WW (DiRottamenti) – Donne che lasciano il segno

Voi la conoscete Ernesta Margarita Napollon? Per fortuna non ne sanno nulla neanche i leghisti: era una federalista milanese, vissuta in quel di Varese, a Comabbio, finché durò il suo matrimonio con il cavalier Francesco Margarita. Visse dal 1841 al 1885, soffrì la fame, e non smise mai di lottare per l’emancipazione femminile e il voto alle donne. Ma probabilmente se fosse stata conosciuta, sarebbe finita a forza nell’album di famiglia della Lega, come il povero Carlo Cattaneo.

Per questo, operazioni come quella realizzata da Ginevra Conti Odorisio e Fiorenza Taricone, autrici di Per filo e per segno (G. Giappichelli Editore, 29,00 euro) sono sempre benvenute: per tornare alle fonti e non stravolgere il pensiero e le azioni di chi ha fatto la nostra storia. In questo caso si tratta di un’antologia di testi politici sulla questione femminile dal XVII al XIX secolo.

Molte delle pensatrici e scrittrici raccolte (introdotte da brevi ma complete biografie) sono oggi piuttosto note, almeno tra le storiche. Parlo di Moderata Fonte, Lucrezia Marinelli e Arcangela Tarabotti, straordinarie protofemministe veneziane tra la fine del Cinquecento e la metà del Seicento. Ancora più famose sono Olympe de Gouges, che stilò la Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina (1791), Mary Wollstonecraft, che scrisse la Rivendicazione dei diritti della donna (1792) ed Eleonora Fonseca Pimentel, giornalista e rivoluzionaria, impiccata a Napoli nel 1799.

Ma molte altre sono state ringhiottite da questa strana storiografia, che ancora oggi delle figure femminili si dimentica troppo presto e spesso senza ragione. Meglio: si dimentica perfino degli uomini che hanno commesso l’orribile peccato di difendere i diritti delle donne. Uno fra tutti: il deputato Salvatore Morelli (1824-1880), che si batté per l’Unità d’Italia, per la democrazia, per il sostegno ai più deboli. E per le donne.

Morì poverissimo e dimenticato, appunto.

valeria palumbo

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