Un caffè, ovviamente bollente e noir, con Colitto.

Alfredo Colitto e io ci siamo dati appuntamento per quattro chiacchiere nella basilica di Santo Stefano, la suggestiva location del suo romanzo Cuore di ferro. La giornata è fredda e nella cattedrale battiamo i denti. Le Sette Chiese del complesso di Santo Stefano, oggi ridotte a quattro, sarebbero l’ambientazione ideale per l’intervista noir che ho in mente, ma il buon senso ci suggerisce di trasferisci in un bar. Giusto per mantenere il contatto visivo con i sacri misteri della Dotta, prendendo posto a un tavolino sotto i portici di Piazza Maggiore, davanti a San Petronio e finalmente l’intervista può cominciare. Argomento: l’ultima fatica letteraria di Alfredo, Cuore di ferro.

Ambientando il libro nel Medioevo hai voluto seguire le orme di Dan Brown puntando alle sue royalties, oppure hai voluto mettere a frutto gli studi classici?

L’idea di scrivere un thriller storico mi girava in testa da tempo. Ovvio che, per questo tipo di romanzi, aver seguito studi classici può essere un aiuto. In quanto alle royalties alla Dan Brown, se arriveranno, saranno accolte con grande piacere…

Il caffé come lo preferisci? Nero o macchiato?

Nero, grazie. Anche se forse è una risposta scontata, da un noirista.

Quanto tempo ci hai messo a documentarti?

Prima di cominciare a scrivere, circa un mese. Ma poi ho continuato a farlo mentre scrivevo, man mano che venivano fuori luoghi e personaggi. La cosa più bella è stato poter lavorare nella biblioteca dell’Archiginnasio, dove tra l’altro c’è anche una statua di Mondino de’ Liuzzi, il protagonista del romanzo. Cuore di Ferro è stato scritto quasi interamente lì.

La basilica di Santo Stefano è un enigma architettonico. Sei convinto che nasconda oscuri misteri?

C’è chi dice che per un periodo vi sia stato custodito persino il sacro Graal. Se poi si tiene conto che la parte più importante del complesso sorge sul luogo di un antico tempio celtico, il quale a sua volta era stato edificato sulle rovine di un tempio dedicato a Iside, di misteri se ne possono trovare a iosa.

Chi rischierebbe di finire sotto la Santa Inquisizione, oggi?

Gli stessi di ieri. Scienziati, medici, astronomi, spiriti liberi in generale.

Tu, personalmente, chi saresti lieto di vedere legato alla ruota?

Quelli che negano ostinatamente i diritti delle coppie di fatto.

Gironzolando in Santa Gerusalemme, non hai mai la sensazione di camminare sopra cumuli di ossa insepolte?

Certo. Anche perché penso che quei cumuli, là sotto, ci siano davvero.

Gradisci qualche pasticcino con il caffé?

No, grazie, va bene così.

Chi ti ha ispirato il romanzo? Le macchine anatomiche di Raimondo di Sangro, della cappella Sansevero a Napoli (città ancora più noir di Bologna) oppure il cuore di ferro di chi ci governa?

Chi ci governa ha un cuore di gomma, su cui rimbalza tutto. Quindi la risposta esatta è la prima. Molto tempo fa le macchine anatomiche di Raimondo di Sangro mi hanno lasciato un’impressione indelebile, che poi si è tradotta nell’enigma principale di questo romanzo.

Lo immaginavo. La cappella Sansevero è la prima cosa che mi è venuta in mente leggendo il libro. Sapevi che Raimondo di Sangro si occupava di magia nera, vero?

Ovvio. Lo ha anche dichiarato attraverso alcune delle statue velate che ornano la cappella. Ma era uno dei potenti e l’inquisizione lo ha lasciato in pace.

Ah, i Templari! Non trovi che Jacques de Molay abbia qualcosa in comune con i protagonisti neri di oggi, tipo (cito a caso) Licio Gelli?

Gelli però non è finito sul rogo, come Jacques de Molay…

Peccato! Zucchero? Quanti cucchiaini?

Due.

Qual è il punto più noir di Bologna?

Secondo me non c’è un punto “più nero”. Il nero è un colore senza gradazioni. E si trova dovunque siano avvenuti fatti di sangue, che si tratti di torri incendiate nel medioevo con gli occupanti dentro, o della strage del 2 agosto 1980.

Quale altro enigma del passato ti piacerebbe inserire in un romanzo?

Ce ne sono diversi che mi attraggono, ma è presto per parlarne. Comunque credo che eviterei il mistero del Graal o quello del tesoro dei templari. Ormai non se ne può più.

Cos’hai in cantiere, attualmente?

Il seguito di Cuore di Ferro, che uscirà nel 2010. Scrivendo questo libro mi sono affezionato a Mondino de’ Liuzzi ed ero riluttante a lasciarlo andare. Così diventerà una trilogia.

Non male questo caffé. Adesso scappo. Vuoi dirmi qualcosa di te, prima dei saluti?

Non ce n’è bisogno. Sul mio sito, www.alfredo-colitto.com c’è una panoramica completa su chi sono e cosa scrivo. L’unica cosa che posso aggiungere è che ora che ho scoperto il thriller storico continuerò su questa strada. Mi piace troppo.

adele marini

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