Walter veltroni – Assassinio a Villa Borghese



Walter Veltroni
Walter veltroni
Marsilio
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È da poco arrivato in libreria il nuovo romanzo di Walter Veltroni: una notizia di certo non destinata a suscitare scalpore, visto che negli anni l’ex sindaco di Roma ci ha abituati alla sua passione per la penna – arrivata forse più tardi rispetto a quella per la cinematografia. E precisamente dal lontano 2004, quando pubblicò con la Rizzoli Senza Patricio, un tributo all’amore tra padri e figli nato da un graffito letto su un muro: Patricio te amo. Papà.
A questa vena letteraria dell’ex vice presidente del Consiglio di libri ne sono seguiti altri, molti.
Ma oggi, ed è questa la sorpresa per i lettori italiani, c’è stato un repentino cambio di registro: Veltroni si è dato al genere “giallo”. Con l’editore Marsilio, una delle più quotate case editrici “anche” di questo genere, Walter Veltroni ha da poco pubblicato Assassinio a villa Borghese.
E i detrattori, letterari e/o politici dell’ex primo cittadino della Capitale non si sono lasciati sfuggire l’opportunità di sparare a zero su di lui. A cominciare da Michela Murgia che in un intervento su radio Capital non ha perso tempo a impallinare il poliziesco di Veltroni, leggendo “a caso” una pagina del testo. Essendo la suddetta, anche, un’attrice, ha saputo modulare toni e pause per rendere quasi grottesca una scena del romanzo. Questa scenetta in poche ore ha fatto il giro del Web, rilanciata da chiunque non avesse meglio da fare, tantomeno trovare il tempo di andare a leggere il libro ridicolizzato dalla Murgia. Peccato, avrebbe avuto l’opportunità di imparare qualcosa.
Io invece Assassinio a villa Borghese l’ho letto e trovo che il lettore, compreso il lettore di “gialli”, in queste pagine può trovare una storia e dei personaggi senz’altro piacevoli, e una trama nient’affatto da buttare via.
Ma veniamo al racconto che si apre con la nascita di questo nuovo commissariato in uno dei parchi più celebri e visitati d’Italia (e non solo): villa Borghese. Ma per farlo, il dirigente che ha ricevuto l’incarico, sceglie una squadra di elementi, a suo avviso, di serie B; individui che, per un motivo o per l’altro, non suscitano cameratismo nei loro colleghi. Così Giovanni Buonvino (con una macchia indelebile sul suo passato) viene messo a capo di sette personaggi particolari: o per dimensioni – troppo grassi e troppo bassi, o perché affetti da narcolessia o perché provati psicologicamente da un lutto, ecc… Una specie di armata Brancaleone che però ci viene descritta con umanità ed empatia.
A qualche settimana dall’insediamento, quando la noia pare debba prevalere tra le verdi distese di prati, nella celebre piazza di Siena viene rinvenuto il corpo smembrato di un bambino di pochi anni, senza la testa, e del qual viene rivendicato l’omicidio in un biglietto trovato in una chiesetta adiacente. Ma è solo il primo di una serie di feroci crimini che mieteranno vittime innocenti, all’apparenza senza alcun legame tra loro. Mentre i superiori del novello commissario, dal questore al capo della polizia, esortano la squadra di Villa Borghese a porre fine al massacro e i mass media alzano un gran polverone, nessuna traccia o indizio sembrano restare nelle maglie degli investigatori.
Ma la trama gialla, che pure si dipana bene, non impedisce a Veltroni di regalarci momenti di puro piacere; come quando, ad esempio, un personaggio non manca di farci partecipi del suo rimpianto per il passato, di fronte a un presente senza alcun appeal. Il ricordo non è certo all’altezza di quelli di Marcel Proust, ma con la stessa forza ha il potere di restituirci il sapore di un tempo perduto, quello della fanciullezza, così com’era a Roma negli anni Settanta, quando i ragazzini erano felici di una partita di pallone sulla ghiaia del parco di Villa Borghese, e gioivano tutti insieme di quel gioco in comune. Non come oggi dove ogni bambino trascorre il suo temo da solo davanti alla Play Station.
Ecco, questi paragrafi, forse, alla signora Murgia sono sfuggiti, altrimenti credo che non avrebbe potuto trattenere la commozione.
Tornando alla “storia gialla”, con sapienza vengono sparsi indizi fuorvianti, false piste, fino al finale spiazzante che, seppure un po’ elaborato, ci sta tutto trattandosi di una Fiction.
A differenza di Michela Murgia, in conclusione, vorrei consigliare Walter Veltroni, che non conosco e di cui non sono né amica né fan, di continuare nella strada intrapresa; le potenzialità nella squadra diretta da Giovanni Buonvino (del quale ci è molto piaciuto l’amore diviso a metà tra la moglie che lo ha abbandonato e il volto su un poster di Nick Novecento) ci sono tutte per regalarci un buon numero di piacevoli serialità e, magari, anche una gradevole Fiction televisiva.
Una critica, se proprio la dobbiamo rivolgere a questo libro, è nell’aver poco descritto i luoghi teatro del racconto, di facile identificazione per qualsiasi romano, ma non per tutti; a chi non conosce il celebre parco qualche descrizione in più non sarebbe stata superflua.
E a conclusione, per chi ancora è indeciso, un’ultima citazione che a mio avviso merita:
Davvero il futuro è passato e non ce ne siamo neanche accorti. Non sono capace di vivere solo l’istante. Chissà, forse è quello il requisito per conoscere la felicità. Non mi basta. Mi serve il passato da ricordare e il futuro da immaginare.”

Flaminia P. Mancinelli

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