Yport, Normandie, 19 febbraio 1914: la mattina presto. Dopo un rapido saluto mattutino al padrone del piccolo Hotel Le Sirene dove alloggia, Jamal Salaoui incurante del velo ghiacciato sull’erba, il termometro non sfiora lo zero, si allontana con rapide falcate. E, come ha fatto ieri e il giorno prima, comincia a correre su e giù per le bianche scogliere di Yport, grazioso paesino affacciato sulla Manica dal lato francese. Ha trent’anni, una protesi in carbonio agganciata al moncone delle gamba sinistra e si allena ogni giorno da mesi perché si è prefissato un ambizioso obiettivo: essere il primo atleta portatore di handicap a partecipare all’Ultra-Trail del Mont Blanc, la più dura corsa campestre del mondo.
Jamal, di origine nordafricana, ha avuto un’infanzia molto sfortunata. Alla nascita aveva un solo polmone, un solo rene e una sola gamba, tutto giocava contro di lui. Sua madre aveva dovuto battersi per anni per regalargli una vita quasi normale. Oggi Jamal Salaoui lavora come insegnante in un istituto di riabilitazione per ragazzi maltrattati e conserva come un talismano una croce di latta da sceriffo che affida alle sue cinque punte i suoi desideri: Diventare… il primo atleta disabile a correre l’ultratrail del Mont Blanc Fare… l’amore con una donna più bella di me Avere…un figlio Essere… pianto da una donna quando sarò morto Pagare… il mio debito prima di morire. Anche se ha poche illusioni sulle sue reali possibilità nella vita e poca fiducia nella dea bendata. E voià infatti, si potrebbe aggiungere immediatamente perché, mentre risale di corsa la falesia, vede una splendida sciarpa rossa Burberry di cachemere (dettaglio importantissimo) appesa a un cespuglio e poco dopo una splendida sconosciuta con il vestito strappato, terrorizzata e in piedi davanti al precipizio. Vuol suicidarsi? Jamal prova, a dissuaderla, nel tentativo di aiutarla le lancia la sciarpa, ma la ragazza si butta nel vuoto. Il tempo di scendere per il sentiero che porta alla spiaggia e, quando finalmente arriva vicino al corpo della bella sconosciuta, trova che prima di lui sono arrivate due persone, un uomo e una donna anziana con il suo cagnolino. La ragazza è a terra, con la sciarpa rossa Burberry (ricordate) arrotolata intorno al collo. Jamal telefona alla polizia. Tutto sembra chiaro: suicidio e i tre presenti verranno convocati come testimoni. Ma questo passo è solo l’inizio dell’incubo e dei guai a non finire per il povero Jamal. Perché, secondo i risultati del’inchiesta, la ragazza è morta strangolata dalla sciarpa, dopo essere stata violentata. E il nostro povero corridore rischia di passare dal ruolo di testimone a quello di sospetto omicida. Ma non basta. La faccenda si complica subito e parecchio, perché nella zona dieci anni prima due ragazze sono state violentate e strangolate sempre con una sciarpa rossa Burberry. Jamal sa di non essere colpevole, deve fare qualcosa, solo una ragazza sembra credergli e lo aiuta a fuggire ma tutti gli altri gli danno la caccia… Ha fatto qualcosa che non ricorda? Non è possibile! Ḕ una trappola per incastrarlo? Oppure? Da quel momento la trama decolla in un contorto contesto labirintico ai limiti della psicosi ma che funziona egregiamente fino in fondo.
Colpevole o innocente? La questione resterà in ballo fino all’ultima incredibile scoperta.
Atmosfera noir. Scrittura piana, gradevole e, se ci si lascia coinvolgere nella fiction, dimenticando un tantino la verosimiglianza, il romanzo gira alla grande e si legge volando. Anche stavolta Bussi ha molto ben giocato il suo atout di una storia facilmente accessibile, anche se parecchio complicata. La trama, che coinvolge immediatamente, non smette mai di sorprendere, con trucchi da prestigiatore o quasi. Qual è la verità? E poi chi è l’assassino? In realtà la vera e astrusa soluzione del caso sta nel “dilemma del prigioniero”, una specie di teorema della teoria dei giochi. Ma lo scopriremo solo dopo una fantasmagorica girandola di colpi di scena orchestrati da Michel Bussi, perché trascinaati dentro un meccanismo a orologeria e travolti da un ritmo farraginoso diventa impossibile richiudere il libro prima della parola fine.
Michel Bussi è l’autore francese di gialli attualmente più venduto oltralpe. È nato in Normandia, dove sono ambientati diversi suoi romanzi e dove insegna geografia all’Università di Rouen. Ninfee nere (Edizioni E/O 2016) è stato il romanzo giallo che nel 2011, anno della sua pubblicazione in Francia, ha avuto il maggior numero di premi: Prix Polar Michel Lebrun, Grand Prix Gustave Flaubert, Prix polar méditerranéen, Prix des lecteurs du festival Polar de Cognac, Prix Goutte de Sang d’encre de Vienne. Nel 2016 le Edizioni E/O hanno pubblicato Tempo assassino e Non lasciare la mia mano.
Mai dimenticare – Michel Bussi
Patrizia Debicke