Uno di meno – Lorenzo Beccati



Lorenzo Beccati
Uno di meno
Oligo editore
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Dopo “Pietra è il mio nome” e “L’ombra di pietra”, Lorenzo Beccati abbandona la “Tunisina”, ma non la Genova dei dogi, e torna a noi con un nuovo personaggio: Grifo. Se la prima era una rabdomante in odore di stregoneria, chiamata spesso a risolvere casi troppo difficili per i birri della Repubblica, il secondo è il letale sicario che Genova usa per uccidere i propri nemici e il titolo del romanzo, “Uno di meno” è la frase che conclude ogni sua missione omicida.

È il 18 maggio del 1584 e il doge Gerolamo Chiavari va a caccia grossa con i suoi quattro enormi molossi. Qualcosa, però, non funziona e i cani vengono uccisi tutti, tranne uno. Il superstite abbia rabbioso all’indirizzo di un cinghiale sventrato all’interno del quale si nasconde “un ragazzo di una quindicina d’anni, sporco degli umori della bestia morta. Con la manica del vestito si pulisce il viso e ora si nota una cicatrice sulla fronte che assomiglia a una corona di spine.”

È stato quel ragazzo ad ammazzare i tre molossi del doge e il cinghiale. Lo ha fatto perché è solo da quando era un bimbo e per sopravvivere ha imparato a difendersi uccidendo. Non ha avuto né un padre né una madre che gli dessero un nome, e allora ha deciso di chiamarsi Grifo perché “Dipinto su un carro ho veduto un’immagine del Grifo. È un’immagine di tanti animali… il leone, l’aquila, il serpente, il cavallo. E io possiedo le abilità di queste bestie.”

Gerolamo Chiavari è così colpito da quel ragazzo che decide di farlo addestrare perché diventi un tipo di soldato che nessuno ha mai visto prima. Un sicario letale che stermini tutti i nemici della Repubblica.

Il suo primo maestro è Hakim, “un uomo dalla pelle scura, una barba folta e lucida, dei vistosi puntini d’inchiostro tatuati sotto gli occhi e un turbante in testa.” È un soldato e viene da Algeri, alcuni anni prima è stato catturato durante una battaglia in mare, ma da prigioniero ha servito la Repubblica fino a guadagnarsene la fiducia. Ecco perché il doge lo ha incaricato di istruire Grifo nell’apprendimento delle arti indispensabili per combattere.

Inizia così un lungo, difficile e pericoloso addestramento che comprende ogni sorta di disciplina, non solo marziale. Oltre a usare le armi, Grifo dovrà conoscere ogni parte del corpo umano per sapere anche dove si può infliggere un dolore terribile che non uccide e dovrà anche imparare a ballare perché, come il maestro gli spiega: “La danza impone movimenti fluidi e senza inceppi. Un minimo tentennamento o un inciampo compromettono l’esibizione” e un sicario deve saper muoversi leggero e spedito come una libellula. Al termine dell’addestramento Grifo è “il soldato più letale che sia mai esistito” ed è pronto per la sua prima missione: “sopprimere un aristocratico intenzionato a gettare discredito su una vicenda di affari poco chiari di alcune banche genovesi sotto la protezione del doge.” 

Ventinove anni dopo, il sicario si è ritirato a vita privata. È il sacrestano dell’abbazia di San Fruttuoso, conduce una vita onorata e tranquilla e ama riamato Mirna, una vedova del luogo. La sua vita sembra indirizzata sui binari della più placida normalità, quando la Repubblica lo richiama in servizio. Qualcuno ha avvelenato il vecchio doge e il reggente teme per la propria vita. Grifo dovrà scoprire gli assassini e ucciderli, perché non esiste pena adatta a chi attenta all’esistenza della Repubblica. Ma tornare a essere il letale sicario che era stato è molto difficile, perché Grifo non è più solo, nella sua vita è entrato l’amore.

Con “Uno di meno” Lorenzo Beccati propone una nuova storia con un nuovo protagonista, anche se l’ambientazione rimane sempre l’affascinante Genova del periodo dei Dogi, nella quale l’autore si muove come se vi abitasse per davvero.

Confesso di aver provato un po’ di nostalgia per la “Tunisina”, un personaggio che ho amato, anche se Grifo è un protagonista interessante e l’ambientazione storica, sapientemente ricostruita, non cambia.

Maria Cristina Grella

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