Tana French – Il rifugio



Tana French
Tana French
Einaudi
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La crisi economica che ha sconvolto l’Europa nel 2007 tra i numerosi danni collaterali ha spezzato valori e speranze di cui la generazione dei giovani rampanti si era nutrita. L’Irlanda, patria dei protagonisti di questo intenso giallo psicologico della French, ha pagato un pesante tributo, economico, sociale e culturale. Metafora di questa rovina che ha piegato la nazione è il quartiere residenziale di Brianstown, costruito per le giovani famiglie irlandesi alla caccia di un florido futuro economico: un luogo che nel progetto edilizio originario doveva essere una sorta di resort “caraibico”, fornito di ogni genere di servizi, ma che, dopo il dissesto economico, è rimasto incompiuto, con case costruite a metà e altre mai abitate, un villaggio dei dannati, perso nel vuoto. È in una di queste villette che il detective Kennedy, della polizia di Dublino, trova i corpi di una famiglia che sembrerebbe “perfetta”: i cadaveri di Pat e dei due figli piccoli, mentre Jenny, la madre, viene ricoverata in ospedale, col corpo devastato e in gravissime condizioni. Kennedy è un uomo orgoglioso del suo lavoro di difensore della giustizia, convinto che il male abbia come causa primaria la responsabilità umana, fiducioso nella razionalità del mondo. Ma nel corso della vicenda sarà costretto a incontrare fantasmi personali che era riuscito a nascondere nei meandri più riposti del suo animo e soprattutto a fare i conti con una realtà in cui le scelte umane ben poco possono di fronte all’enormità del male. La French ha saputo descrivere con grande maestria e finezza psicologica il mondo dei valori che ruotano intorno alla famiglia di Pat e Jenny, la loro convinzione che per salire nella scala sociale occorre fare tutto in “modo giusto”, casa pulita, bei vestiti, grigliate con gli amici benestanti in giardino, bambini educati, tenersi lontani dai “perdenti… Forse è proprio la descrizione di un modo di vivere così ambito, della divisione del mondo in vincenti e sconfitti, delle psicologie sfaccettate e ambivalenti dei personaggi il punto di forza di questo romanzo. Rimane impresso il disperato coraggio (ma anche l’assurda vacuità) di Jenny nel mantenere l’ordine e il decoro della casa nonostante la perdita del lavoro, così come l’ingenua fiducia nelle proprie capacità e competenze, che dovrebbero consentire ai protagonisti di risalire la china del successo nonostante la spaventosa crisi economica che ha devastato la nazione. L’irrazionalità di un sistema economico spietato, che genera illusioni edificate sull’apparenza, sul mostrare di essere, anziché sull’essere veramente, emerge tra le righe, insieme alla lettura pessimistica di una realtà che cerca con ostinazione di garantire certezze, mentre al contrario sfugge come sabbia tra le mani. La French crea una rappresentazione tragica e compassionevole di una generazione illusa e ingannata, il cui traguardo è ben raffigurato nei buchi nei muri della villetta di Pat e Jenny e nel labirinto di scheletri di case di Brianstown.

Donatella Brusati

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