Quel che sa la notte – Arnaldur Indridason



Arnaldur Indridason
Quel che sa la notte
Guanda
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Un gruppo di turisti tedeschi, accompagnato da un’esperta guida intende godersi un tour estivo in Islanda di dieci giorni allietati da  temperature gradevoli e tempo bello. Un bel giro che contempla la visita a quattro ghiacciai, anche per poter osservare più da vicino i deleteri effetti del riscaldamento globale, chiamato dagli esperti “global warming”, che ha cominciato a  regalare all’Islanda estati più miti e giornate più serene. E come sta spiegando loro la guida, un donna di mezz’età, durante un’escursione con pranzo al sacco sul gigantesco Langjökull, uno degli effetti più deleteri e che possono constatare subito con i loro occhi è il  progressivo scioglimento del ghiacciaio che solo in un anno ha ridotto la sua massa di ben tre metri. Ma ciò che i turisti potranno vedere sarà ben altro e non sarà una bella sorpresa purtroppo perché, tra sbalordimento e orrore, vedono emergere dalla bianca superficie del Langjökull il profilo della testa di un uomo biondo di trent’anni circa. Congelato e perfettamente conservato. Sembra addirittura una statua chiusa nel ghiaccio. Si scoprirà molto presto che il corpo appartiene a un imprenditore, Sigurvin, misteriosamente scomparso trent’anni prima. L’anatomopatologa che ha ricevuto la salma ricorda ancora quel caso, sul quale aveva investigato a lungo e senza successo un poliziotto suo  amico Konrað, ora in pensione. Prima di cominciare l’autopsia gli telefona e, nonostante l’ora, le tre di notte, lo convoca. All’epoca i sospetti di un delitto erano ricaduti su Hyaltalìn, amico e socio dell’imprenditore, un testimone aveva addirittura dichiarato di averlo sentito litigare con Sigurvin ma l’uomo si era sempre dichiarato innocente E quindi dopo mesi, non avendo ritrovato il cadavere, era stato rilasciato. (Allora Konrað era l’unico investigatore non completamente convinto della colpevolezza del sospetto). Ma ora tutto torna in discussione, Hyaltalìn benché gravemente ammalato di tumore viene arrestato e chiuso in prigione perché la polizia ritiene che stia per lasciare il paese. Ma Hjaltalìn chiede di poter parlare con Konrao…  E quando l’ex poliziotto accetta, ricomincia a dichiararsi innocente e, addirittura prima di morire, gli chiede di scoprire il vero colpevole. Konrao nicchia, anche se giudica quell’indagine la più grossa sconfitta della sua carriera fino a quando nuovi elementi e una nuova testimonianza, con la possibilità di una diversa interpretazione dell’omicidio di Sigurvin, lo convincono a muoversi non ufficialmente ma a conti fatti a riprendere il filo delle indagini. L’intuito di Konrað lo spinge ora a puntare da un’altra parte, ad approfondire alcuni fatti, probabilmente criminali, che sono accaduti anni dopo la sparizione di Sigurvin e sembrano aprire diversi e imprevisti scenari. Un ritmo lento, un’ambientazione particolare, con un nuovo umanissimo protagonista, Konrào, uomo con un pesante passato giovanile che ha saputo metabolizzare con difficoltà ma che è riuscito a superare le sue debolezza adolescenziali, dovute all’imprinting di un padre delinquente, ucciso a coltellate. Sarà stato anche questo omicidio, che è rimasto sempre impunito, a indurre Konrào a volersi impegnare allo spasimo per andare a ogni costo a fondo nell’indagine? Un protagonista che è stato un buon investigatore, ha avuto una vita familiare appagante, è padre e nonno felice di due gemelli che vizia senza scrupoli, ma oggi è un vedovo sessantenne che ha dolorosamente perso sua moglie, ammalata di cancro. Un pensionato che forse rimpiange di essere fuori dai giochi  e ci intriga nelle sue scelte, obbligandoci a seguirlo in un tragico e coinvolgente crescendo. Indridason disegna una figura molto ben calibrata, credibile, accompagnata da tutta una serie di personaggi secondari che gli fanno degnamente ala e ci costringono a immergerci con curiosità nell’avvincente atmosfera islandese, un mondo per altro tanto lontano da noi.

 

Patrizia Debicke

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