Stivali di velluto è il nuovo romanzo della scrittrice siciliana Giuseppina Torregrossa, nata a Palermo ma che vive tra la Sicilia e Roma, dove ha lavorato per più di vent’anni come ginecologa.
Giulia Vella, Ispettrice, trentacinquenne, bella, elegante e intelligente, prima classificata al concorso per ispettore, è stata trasferita da poco da Milano alla sezione delitti irrisolti, UDI, della Squadra mobile di Palermo. Non è una punizione. Con alle spalle un master in Criminologia, ed essendo una profiler specializzata nella ricerca di serial killer ha fatto domanda per essere mandata in quella sede e suo padre, il questore Vella, pur malvolentieri, ha dovuto assecondarla e “segnalarla”…
E lei che immaginava Palermo come il miglior trampolino di lancio per una poliziotta in gamba e ambiziosa, non poteva certo immaginare di andare a finire in una specie di cimitero di elefanti dove l’unica cosa da fare dalla mattina alla sera è archiviare documenti.
Giulia cova in sé una profonda insofferenza che nasconde con un atteggiamento brusco e freddo. Un problema che deve sommare alla rabbia, forse ingiustificata, che rischia di trasformarla nella peggiore e antipatica musona della Polizia di Stato. Ha scoperto solo di recente e per malaugurato caso, infatti, di essere stata adottata in culla ed è ossessionata dall’idea di ritrovare la madre biologica. Cosa non certo semplice se quella alla nascita ha dichiarato di non voler essere mai conosciuta.
Ma a Palermo è soggetta a invidie e ripicche da parte dei superiori e dei colleghe e, soprattutto, essendo la figlia di un famoso Questore, viene ritenuta una raccomandata. Intanto, per sfotterla, i superiori, ovverosia il primo Dirigente dell’Unità e il vice questore Improta, la chiamano la Milanesa, più una sfilza di altri ridicoli e offensivi soprannomi.
Il suo capo, che non la stima, per metterla tranquilla, o peggio screditarla, decide di affidarle un coldcase che risale addirittura a cinquanta anni prima, al 1977, un caso praticamente impossibile da risolvere: la morte di un direttore di un ufficio postale periferico, avvenuta il 17 maggio 1977.
L’uomo, giovane e sposato ma senza figli, era stato trovato nel suo ufficio, immerso in una pozza di sangue. Nessuna traccia vicino a lui dell’arma del delitto ma dalla cassaforte mancavano dieci milioni di lire e le successive indagini avevano appurato che detto direttore era una bravissima persona, stimata in tutto il quartiere. E benché fosse subito saltato all’occhio che fosse anche il genero di du zu’ Tano Genco, capomafia di Pallavicino, tutti i successivi riscontri effettuati dalle forze dell’ordine avevano dimostrato che era stato sempre estraneo ai giri malavitosi del suocero. Quindi, pur indagando in lungo e largo in tutte le direzioni, l’ispettore alla testa delle indagini aveva dovuto chiudere l’inchiesta come una brutta rapina finita con un omicidio, Ma il caso mai archiviato era ancora un faldone tra i tanti impolverati e stipati negli scaffali della Mobile.
Secondo gli ordini superiori, Giulia Vella dovrà farsi affiancare dall’agente Paola Arena, detta Cuor contento, una ragazza chiacchierona e cordiale, separata ma ancora innamorata dell’ex marito, che non si farà sopraffare dal suo malumore, anzi si dimostrerà presto un valido sostegno e un’ottima spalla per Giulia Vella anche e soprattutto un irrinunciabile appoggio per la grande capacità della Carena di collaborare e rapportarsi con i colleghi, facendosi aiutare.
Le due poliziotte danno il via alle indagini andando a trovare a casa e chiedendo aiuto all’ormai vecchio ispettore che ai suoi tempi aveva seguito il caso. Piano , piano in una Palermo quasi irreale, in cui il passato par voler restituire vita al presente e a diretto contatto con i siciliani, la Milanesa comincerà a capire qualcosa di più di loro e verrà introdotta nelle sottigliezze del loro modo di pensare. Cosa che le servirà per sciogliersi e imparare a raffrontarsi con gli altri e persino con se stessa. Piano piano Giulia imparerà a conoscere la Sicilia e i siciliani, tanto diversi da lei ma aperti e capaci. Subendone consciamente fascino e contraddizioni, capirà di trovarsi di fronte a un’umanità affettuosa e immune da ogni etichetta. Un’ umanità che facendola sentire la benvenuta, la costringerà a fare i conti anche con i suoi demoni e a trovare la parte più profonda e migliore di sé.
Un bel panorama sulla Sicilia e i siciliani, gente ospitale, affettuosa, che dona lealtà e fiducia inattese , allegri, sempre disposti a dare una mano e a fare sentire l’ospite a casa sua.
Palermo millenaria capitale dai mille colori, profumi e sapori par cosa viva tra le pagine di questa storia che da scenario riesce quasi a trasformarsi in una protagonista. Palermo una città vecchia, stanca ma sempre insuperabile e una città che, pur guardando al futuro, mantiene gelosamente le sue antiche tradizioni. Un luogo dove forse l’amore pare in grado di curare tutte le ferite e farci capire ogni verità. Una città in cui a quasi cinquant’anni di distanza, la profiler Giulia Vella, imparando a conoscere Palermo e i suoi abitanti, potrebbe riuscire a sbrogliare un caso solo apparentemente insolubile. Ma è poi davvero obbligata a concludere il caso? A chiudere l’indagine? O la rivelazione dell’identità dell’omicida, potrebbe costringerla a una diversa scelta?
Stivali di velluto – Giuseppina Torregrossa
Patrizia Debicke