Giancarlo De Cataldo, in libreria con Un cuore sleale, la seconda indagine di Manrico Spinori, Einaudi, sarà ospite domani 15 dicembre alle ore 18.00 sera del Noir In Festival. Dialogherà con lui Marina Fabbri. L’incontro sarà trasmesso sui canali social del Festival e sulla pagina di MilanoNera
Lei ha scelto la serialità dopo molti anni di scrittura, come mai?Manrico ha bussato alla mia porta e si è presentato. Ci siamo piaciuti. Ho deciso di raccontarlo. Non mi era mai successo, ma le prime tre avventure di questo distaccato e gentile aristocratico mi si sono immediatamente materializzate, chiare anche in qualche dettaglio di quelli che di solito lo scrittore riemette alla fase finale dell’elaborazione. Come non assecondarlo?
Serialità, opportunità o gabbia?
Per me è una novità assoluta, direi una sfida (ma mi piace battere piste nuove, non fermarmi al noto e già frequentato). Al momento, opportunità, scoperta, gioia. Se dovesse diventare gabbia, pronto a rompere la serratura e andarmene da qualche altra parte.
Come è nato Il personaggio di Manrico Spinori, aristocratico, melomane, pacato ed educato, per molti aspetti quasi fuori dal suo tempo?
Manrico condivide con me l’idiosincrasia per la volgarità imperante, per la violenza dei social, per la cialtroneria dei talk show in cui molti ospiti, per dirla con Franco Battiato, sembrano “tante stupide galline che si azzuffano per niente”. Ma non è fuori dal suo tempo. Semmai approfitta del suo aristocratico distacco per prendersi qualche rivincita sul suo tempo. Dopo tutto, è un vincente, risolve tutti i casi.
L’opera è il fil rouge di questa serie. Ci sono similitudini tra scrivere un libretto d’opera e un libro crime? I libretti possono considerarsi dei noir?
Dal libretto c’è tutto da imparare. Tempi, concentrazione, situazioni drammatiche, sintesi. Fra l’opera e il noir c’è poi un rapporto strettissimo. Pensate a questa storia: un gobbo cortigiano si vede rapire la figlia da un nobile che la seduce e la violenta. Per vendicarsi, ingaggia un sicario, che adesca le sue prede sfruttando la sorella prostituta. Il sicario, però, uccide per errore la figlia del gobbo, il quale se ne accorge quando si rende conto che il corpo nel sacco di juta che sta per gettare nel fiume non è del bersaglio indicato, ma dell’amata figlia. Rigoletto, Verdi, da Victor Hugo. O quest’altra: una cantante tradisce per gelosia il suo uomo, cospiratore contro il potere papalino. Per salvarlo dalla condanna alla morte, accetta di giacere col turpe governatore di Roma, ma lo uccide un attimo prima di consumare. Poi corre a liberare l’amato, convinta che ci sarà una finta esecuzione. Ma il governatore l’ha ingannata, e il cospiratore muore. Disperata, lei si suicida. Tosca, Puccini. Sono solo due esempi.
Nei due libri Manrico ribadisce più volte il suo desiderio di mettersi costantemente alla prova. Come scrittore, condivide questo pensiero? Ha ancora timori o ormai la sua fama consolidata le dà una certa tranquillità?
Condivido e ci provo sempre, come suol dirsi. Manrico è il protagonista di una serie di gialli classici: io non l’ho mai sperimentata, quindi per me è una prima assoluta. Sulla fama poi… mah, aver scritto qualche romanzo di un certo successo non mi autorizza a montarmi la testa, mi creda.
Rispetto a Io sono il castigo, Roma, che lei là definiva “ stregonesca, la grande ingannatrice, la dolce seduttrice descritta da D’Annunzio, è un po’ sparita, come mai?
Non sono d’accordo. Qui c’è una Roma cupa, invernale, natalizia. Ma una Roma di ricchi, di barche, di villoni. E di terrazza dove si canta in attesa dell’anno nuovo. E’ sempre Roma, una e molteplice, eterna e fuggitiva, precaria e indistruttibile.
Il suo essere uomo di legge la vincola in qualche modo nella scrittura o la letteratura è libertà assoluta?
No. Sono due mondi distinti. La scrittura deve essere libertà assoluta, altrimenti non ha senso.
Come Manrico, trova lo spunto per le storie nelle opere liriche?
In questa serie effettivamente mi ispiro alle opere
Teme le recensioni?
Mah. Più che altro cerco di ignorare quelli prevenuti, perché se sai che qualcuno ti detesta “a prescindere” (e ce ne sono) inutile perderci tempo. Se vengono da persone serie, invece, ne tengo conto.
Esiste un caso della sua carriera che non ha avuto giustizia a cui lei pensa di dare almeno una giustizia letteraria?
No, non scrivo per sfogare frustrazioni, scrivo perché sono uno scrittore, questo ormai dovrebbe essere chiaro.
Il suo essere scrittore ha in qualche modo cambiato il Giancarlo lettore?
No, ci mancherebbe! Conservo il piacere della lettura, e lo coltivo in modo eclettico, spaziando da sempre fra generi e autori.
Manrico ha una squadra tutta femminile. È già una realtà o è solo un auspicio?
E’ una realtà. Le donne sono investigatrici formidabili.
Un cuore sleale ha la struttura del giallo classico con una lunga serie di interrogatori e molto peso dato alle sensazioni e alle intuizioni degli inquirenti: è ancora così oppure la scienza ha preso il sopravvento?
La scienza è importantissima, ma non risolve sempre tutte le questioni. Più che l’intuizione, però, quello di cui abbiamo bisogno sono tecnica e capacità professionali. E, soprattutto, lavorare con la mente libera da pregiudizi.
Molti programmi che si occupano di cronaca invitano scrittori per discutere dei casi. Cosa ne pensa? Qual è l’apporto che uno scrittore di fiction può dare a queste trasmissioni ?( a meno che non sia nella vita un uomo di legge, ovviamente)?
Non so, non partecipo a questo trasmissioni e nemmeno le guardo. A volte me ne giunge una specie di eco lontana, e capisco che sovente si parla in modo avventato e superficiale di questioni molto serie, e quindi mi dico: fai bene a starne lontano.
Per concludere due domande scherzose.
Il procuratore capo di chiama Gaspare Melchiorre, dov’è finito Baldassarre?
E’ in viaggio verso Betlemme, e prima o poi arriverà.
Mi racconta la cosa più divertente, strana o curiosa che le è capitata durante una presentazione?
Una volta una signora mi disse: un anno fa, durante una presentazione, le chiesi (e lei mi ripete la domanda: sospiro di sollievo, perché non me ne sarei mai ricordato). E continua: lei mi rispose che… (e aggiunge la risposta, doppio respiro di sollievo) per poi concludere: la pensa ancora così? Certo, rispondo. Grazie, fa lei.
MilanoNera ringrazia Giancarlo De Cataldo per la disponibilità