L’erba del vicino? Non è così verde… Parola di Elisabetta Cametti
Mi sono avvicinato a Elisabetta Cametti da lettore in tempi relativamente recenti, scrittura incalzante, precisa, trame da apnea. Dopo aver letto Il regista (Cairo, 2015) provai sorpresa nel constatare il diverso taglio narrativo, ma soprattutto il tipo di trama, che l’autrice (che amo chiamare simpaticamente, ma con ammirazione, Lady Thriller) è riuscita a creare in quel romanzo. Ma la mia curiosità va oltre, vuole capire cosa c’è dietro, da dove arriva tutto e magari, chiedere a un personaggio come lei, da vent’anni nell’editoria in più ruoli, a volte in apparenza antitetici, di far luce o commentare temi che noi appassionati vorremmo vedere più chiari, o che semplicemente ci incuriosiscono.
Elisabetta, approfitto della tua grande esperienza nell’editoria, non solo come scrittrice, anche all’estero. Gli editori italiani si sono divisi spesso, come ad esempio sul Salone del Libro di Torino, e pare sempre molto complicato metterli d’accordo su una qualche linea che faccia del bene all’editoria nel suo complesso. All’estero, dove si vende e legge di più (almeno così sembra) come vedono la nostra situazione editoriale?
L’editoria è in crisi ovunque, ma abbiamo il vizio di considerare l’erba del vicino più verde della nostra. La verità è che si legge meno. E in una situazione già critica, i prezzi ancora troppo elevati di libri ed eBook non aiutano. Soprattutto in Italia, dove i libri in formato digitale costano come un libro stampato.
Permettimi ora di scivolare quasi nel gossip, ma potevo non chiederti cos’hai pensato quando hanno assegnato il Nobel per la Letteratura a Bob Dylan, e delle reazioni tra gli scrittori?
Se a Stoccolma volevano dare il Nobel a Bob Dylan, dovevano farlo negli anni Sessanta e Settanta, quando le sue poesie esprimevano il disagio di un mondo che lottava per cambiare. Oggi è più difficile da comprendere, dato che le nuove generazioni non conoscono né lui né le sue canzoni, e nemmeno i messaggi che trasferivano.
Ora, Elisabetta, da quando venisti a Bologna è passato un anno e ti domandai se avrebbero tratto un film da un tuo romanzo, perché hai una narrazione che si presta parecchio allo scopo. Sorridesti sorniona dicendo ‘chissà’, oggi ancora me lo chiedo e ti giro la domanda: a quando un film con ‘K’, o sulla serie ‘29’?
La trasposizione cinematografica di un romanzo è un percorso lungo. Io la vivo come un sogno e una sfida al tempo stesso. Una bella sfida.
Tornando ai tuoi romanzi, la figura del serial killer in Italia è meno frequente e, di rimando, forse più difficile da inserire in un contesto di casa nostra. È per quello che il primo romanzo ‘29’ è stato ambientato in U.S.A., e cosa dobbiamo aspettarci da questa nuova avventura come ambientazione?
Le prime pagine si svolgono in Groenlandia, dove Veronika Evans, la fotoreporter delle nobili cause che abbiamo già conosciuto nel Regista, sta setacciando i fiordi a bordo di una rompighiaccio per contrastare i bracconieri e la caccia alle foche. Ma il passato la raggiunge anche dall’altra parte del mondo: Fisher, il capo del Detective Bureau, ha bisogno di lei a New York, perché sotto i leoni di pietra della Public Library è stato rinvenuto il cadavere di una donna. Seduta, truccata, in abito da sera: una scena del crimine che sembra un’installazione contemporanea. Sono i giorni della 35esima Esposizione Internazionale di Arte Moderna, in cui si festeggia il gemellaggio artistico tra New York e Venezia. Nella schiera di artisti famosi, uno si è trasformato in killer per realizzare un capolavoro senza precedenti, che vuole presentare alla Biennale. L’ultima parte del romanzo si svolge proprio a Venezia: la Basilica della Salute, costruita per ringraziare la Madonna per la fine della peste del 1630, è stata scelta come teatro dell’intricato piano criminale.
Una promessa a chi ti segue, e una penitenza se non dovessi mantenerla…
Mia nonna, a cui ho dedicato questo romanzo, una volta mi ha detto: «Non fare mai promesse: le persone che ti vogliono bene e che credono in te non ne hanno bisogno.»
Dal 10 novembre Lady Thriller è di nuovo nei nostri incubi, con Caino (Cairo Editore),‘29’ è ancora tra noi…
L’AUTRICE
Elisabetta Cametti, classe 1970, con una laurea in Economia e Commercio in Bocconi, da vent’anni si occupa di editoria e lavora tra Milano e Londra.
Caino è il secondo romanzo della Serie 29, inaugurata dal successo de Il regista (Cairo 2015).
Nel 2013 ha pubblicato K – I guardiani della storia, il suo thriller di esordio e bestseller internazionale. K – Nel mare del tempo, secondo romanzo della Saga di K, è stato pubblicato nel 2014.
La stampa l’ha definita “la signora del thriller italiano” e la sua protagonista Katherine Sinclaire è stata battezzata “il contraltare femminile di Robert Langdon, l’eroe dei romanzi di Dan Brown”.
Elisabetta è ospite fissa su Canale 5, nel programma Mattino Cinque, come opinionista sui casi di cronaca. Ed è responsabile della rubrica “Giallo&Nero” del settimanale Nuovo. I suoi libri sono stati pubblicati in 12 paesi.