Un colpo al cuore _ Piergiorgio Pulixi



Piergiorgio Pulixi
Un colpo al cuore _ Piergiorgio Pulixi
Rizzoli
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E’ uno degli scrittori italiani contemporanei di genere più apprezzati. Di solito i recensori utilizzano questo incipit per non dire praticamente nulla (“uno degli”, va bene: ma tra quanti? Tre? Dieci? Cento o mille?) farsi “amico” l’autore, che poi magari ti ringrazia in rete, e pagare subito dazio alla casa editrice di turno. Così fai bella figura, e ti regalano pure il prossimo libro. In questo caso l’espressione rispecchia la realtà. Piergiorgio Pulixi -qui parliamo di lui e di “Un colpo al cuore”, edito da RizzoliNoir- è personaggio di culto, riuscito nella non facile impresa di affermarsi grazie alla qualità dei suoi lavori e anche -aspetto non secondario- per via di una solida personalità che gli ha permesso di trascinarsi dietro una lunghissima fila di fan. Che lo adorano, a metà tra un santone e un divo rock. Un po’ come se fosse, che so, Tiziano Terzani, oppure Kurt Cobain. E anch’io faccio parte della schiera di chi aspetta le uscite del cagliaritano come l’acqua dopo che ho corso (e i suoi romanzi, tra parentesi, me li compro in libreria, per cui non devo ringraziare nessuno). Ho amato la (per ora) quadrilogia dell’ispettore superiore Biagio Mazzeo. Mi piace chi ha il coraggio di schierarsi, anche se la parte può essere o sembrare sbagliata, mi piace chi è conscio che bene e male sono due facce della stessa medaglia, chi ha carattere da vendere e chi non ricorre agli stereotipi. Nei noir di PP c’è una grande e approfondita ricerca dell’uso delle parole che non sono mai scelte a caso (molti suoi colleghi, abbiamo il coraggio di dircelo? scrivono senza curare la lingua, come se noi lettori digerissimo tutto a prescindere, e poi si lamentano se vendono poco), c’è passione civile (e forse non a caso è allievo di Massimo Carlotto), ci sono riferimenti letterari, musicali (Un colpo al cuore è anche il titolo di una canzone di Mina) e cinematografici che confermano che Pulixi, prima di essere uno scrittore, è un lettore (e apprezza l’arte in genere). Perché chi legge poco è probabile che poi scriva male. A scanso di equivoci: no, non lo conosco, né gli devo favori. Ma ho letto le sue opere. PP è uno che non si risparmia (quest’ultimo romanzo tocca quota 500 pagine e se è vero che la qualità non dipende dalla lunghezza, è altrettanto vero che la forma romanzo per essere tale necessita di corpo e sostanza), che non si nasconde dietro pseudonimi, che non fa scelte modaiole, che non scrive “thriller psicologici” che vanno per la maggiore ma sono tutti orribili, che non sputa nel piatto in cui mangia, che ama la sua terra. Ah già, è da poco uscito “Un colpo al cuore”, dicevamo, e questa avrebbe dovuto essere la recensione. E’ un romanzo molto attuale, ambientato tra la Sardegna, soprattutto, e Milano, e che parla di (in)giustizia, protagonisti tre poliziottI: le ispettrici Mara Rais ed Eva Croce già “viste” all’opera nel penultimo libro di cui questo è l’ideale seguito, e il vice questore Vito Strega, anch’esso già apparso nella vasta produzione pulixiana; vasta, nonostante non sia ancora quarantenne. Il trio dà la caccia a chi si fa giustizia da sé. C’è uno sguardo cinico sulla realtà dei giorni nostri, scandito da brevi capitoli di 3-4 pagine che facilitano la lettura, dove spiccano una serie di personaggi collaterali (ma funzionali alla trama), tra cui una conduttrice televisiva che assomiglia tanto a Barbara D’Urso. Pochissimi i buchi: Rais, ne segnalo uno, ha una figlia che però, a memoria, viene citata solo tre volte in tutto il romanzo. Facciamola breve: fidatevi di me e leggetelo, che sono soldi ben spesi (e diffidate dalle recensioni che vi raccontano tutta la trama, ma non vi dicono niente). Se fosse una canzone questo noir suonerebbe come “Quelli come noi” di Stefano Zeno Sala. Voto: 8 e mezzo.

Alessandro Garavaldi

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