Ogni storia ha la sua lingua. Intervista a Mirko Zilahy

Mirko Zilahy, scrittore , editor e traduttore terrà un workshop gratuito di scrittura a Giallo di sera a Ortona. MilanoNera non ha resistito alla tentazione di fargli qualche domanda.
51ro-dEciALHai vissuto e insegnato in Irlanda, com’è lì il rapporto lettore – libro – lettura – autore?

In Irlanda si legge tanto, molto più che da noi, in proporzione. Le biblioteche sono aperte giorno e notte. Le librerie sono stracolme e i lettori leggono con una continuità disarmante. E c’è sempre fermento. Reading pubblici. Sarà la pioggia

Esistono festival di letteratura crime in Irlanda? Ci sei mai stato?
Esistono piccoli festival in tutta l’isola, poi c’è Noireland a marzo a Belfast e il Murder One, che inizia nei prossimi giorni a Dublino e ha come protagonisti Deaver, Ellroy, Slaughter, McKinty e altri.

Sei un linguista, ti occupi anche di traduzione e editing, come e in cosa sta cambiando la nostra lingua “letteraria”?
Bella domanda. La lingua della narrativa (di genere e non) è sempre più legata a quella delle serie tv e del cinema. Quella della letteratura è come sempre in cerca di se stessa e perciò figlia di scelte stilistiche soggettive. Io ho scelto questa strada perché mi somiglia di più. Perché somiglia all’idea che ho io di arte e di emozione. E perché mi diverte costruire più che raccontare.

Hai mai preso un’enorme cantonata in una traduzione ( solo per un paio di minuti, ovviamente)?
Certamente, per fortuna il tempo e il lavoro di squadra che si fa con gli editor e i redattori/revisori delle traduzioni presenti in ogni casa editrice seria, aiuta a non prendere fischi per fiaschi. Ma accade, eccome.

A Ortona terrai un workshop di scrittura crime, la primissima cosa che dirai?
Dirò che in letteratura l’effetto è tutto. Lo è nei romanzi, ma nei racconti è la cosa più importante da gestire, sin dall’incipit. Soprattutto se parliamo del cosiddetto genere. Perciò bisogna partire da lì.  

41tFu+ctZtL._SY346_Ti ritieni uno scrittore “ di genere”. Cosa pensi della definizione “scrittura di genere”?
Mi immagino come uno scrittore che forza i temi della letteratura in una serie di codici di genere. Uno che inventa una lingua alla volta per costruire le storie, i personaggi e soprattutto il mondo in cui si smarriranno i miei lettori. Sono convinto che il genere sia un mezzo e una categoria di comodo e un bel modo per organizzare eventi a tema. Soprattutto se ci muoviamo nella zona della narrativa, ma non posso dimenticare che L’Odissea, Macbeth, Il Conte di MonteCristo, Quer pasticciaccio brutto, il Nome della rosa, Dickens, Stevenson, lo stesso Joyce abbiano scelto e lavorato su storie di violenza e di morte (con atmosfere consone) che oggi potremmo chiamare “di genere”. Se il genere è un colore, il nero? Il rosso? Allora c’è da sempre, da prima che Poe ci presentasse Dupin. I temi e le forme che partono dai tragici greci e attraversano la storia della letteratura e della narrazione sono lì per chi abbia voglia di andarseli a leggere.

Meglio un bellissima storia scritta così così, o una scrittura meravigliosa per una storia brutta?
Meglio una grande storia scritta con una voce unica.

Quale è stato il libro più difficile da tradurre?
Ce ne sono un po’, ma per tante ragioni direi Il Cardellino di Donna Tartt.

Fino a qualche anno fa era impensabile per un lettore interagire e commentare direttamente con l’autore il libro. Ora i social ci hanno dato questa possibilità. È positivo o negativo? Non si corre il rischio di leggere e giudicare l’autore invece del libro?
È divertente, finché non diventa un obbligo, un lavoro. Sarebbe bello riuscire a giudicare solo l’opera. Sarebbe giusto. In generale, dalla critica ho imparato ad amare e analizzare l’opera. Poi andare a vedere chi è che l’ha scritta. E su quella distanza tra opera e scrittore, immaginare una serie di fili ideali, creativi, riempire le zone d’ombra…

download (1)Ti è mai capitato di ricevere recensioni palesemente “fake”?
Certamente. Ma ho imparato a godermi il meglio e ad ascoltare le critiche più ricorrenti, soprattutto.

Sei mai incappato in un hater?
Qualche volta sì. Ma sono ungherese e scrivo thriller… sono più pericoloso io.

Hai un libro feticcio, uno che rileggi spesso?
Sono un rilettore, soprattutto. Perciò cerco le emozioni e gli effetti nelle opere che rileggo. Ne dico tre: Dracula, I morti, Io ti troverò.

Qual è il tuo sogno da scrittore?
Vincere il Premio Strega

Hai la possibilità di chiacchierare mezz’ora con un grande del passato: chi scegli e perché?
 Mi piacerebbe vivere una giornata nello studio di Wilde, spiare le letture, ascoltarne le chiacchiere inutili.

Per chiudere ti chiedo una dedica per i tuoi lettori….
Dovrei ringraziarli uno per uno perché continuano a seguirmi crescendo di anno in anno. Perché sono profondi, critici e sensibili e amano la voce della letteratura. Al momento sto curando la prima collana di Graphic Thriller in Italia, TEMPESTA, per Round Robin. Apriremo a ottobre con il mio La Forma del Buio e poi Milano a Mano Armata di Romano De Marco.
I miei lettori (i miei adorati librai e i blogger che mi seguono con affetto dovranno aspettare un po’, ma sto traducendo e scrivendo, tantissimo, sempre per loro. Perciò sempre grazie e stay tuned!

MilanoNera ringrazia Mirko Zilahy per la disponibilità

60299976_422317475013151_705882487892475904_n (1)Mirko Zilahy terrà un workshop gratuito di scrittura domenica 23 giugno dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 18 presso la biblioteca in Corso Garibaldi, ex convento di Sant’Anna a Ortona. 
Per iscrizioni giallodisera.ortona@gmail.com
Per i primi 25 iscritti un omaggio del festival

Cristina Aicardi

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