L’estate è il miglior periodo dell’anno per riservare alla lettura quel tempo che il lavoro avidamente fagocita.
Spesso si cerca quel volumone pesante cui dedicare il tempo estivo, perché durante il resto dell’anno il tempo è parcamente distillato.
Talvolta, invece, si è alla ricerca del racconto breve, della storia di una manciata di pagine, in modo da avere, contrariamente, un impegno non troppo faticoso tra un’occhiata e l’altra verso costumi da bagno inusitatamente succinti che ondeggiano sulla battigia.
E il Maestro del brivido, anche questa volta, ha la capacità di accontentare tutti, offrendoci un corposo volume, costruito dai suoi migliori mattoni narrativi: i racconti brevi.
Da sempre il Maestro del Maine è stato identificato come penna prolifica, il cui inchiostro indelebile ha graffiato in maniera profonda la storia della letteratura horror. Ma la sua capacità di condensare il buio dell’adolescenza e le paure dietro l’angolo diviene insuperabile sulla breve distanza.
Per intendersci, capolavori come “The body” nascono e muoiono in un giorno di letture, mantenendo la medesima intensità delle oltre mille pagine di It.
E in questa ultima raccolta King non è da meno.
Dodici rasoiate alla gola che emergono da quel buio verso cui imprudentemente ci siamo affacciati: c’è la componente preadolescenziale ed adolescenziale dei personaggi di Finn Mary e Willie, c’è la provincia americana, c’è la sua immancabile Derry, ci sono le eco del passato di Cujo, ma soprattutto i sono quelle paure giovanili che divengono nevrotiche isterie adulte.
L’impronta digitale del Maestro emerge tra ogni rigo; appare difficile trovare delle cadute di stile in questo calembour di orrori che traggono la loro linfa dai vecchi fumetti EC, proibiti in America, ma che hanno irreparabilmente infettato le penne di King, Lucas, Spielberg ed altri nomi eccellenti della narrativa e del cinema.
Un volume sicuramente da non perdere perché in perfetta linea con lo stile e la qualità del Maestro che regala un corposo tomo che Sperling & Kupfer confeziona con la sua usuale egregia qualità.
Mettiamo la puntina su un vecchio vinile rock and roll e sfogliamo queste pagine, pronti ad un elettroshock dei nostri ricordi giovanili.