“Ci sono storie che chiedono di essere raccontate dall’inizio, altre che scelgono un frammento da cui partire..”
“Il violinista del diavolo” è questo: una raccolta  di frammenti che si fanno storie, racconti di dolore, di sofferenza, di solitudine.
Storie che parlano di problemi attuali, di emarginazione, di abbandono, di maltrattamenti, di fallimenti; storie sotto gli occhi di tutti, ma che annegano nella superficialità e nell’indifferenza dei più, compreso Dio ” o chi per Lui”, troppo distratto o impegnato a fare altro. Rimane solo la diabolica sinfonia del diavolo, il racconto del male e del dolore a fare da accompagnamento.
Nessuna retorica nei racconti, nessuna indulgenza, solo il giusto distacco del narratore che però non scade mai nell’ indifferenza.
Le parole sono scelte con cura a fare da corollario alle immagini, con uno stile diretto, conciso, senza inutili fronzoli. Si colpisce duro, direttamente al cuore. Perché Conti racconta la  realtà e la realtà  fa male, molto male a chi la vuole guardare in faccia.
Richiamandomi a Andrea G. Pinketts, più volte citato nel testo,e che ha scritto lo strillo di copertina, direi che Marco Conti è molto vicino ad avere ” quel senso della frase” di cui Pinketts si definisce unico depositario.
Il violinista del diavolo
Cristina Aicardi