La Londra di età vittoriana è una città piena di insidie e trabocchetti ed “ha assunto un’aria spettrale da quando è di nuovo ammantata da una nebbia fetida e giallastra”. Uscire per strada, nell’ottobre del 1893, ed inoltrarsi a piedi per le tante viuzze buie e maleodoranti, rappresenta un reale pericolo per i tanti visitatori, per i domestici e per tutti coloro che non possono permettersi spostamenti in carrozza. Il calore domestico, con i caminetti accesi, la servitù in movimento, le stanze accoglienti, dovrebbe rappresentare una protezione per chi ci vive, ma soltanto apparentemente. Una casa di Cursitor Road, dove Gerri Brightwell ambienta il suo primo romanzo, “murata viva fra le anonime facciate degli altri palazzi”, con tre cameriere, un maggiordomo, una cuoca, una sguattera, una donna morente ed una coppia di sposini non è affatto un luogo tranquillo, ma nasconde segreti e misteri che ben presto tornano alla luce. Ad intuire il pericolo è la giovane Jane, arrivata da Teignton a Londra in cerca di maggiore fortuna e per sfuggire allo sfruttamento della signora Saunders, presso cui prestava servizio come cameriera. Jane “si era sentita soffocare in quella casa, e solo quella mattina, quando s’era ritrovata alla stazione col suo baule al seguito, si era resa conto di essersela lasciata definitivamente alle spalle”. Era già stata rimpiazzata da “un’altra ragazza presa dall’orfanatrofio per essere adeguatamente addestrata. Diversa da lei, comunque. Non la figlia dell’assassina Martha Wilbred, condannata all’impiccagione”. A Londra, oltre all’inquietante grigiore del cielo anche gli odori intensi e pungenti fanno paura, e Jane riesce faticosamente a raggiungere la casa dei suoi nuovi padroni. Con un intelligente sotterfugio, Jane ritocca la sua lettera di referenze e nasconde così il segreto della sua origine e della sua infanzia. Sarà il primo di una lunga serie di misteri, bugie ed inganni che si nascondono in quella casa. La proprietaria è l’anziana signora Bentley, malata gravemente al cui capezzale accorrono da Parigi il figlio Robert e la moglie Mina. Robert è un esperto di antropometria e tenta di far approvare questo metodo di identificazione e classificazione al Troup Committe di Londra a discapito della dattiloscopia già adottata da diversi paesi europei. Mina è una donna schiva che si rifugia in casa e non vede l’ora di rientrare a Parigi. Giovane, intimidita ed inesperta, Jane diventa la seconda cameriera dei Bentley e ben presto si deve occupare di Victoria Dawes che arriva in casa sostenendo di essere la vedova di Henry Bentley, il fratello di Robert, morto in un naufragio al largo dell’insidiosa costa francese. Turbamenti, ansie, sospetti si insinuano nelle vite dei personaggi, un misterioso uomo si introduce in casa con un inganno e rovista tra i documenti e le carte nello studio di Robert. Cosa cercava e chi era e perchè ha lasciato in casa il suo cappello? La polizia non riesce a scoprire nulla ed intanto i timori di Mina aumentano ma per quale motivo? Robert si crede “una sorta di Holmes che partendo da quel cappello, sarebbe riuscito a ricavare tutte le informazioni utile all’identificazione del proprietario” e comincia una sua indagine. La rete di segreti, sotterfugi e menzogne si infittisce e le donne di casa Bentley sono le tessitrici dell’intricata tela. Ognuna di loro ha qualcosa da nascondere, indipendentemente dal ceto sociale o dall’età. Mina elabora un piano aiutata da Jane, i sospetti diventano realtà e intanto all’esterno della casa c’è chi sta tramando un’atroce vendetta. Morte e amore si alternano tra gli ospiti della casa e l’ingenuità sembra vincere sull’astuzia. Il romanzo procede con suspense e a volte con angoscia in un turbinio di colpi di scena e rivelazioni fino alla sorprendente conclusione lontano da Londra.
La casa dei segreti
cristina marra