaggio molto riservato nessuno sa quello che lo muove veramente. Non si sente a proprio agio quando deve pensare a se stesso o ai propri sentimenti, pensa sempre a ciò che provano gli altri e Charlie è la cassa di risonanza dei suoi pensieri. Si sente abbandonato da lei e le chiede di sposarlo per averla sempre accanto a sé.

In Non è lui l’amore è presentato sotto varie forme: filiale, materno, paterno, passionale o egoistico e la morte é strettamente legata all’amore fino ad esserne una conseguenza. E’ così?
E’ vero. La morte compare nei miei romanzi. Perché a me interessa il crimine e il mistero, e per questo la devo inserire. Nei romanzi gialli bisogna mettere un omicidio, una morte nella trama, ma a me non interessano i delitti di per sé, io sono interessata ai rapporti interpersonali che portano a questo tipo di situazione e quindi a commettere un delitto. Molto spesso dentro la mente di un criminale si nasconde un rapporto d’amore finito male ed io cerco di capire come diversi tipi di storie d’amore possano generare situazioni pericolose che conducono alla morte.

Le indagini si svolgono con sopralluoghi continui nella casa dei Bratherick, nel cui giardino è custodito un altro atroce segreto. La descrizione di luoghi e ambienti nei quali si sono verificati i crimini é molto accurata perché ciò che interesse all’autrice è la ricostruzione delle ambientazioni interne, i loro arredi, le loro stanze.
Quanto, dunque, l’ambientazione è importante nel suo thriller?
A me è sempre piaciuto sapere dove vivono le persone, capire in che case vivono. Per questo prediligo gli scenari domestici, per creare la giusta atmosfera e dare il senso del gusto tipico del romanzo. Secondo me per conoscere bene qualcuno basta andare a casa sua, dare un’occhiata in giro e capire molte cose.

cristina marra

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