Vertigo



Ahmed Mourad
Vertigo
Marsilio
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Il Cairo. Primavera – estate 2006. Ahmed Kamàl è un 29enne fotografo occhialuto riccioluto, figlio d’arte pur laureato in economia, madre vedova diabetica, sorella fidanzata con un integralista. Lavora di notte al Casino Paris, sulla via delle Piramidi, ha lì una monocamera ufficio ripostiglio. Si innamora di Ghada, madre vedova impiegata, laureata all’Accademia di Belle Arti, commessa timida in un negozio di mobili, magra e bella, carnagione scura, naso sottile, iridi di miele, ondulati capelli castani, sorda. Il fatto è che un anno prima dalla terrazza esterna di un bar aveva assistito (scattando foto) al massacro di due ricconi e di tutti quelli che erano capitati nella stessa sala, da parte di un commando dei Servizi del Pascià. Nessuno aveva interloquito con gli anonimi tentativi di far pubblicare le immagini. Ora una serie di coincidenze lo inducono a riprovarci. E i pericoli aumentano. Come al solito un atipico hard-boiled può raccontarci le premesse di Piazza Tahrìr. L’esordio del 34enne regista cairota Ahmed Mourad (“Vertigo”, Marsilio 2012, pag. 367 euro 18; orig. 2007, trad. Barbara Teresi) non è male, in terza prevalente.

valerio calzolaio

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