Kristina Ohlsson
Gli Angeli di Pietra
Salani
La svedese Ohlsson è giunta alla terza puntata di una trilogia iniziata con Bambini di cristallo e proseguita con Il bambino d’argento che vede tre amici dodicenni protagonisti di vicende, o meglio misteri, ricerche e indagini che si inscrivono nel genere dello “strano”: ovvero, fatti in apparenza inspiegabili o addirittura sovrannaturali trovano infine una spiegazione razionale da parte dei giovani investigatori. Il famoso “Giallo che viene dal Freddo” arriva così fino ai ragazzi con buoni risultati; buon sangue non mente. Nel primo libro si trattava di fantasmi e altri fatti straordinari che avvenivano in casa di Billie; nel secondo un misterioso bambino si aggirava intorno alla torre dove il papà di Aladdin aveva un ristorante turco dal cui frigorifero però spariva del cibo, e c’era anche la storia di un vecchio tesoro.
Adesso Simona nella casa della nonna, un vecchio e grande ex albergo, sente rumori strani, soprattutto nella cosiddetta Camera dei Sospiri, e nel giardino quattro grandi statue che raffigurano due adulti e due bambini vengono continuamente spostate di notte. Chi lo fa? Perché? Chi raffigurano gli “angeli di pietra”? Inoltre la nonna sta male e viene ricoverata in ospedale. Billie e Aladdin affiancano Simona nella ricerca, dapprima con scarsa convinzione, poi con sempre maggiore interesse e impegno. Dietro il mistero vi è una intricatissima vicenda familiare, non criminale, ma che comunque ha lasciato molti segreti, dolori, rancori, ferite non sanate. Alla fine tutto va a posto, anzitutto le statue, perché la soluzione del mistero comincia proprio di lì, ma è l’intelligenza e l’ostinazione dei ragazzi a fare chiarezza e a riportare alla luce verità sepolte e dolorose. Con un finale commovente perché tocca l’affetto più forte di Simona. E in fondo, come nei precedenti libri, resta una piccola macchia buia, un’ombra ambigua e inquietante, comunque affascinante. Se no, che “strano” sarebbe?